13 gennaio – Uomini al guado, Battesimo del Signore, commenti alle letture festive 2019

Pubblicato giorno 12 Gennaio 2019 - ARTICOLI DEL BLOG, Commenti alle letture festive 2019

Condividi su:   Facebook Twitter Google

Photo by Daria Obymaha from Pexels

testi tratti da Messale Festivo EMP

13 GENNAIO
BATTESIMO DEL SIGNORE
UOMINI AL GUADO: RINATI DA ACQUA E DA SPIRITO

Forse fra tutte le feste del Signore che l’anno liturgico ci presenta e nel cui mistero ci invita a entrare, quella odierna è per noi la più difficile da collocare, anche per il suo fare da cerniera fra il tempo natalizio e quello ordinario. Invece essa costituisce lo sbocco necessario del Natale, dato che ce ne indica il senso e il fine. Infatti lo scopo dell’incarnazione del Figlio di Dio è la salvezza degli uomini e la modalità con cui egli opera questa salvezza è l’umiltà del suo instancabile farsi prossimo. Dio, scegliendo di incarnarsi, ha deciso che non ci avrebbe salvato dal di fuori, o dall’alto della sua gloria celeste, ma dal basso della nostra condizione di peccatori. Nel suo mescolarsi a noi Gesù ci apre alla speranza da dentro, ci insegna la via della salvezza chiamandoci a rinascere dall’acqua del grembo materno della Chiesa e nell’umile confessione dei nostri peccati. Lo stesso natale di Gesù in qualche modo non si era concluso con la sua nascita dalla vergine Maria: era necessario che, oggi, presso il Giordano, con la sua presenza, rendesse feconda, nell’atto di crearla, la Chiesa sposa, costituita anch’essa, sull’esempio di Maria, madre di Cristo e degli uomini. Il fonte battesimale che ha accolto tutti noi è il grembo della madre Chiesa e il nostro battesimo è esperienza di generazione divina, della stessa generazione divina di Gesù. Anche su di noi, nel segreto della preghiera che lo Spirito innalzava al Padre durante il nostro battesimo, è risuonato il dolcissimo annuncio «tu sei il Figlio mio, l’amato!». Ogni nostro ritorno a lui ci conferma nella figliolanza dalla Chiesa, che sarà sempre e solo popolo di peccatori perdonati in stato di conversione.

PRIMA LETTURA Consolate, consolate il mio popolo!
Il profeta Isaia introduce la profezia, che si compirà nel battesimo di Gesù, con parole di consolazione che sono sussurrate «al cuore di Gerusalemme», ma che le sono anche gridate senza timore da «un alto monte». Questa apparente contraddizione fra il sussurro e il grido è dovuta al fatto che la consolazione è contemporaneamente fatto intimo e profondo che tocca le corde segrete del cuore, che ne sana le sofferenze e le malattie, ma è anche fatto pubblico, evento di popolo: non siamo abituati a una consolazione «di popolo», eppure la fede è questo! È annuncio che Dio salva tutta l’umanità, che guida la storia e i secoli, che pervade la cultura e la politica… Nel battesimo di Gesù Dio è entrato nella storia che ormai, tutta, gli appartiene.

SECONDA LETTURA Egli ha dato se stesso per noi, per formarsi un popolo puro che gli appartenga
Con il battesimo di Gesù siamo entrati nel regime della grazia che in-segna, ossia che segna-dentro e, incidendo il cuore con lo stilo indelebile dell’amore di Dio, provoca un cambiamento dello sguardo nella valutazione delle cose e della realtà. Capiamo così perché il battesimo è un punto di partenza nella vita di Cristo e del cristiano. L’opera della grazia è quella di continuare a in-segnare, è quella di deificare l’uomo, di renderlo altro-Cristo, capace di sentire quel che lui sente, di scegliere quel che lui sceglie, di amare quel che lui ama, capace di vivere nella speranza.

VANGELO Si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo
È commovente questo brano del Vangelo. Si percepisce in esso il fiato sospeso di un popolo che in Giovanni Battista scorge molto più di ciò che appare allo sguardo e che svela la domanda racchiusa nel cuore di tutti come l’intuizione di una rivelazione prossima a venire: «…Che sia lui il Cristo?». Chi più di quest’uomo – pieno di zelo per il suo Dio come già Elia, appassionato anche per il popolo, per i suoi contemporanei tutti, senza distinzione, dai pubblicani ai soldati, allo stesso Erode – può essere il Cristo? Nessuno come lui è stato capace di sperare e desiderare la salvezza di tutti! Ma non è lui il Cristo e Giovanni non esita a proclamarlo prima ancora di accoglierlo sulla riva del Giordano, in fila con tutti gli altri peccatori.
La manifestazione di Gesù come Cristo però non si compie con segni eclatanti e con gesti clamorosi, ma nella mitezza di una parola di amore pronunciata dal Padre in risposta alla preghiera silenziosa e appartata del Figlio: «Tu sei il Figlio mio, l’amato», colui nel quale tutti gli uomini sono effettivamente salvati perché amati e perdonati. La domanda del popolo e la sua attesa vengono indirizzati da Giovanni su Gesù, agnello di Dio, sul quale riposa la compiacenza del Padre. Anche noi teniamo lo sguardo fisso su di lui!

Condividi su:   Facebook Twitter Google