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La vocazione di Sorella Povera

La vita delle Sorelle Povere ha il suo fondamento nell’incontro personale con il Signore. Essa inizia con la chiamata di Dio rivolta alla persona e con la sua decisione, sotto la guida e l’azione dello Spirito Santo, di seguire e abbracciare Cristo povero e crocifisso e, con lo stesso cuore di Maria santissima, contemplarne l’amore e di incarnarlo nella vita di fraternità, in povertà, castità e obbedienza.

Poiché per divina ispirazione vi siete fatte figlie e ancelle dell’altissimo sommo Re, il Padre celeste e vi siete sposate allo Spirito Santo per vivere secondo la perfezione del santo Vangelo, voglio da parte mia e dei miei frati, avere sempre, di voi come di loro, cura diligente e sollecitudine speciale. (Forma di vita scritta da san Francesco per santa Chiara e sorelle)

Quando qualcuna, per divina ispirazione, verrà a noi con la determinazione di abbracciare questa vita, l’abbadessa sia tenuta a chiedere il consenso di tutte le sorelle e se la maggioranza acconsentirà, la possa accettare, dopo aver ottenuto licenza dal signor cardinale nostro protettore. (Regola di santa Chiara)


Seguire e abbracciare Cristo

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Seguire e abbracciare Cristo si attua nel vivere il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo. Esso è il lieto annunzio della salvezza, la rivelazione del Dio Trino e Uno, nel mistero di Cristo, Verbo incarnato, alla cui immagine siamo chiamati a diventare conformi. L’intera nostra forma di vita, nei grandi e piccoli gesti quotidiani, è ordinata a questo: “Osservare in perpetuo il santo Vangelo, come abbiamo fermamente promesso” (Regola di santa Chiara, cap. 12), nello spirito della prima beatitudine di Maria, “beata perché ha creduto” (cfr. Lc 1,45), e di tutti i risorti.


Contemplazione in clausura

 

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La vita contemplativa ha per noi la forma claustrale: spazio riservato alla vita della fraternità per il compito che il Signore ci ha affidato, quello di contemplare il suo amore per il Padre, per ciascuno di noi, per tutti i suoi figli. Contemplare l’amore di Gesù significa entrare con lui nel suo Sì per sempre, condividere con lui il suo sguardo sul cuore umano -scrigno spesso inconsapevole della sua presenza- , condividere il palpito del suo cuore per ogni creatura, inabissarsi con lui nel buio della sua lotta contro il peccato e la morte che ha cambiato il destino dell’umanità. Fare esperienza di quell’Oltre che è già presente nei tanti segni di vita risorta che egli semina nel mondo.

 


Fraternità

Sulle orme di Gesù, che ha abbracciato la vita umana facendosi fratello di ogni uomo e che ha raccolto attorno a sé i discepoli e le donne, che ha dato per tutti la sua vita, le Sorelle Povere vivono in fraternità, nella reciprocità del servizio e della carità. La vita fraterna, quando è vissuta come dono e impegno per l’edificazione di un mondo evangelico, è esperienza della Trinità che vive in noi e che, con la forza e la bellezza del suo amore, trasfigura le relazioni aprendole a percorsi di riconciliazione e di misericordia.


Senza nulla di proprio, in castità e obbedienza

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E’ questo il triplice legame d’amore con Cristo! In nessun altro modo e con altrettanta efficacia, è possibile all’uomo dire a Cristo con tutta la propria carne: ” Tu sei tutto per me!”. E’ un legame nuziale, attraverso il quale consegnamo al Signore le nostre potenzialità più grandi, accogliendo nella gioia incontenibile del cuore il suo invito: “Fai la vita con me”.

 

 

 


Testimonianze vocazionali

Le altre pagine di questo menu ti offrono la testimonianza vocazionale di alcune sorelle.

Testimoniare è condividere: non è solo una narrazione, è “spartizione” di una grazia. La vocazione accade per contagio: è il Bello, il Bellissimo, che attira a sé, anche facendosi scorgere nelle tracce disseminate nella vita di chi ci sta accanto.

Ti offriamo la nostra condivisione con l’augurio che tu possa incontrare l’Amore. E seguirlo, dovunque Egli ti chiami ad andare!

Se nella tua vita sperimenti l’amore di Dio come totalizzante, se la sete del tuo cuore ti porta a cercalo, se senti in te la chiamata a seguire il Signore e ad amarlo nella totalità di ciò che sei e dei tuoi giorni…. se desideri conoscere la proposta di vita evangelica “in santa unità e altissima povertà” che il Signore, attraverso santa Chiara d’Assisi ha donato alla Chiesa, puoi contattarci per iniziare un percorso di discernimento personale.

Telefona allo 0461 754168 chiedendo di sr Emmanuela.

 


 

La ricerca del volto di Dio

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La ricerca del volto di Dio attraversa la storia dell’umanità, da sempre chiamata a un dialogo d’amore con il Creatore. L’uomo e la donna, infatti, hanno una dimensione religiosa insopprimibile che orienta il loro cuore alla ricerca dell’Assoluto, a Dio, del quale percepiscono – non sempre consapevolmente – il bisogno. Questa ricerca accomuna tutti gli uomini di buona volontà. Anche molti che si professano non credenti confessano questo anelito profondo del cuore, che abita e anima ogni uomo e ogni donna desiderosi di felicità e pienezza, appassionati e mai sazi di gioia.

Sant’Agostino nelle Confessioni lo ha espresso con efficacia: «Ci hai fatti per te e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te». Inquietudine del cuore che nasce dall’intuizione profonda che è Dio a cercare per primo l’uomo, attraendolo misteriosa­mente a Sé.

La dinamica della ricerca attesta che nessuno basta a sé stesso e impone di incamminarsi, alla luce della fede, per un esodo dal proprio io autocentrato, attratti dal Volto del Dio santo e insieme dalla «terra sacra che è l’altro», per sperimentare una più profonda comunione.

Questo pellegrinaggio alla ricerca del Dio vero, che è proprio di ogni cristiano e di ogni consacrato in forza del Battesimo, diventa, per l’azione dello Spirito Santo, cammino di configurazione a Cristo Signore.

Le persone consacrate sono chiamate a scoprire i segni della presenza di Dio nella vita quotidiana, a diventare interlocutori sapienti che sanno riconoscere le domande che Dio e l’umanità ci pongono. La grande sfida è la capacità di continuare a cercare Dio «con gli occhi della fede, in un mondo che ne ignora la presenza»

Come uomini e donne che abitano la storia umana, i contemplativi, attirati dal fulgore di Cristo, «il più bello tra i figli dell’uomo» (Sal 45,3), si collocano nel cuore stesso della Chiesa e del mondo e trovano nella ricerca sempre incompiuta di Dio il principale segno e criterio dell’autenticità della loro vita consacrata.

Papa Francesco, Costituzione apostolica Vultum Dei quaerere (1-3), 2016


IL PERCORSO DI FORMAZIONE ALLA VITA CLARIANA

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La Forma di vita dell’Ordine delle Sorelle Povere, istituita dal beato Francesco, è questa: Osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità.

Quando qualcuna, per divina ispirazione, verrà a noi con la determinazione di abbracciare questa vita, l’abbadessa sia tenuta a chiedere il consenso di tutte le sorelle e se la maggioranza acconsentirà, la possa accettare, dopo aver ottenuto licenza dal signor cardinale nostro protettore.

Se le sembrerà idonea ad essere accettata, la esamini con diligenza, o la faccia esaminare intorno alla fede cattolica e ai sacramenti della Chiesa.

E se crede tutte queste cose, ed è risoluta a confessarle fedelmente e ad osservarle con fermezza sino alla fine; e non ha marito, o se l’ha, ha già abbracciato la vita religiosa con l’autorità del vescovo diocesano ed ha già fatto voto di continenza; e se, inoltre non è impedita dall’osservare questa vita da età avanzata o da qualche infermità o deficienza mentale, le si esponga diligentemente il tenore della nostra vita.

E se sarà idonea, le si dica la parola del santo Vangelo: che vada e venda tutte le sue sostanze e procuri di distribuirle ai poveri. Se ciò non potesse fare, basta ad essa la buona volontà.
Si guardino però l’abbadessa e le sue sorelle dal preoccuparsi per le cose temporali di lei, affinché ne disponga liberamente, come le verrà ispirato dal Signore. Il Se tuttavia domandasse consiglio, la indirizzino a persone prudenti e timorate di Dio, col consiglio delle quali vengano distribuiti i suoi beni.

Poi, tosati i capelli in tondo e deposto l’abito secolare, le conceda tre tonache e il mantello. Da quel momento non le è più lecito uscire fuori di monastero, senza un utile, ragionevole, manifesto e approvato motivo.

Finito poi l’anno della prova, sia ricevuta all’obbedienza, promettendo d’osservare sempre la vita e la forma della nostra povertà.

Non si conceda a nessuna il velo durante il tempo della prova. Le sorelle possono avere anche le mantellette per comodità e convenienza del servizio e del lavoro. L’abbadessa poi le provveda di vestimenti con discrezione, secondo la qualità delle persone, i luoghi e i tempi e i paesi freddi, conforme vedrà essere richiesto dalla necessità.

Le giovanette, accolte in monastero prima della legittima età, siano tosate in tondo e, deposto l’abito secolare, indossino un abito da religiosa, come parrà all’abbadessa. Raggiunta poi l’età legittima, vestite alla maniera delle altre, facciano la loro professione.

Ad esse, come alle altre novizie, l’abbadessa assegni con sollecitudine una maestra tra le più assennate del monastero, la quale le istruisca con cura intorno al modo di vivere santamente da religiose e alle oneste costumanze secondo la forma della nostra professione. Le medesime norme si osservino nell’esame e nell’accettazione delle sorelle che presteranno il loro servizio fuori del monastero; esse però potranno usare calzature.

Non si ammetta nessuna a dimorare con noi in monastero se non sia stata ricevuta secondo la forma della nostra professione.

E per amore del santissimo Bambino, ravvolto in poveri pannicelli e adagiato nel presepio, e della sua santissima Madre, ammonisco, prego caldamente ed esorto le mie sorelle a vestire sempre indumenti vili.

(dalla Regola, o Forma di vita di S. Chiara, capitolo 2)

 

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