
SANTA CHIARA
DONNA CONSACRATA
Novena 2-10 agosto 2024
2 agosto
IL DONO DELLA VITA CONSACRATA
In quest’epoca in cui l’umanità soffre una crisi di speranza, la vita religiosa può essere un segno del Regno. Noi siamo un segno anzitutto in forza della nostra vocazione. Noi rendiamo visibile la vocazione di tutta l’umanità che è chiamata al Regno. Siamo un segno del Regno in quanto chiamati ad entrare in comunità e osando vivere con persone diverse da noi. In maniera profetica, rifiutiamo la sicurezza di un focolare composto di persone che la pensano come noi. Siamo un segno per significare l’amore e la memoria infinita di Dio. Essere un segno di questo genere è qualcosa che ne vale la pena. La Chiesa e la società hanno più che mai bisogno di questo segno. Perciò abbiamo fiducia. Non siamo finiti!
Radcliffe OP, La crisi un momento di grazia
Preghiamo insieme a cori alterni:
Liete parole mi sgorgano dal cuore: io proclamo al re il mio poema,
la mia lingua è come stilo di scriba veloce.
Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo,
sulle tue labbra è diffusa la grazia,
perciò Dio ti ha benedetto per sempre.
O prode, cingiti al fianco la spada, tua gloria e tuo vanto,
e avanza trionfante.
Cavalca per la causa della verità, della mitezza e della giustizia.
Il tuo trono, o Dio, dura per sempre;
scettro di rettitudine è il tuo scettro regale.
Ami la giustizia e la malvagità detesti:
Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato con olio di letizia,
a preferenza dei tuoi compagni.
Sal 44, 1-7
Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.
Mt 13,44-47
Nel nome del Signore. Amen.
Tra gli altri doni, che ricevemmo e ogni giorno riceviamo dal nostro Donatore, il Padre delle misericordie, per i quali dobbiamo maggiormente rendere grazie allo stesso glorioso Padre, c’è la nostra vocazione: e quanto più è grande e perfetta, tanto più a lui siamo obbligate. Perciò l’Apostolo dice: «Conosci la tua vocazione». Per noi il Figlio di Dio si è fatto via, che ci mostrò e insegnò con la parola e con l’esempio il beatissimo padre nostro Francesco, di lui vero amante e imitatore. Dobbiamo, quindi considerare, sorelle dilette, gli immensi doni di Dio a noi elargiti, ma tra gli altri, quelli che Dio si è degnato di operare in noi per mezzo del suo servo diletto, il beato Francesco nostro padre, non solo dopo la nostra conversione, ma anche quando eravamo nella misera vanità del mondo.
Dal Testamento di s. Chiara, FF 2823-2925
In questi giorni di preparazione alla solennità della Madre S. Chiara rifletteremo sulla vocazione a seguire Cristo casto, povero ed obbediente. La Madre santa Chiara ha scelto di rispondere all’amore di Cristo e, da Lui consacrata, e sceglie anche di conformarsi a Lui. I voti sono contemporaneamente un dono, un impegno e un modo di vivere per il Regno dei cieli, per amore di Dio e per collaborare con Lui alla salvezza del genere umano, alla crescita della Chiesa, all’umanizzazione dell’umanità. Di generazione in generazione questa testimonianza riflette la Parola appena ascoltata! Chi vive la povertà del Signore trova il vero tesoro nascosto nel campo. Chi abbraccia Cristo nel dono della castità appartiene a Lui che è perla preziosa. Chi segue Cristo nella sua obbedienza al Padre, getta le reti nel mare della vita, raccoglie e discerne ciò che dona nutrimento per sé e per i fratelli. Ascoltando l’esperienza di santa Chiara in relazione con Gesù, ascoltando i brani e commenti della S. Scrittura, alcuni testi del magistero e soprattutto del Perfectae Caritatis, documento finale del Concilio Vaticano II sulla Vita Consacrata, potremo comprendere maggiormente il dono della Vita Consacrata per il Regno di Dio.
3 agosto
CASTITÀ PER IL REGNO
Preghiamo insieme a cori alterni:
Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo,
toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.
Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi
e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme.
Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri;
voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio.
Ez 36,26-28
Gli dissero i suoi discepoli: «Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi». Egli rispose loro: «Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».
Mt 19,10-12
Amandolo siete casta, toccandolo sarete più pura, lasciandovi possedere da lui siete vergine; la sua potenza è più forte, la sua nobiltà più elevata, il suo aspetto più bello, l’amore più soave e ogni favore più fine. Ormai siete stretta nell’abbraccio di lui, che ha ornato il vostro petto di pietre preziose e ha messo alle vostre orecchie inestimabili perle, e tutta vi ha avvolta di primaverili e scintillanti gemme e vi ha incoronata con una corona d’oro, incisa con il segno della santità. Perciò sorella carissima, o meglio, signora degna di ogni venerazione, poiché siete sposa e madre e sorella del Signore mio Gesù Cristo, insignita con grande splendore del vessillo della verginità inviolabile e della povertà santissima, rafforzatevi nel santo servizio del Crocifisso povero, che avete intrapreso con ardente desiderio; egli per noi tutti sostenne il supplizio della croce, strappandoci dal potere del principe delle tenebre, da cui eravamo tenuti incatenati per la trasgressione del nostro progenitore, e riconciliandoci con Dio Padre.
Dalla I lettera di s. Chiara a s. Agnese, FF 2862-2863
La castità «per il regno dei cieli» (Mt 19,12), quale viene professata dai religiosi, deve essere apprezzata come un insigne dono della grazia. Essa infatti rende libero in maniera speciale il cuore dell’uomo, cosi da accenderlo sempre più di carità verso Dio e verso tutti gli uomini; per conseguenza essa costituisce un segno particolare dei beni celesti, nonché un mezzo efficacissimo offerto ai religiosi per potere generosamente dedicarsi al servizio divino e alle opere di apostolato. In tal modo essi davanti a tutti i fedeli sono un richiamo di quella mirabile unione operata da Dio e che si manifesterà pienamente nel secolo futuro, mediante la quale la Chiesa ha Cristo come unico suo sposo. Bisogna adunque che i religiosi, sforzandosi di mantener fede alla loro professione, credano nelle parole del Signore e, fidando nell’aiuto divino, non presumano delle loro forze, ma pratichino la mortificazione e la custodia dei sensi.
Da Perfectae Caritatis, n. 12
4 agosto
CASTITÀ PER IL REGNO
Preghiamo (lettrice):
Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore. Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: “Conoscete il Signore”, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato».
Ger 31, 31-34
Io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito. Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.
1 Cor 7,32-35
Ecco, è ormai chiaro che per la grazia di Dio la più degna tra le creature, l’anima dell’uomo fedele, è più grande del cielo, poiché i cieli con tutte le altre creature non possono contenere il creatore, mentre la sola anima fedele è sua dimora e sede, e ciò soltanto grazie alla carità di cui gli empi sono privi, come afferma la Verità stessa: “Chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò, e verremo a lui e faremo dimora presso di lui”. Come dunque la gloriosa Vergine delle vergini lo portò materialmente, così anche tu, seguendo le sue orme, specialmente quelle di umiltà e povertà, senza alcun dubbio lo puoi sempre portare spiritualmente nel tuo corpo casto e verginale, contenendo colui dal quale tu e tutte le cose sono contenute, possedendo ciò che si possiede più saldamente rispetto agli altri possessi transitori di questo mondo.
Dalla I lettera di s. Chiara a s. Agnese FF 2892-2893
La castità consacrata è un speciale segno dei beni celesti, dell’Alleanza nuziale tra Cristo Sposo e la Chiesa Sposa, che sarà pieno nell’eternità. Il paradigma nuziale esprime la vita consacrata, in quanto amore di elezione che abbraccia la persona intera, anima e corpo, nel suo unico IO personale. La chiamata alla castità è una grazia che si spiega solo con il credere alle parole del Signore, con il confidare nell’aiuto di Dio e nel non presumere delle proprie forze. La castità si custodisce allora con un approccio culturale e soprattutto con l’istinto spirituale ed incide profondamente sulle naturali inclinazioni e conduce alla carità, in quanto è una virtù decisamente positiva che attesta l’amore preferenziale per il Signore, incomprensibile per il mondo, ma fondata nell’insegnamento di Cristo, nella vita della sua Madre Vergine, come pure nella tradizione apostolica. Segno della vita futura e di una più ricca fecondità del cuore indiviso, come “un riflesso dell’amore infinito che lega le Tre Persone Divine nella profondità della vita trinitaria, amore testimoniato dal Verbo Incarnato fino al dono della sua vita; amore riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito santo che stimola ad una risposta di amore totale per Dio e per i fratelli.”(S. Giovanni Paolo II)
Da un commento a Perfectae Caritatis
5 agosto
POVERTÀ PER IL REGNO
Preghiamo a cori alterni:
Egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri.
Li riscatti dalla violenza e dal sopruso,
sia prezioso ai suoi occhi il loro sangue.
Vivrà e gli sia dato oro di Arabia,
si preghi sempre per lui, sia benedetto ogni giorno.
Abbondi il frumento nel paese,
ondeggi sulle cime dei monti;
il suo frutto fiorisca come il Libano,
la sua messe come l’erba dei campi.
Il suo nome duri in eterno,
davanti al sole germogli il suo nome.
In lui siano benedette tutte le stirpi della terra
e tutte le genti lo dicano beato.
Sal 71, 12-17
Ed ecco, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Gli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!». Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte ricchezze.
Mt 19, 16-22
Alla figlia del Re dei re, ancella del Signore dei signori, degnissima sposa di Gesù Cristo e perciò regina nobilissima, signora Agnese, Chiara, ancella inutile e indegna delle signore povere, invia il suo saluto e l’augurio di vivere sempre in somma povertà. Rendo grazie all’elargitore della grazia, dal quale, come crediamo, scaturisce ogni bene sommo e ogni dono perfetto, perché ti ha ornata di così numerosi titoli di virtù e ti ha decorata con le insegne di una così grande perfezione, che, resa amorosa imitatrice del Padre perfetto, meriti di divenire a tua volta perfetta, così che i suoi occhi non vedano in te nulla di imperfetto. Questa è la perfezione per la quale il Re stesso ti unirà a sé nell’etereo talamo, dove siede glorioso su un trono di stelle: poiché tu, stimando vili le grandezze del regno terreno e sdegnando le offerte di nozze imperiali, divenuta emula della santissima povertà in spirito di grande umiltà e ardentissima carità, hai ricalcato le orme di colui al quale meritasti di essere unita in sposa.
Dalla II lettera di s. Chiara a s. Agnese FF 2871-2873
La povertà volontariamente abbracciata per mettersi alla sequela di Cristo, di cui oggi specialmente essa è un segno molto apprezzato, sia coltivata diligentemente dai religiosi e, se sarà necessario, si trovino nuove forme per esprimerla. Per mezzo di essa si partecipa alla povertà di Cristo, il quale da ricco che era si fece povero per amore nostro, allo scopo di farci ricchi con la sua povertà (cfr. 2 Cor 8,9; Mt 8,20). Per quanto riguarda la povertà religiosa, non basta dipendere dai superiori nell’uso dei beni, ma occorre che i religiosi siano poveri effettivamente e in spirito, avendo il loro tesoro in cielo.
Da Perfectae Caritatis, n. 13
6 agosto
POVERTÀ PER IL REGNO
Preghiamo a cori alterni:
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia,
mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male,
perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici. Ungi di olio il mio capo; il mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, abiterò ancora nella casa del Signore per lunghi giorni.
Dal Sal 22
Gesù allora disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile». Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi.
Mt 19,23-30
Alla signora in Cristo veneratissima e degna di amore più di tutti i mortali, sorella Agnese, germana dell’illustre re di Boemia: alle notizie della tua salute, della tua felice condizione e dei prosperi progressi, dai quali ti so piena di vigore nella corsa intrapresa per ottenere il premio celeste, sono ripiena di così grande gioia e respiro di esultanza nel Signore, quanto posso fermamente constatare che tu supplisci in modo meraviglioso a ciò che manca, in me e nelle mie sorelle, nella sequela delle orme di Gesù Cristo povero e umile. Davvero posso gioire e nessuno potrebbe strapparmi da così grande gioia, poiché ho ottenuto ormai ciò che ho bramato sotto il cielo : ti vedo infatti soppiantare in modo terribile e impensato le astuzie dello scaltro nemico, la superbia che è rovina dell’umana natura e la vanità che infatua i cuori degli uomini, sostenuta, per così dire, da una mirabile prerogativa di sapienza della bocca di Dio stesso; e ti vedo abbracciare con l’umiltà, la forza della fede e le braccia della povertà il tesoro incomparabile nascosto nel campo del mondo e dei cuori umani, con il quale si compra colui che dal nulla fece tutte le cose; e, per usare propriamente le parole dell’Apostolo, ti considero collaboratrice di Dio stesso
Dalla 3 lettera di S. Chiara a s. Agnese
La povertà confessa che Dio è l’unica vera ricchezza dell’uomo. Vissuta sull’esempio di Cristo che «da ricco che era, si è fatto povero» (2 Cor 8, 9), diventa espressione del dono totale di sé che le tre Persone divine reciprocamente si fanno. È dono che trabocca nella creazione e si manifesta pienamente nell’Incarnazione del Verbo e nella sua morte redentrice.
Giovanni Paolo II, Vita Consecrata, 21
7 agosto
OBBEDIENZA PER IL REGNO
Preghiamo a cori alterni:
Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;
il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio.
Gli abitanti di Tiro portano doni,
i più ricchi del popolo cercano il tuo favore.
Entra la figlia del re:
è tutta splendore, tessuto d’oro è il suo vestito.
È condotta al re in broccati preziosi;
dietro a lei le vergini, sue compagne, a te sono presentate;
condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.
Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli;
li farai prìncipi di tutta la terra.
Il tuo nome voglio far ricordare per tutte le generazioni;
così i popoli ti loderanno in eterno, per sempre.
Sal 44, 11-18
Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Mt 20,20-27
Rendi fedelmente a Dio ciò di cui hai fatto voto ed egli ti ricompenserà; carissima, guarda il cielo poiché ci invita; prendi la croce e segui Cristo che ci precede: infatti dopo varie e molte tribolazioni per mezzo di lui entreremo nella sua gloria. Ama con tutte le fibre del cuore Dio e Gesù suo Figlio, crocifisso per noi peccatori, e non cada mai dalla tua mente il ricordo di lui; medita continuamente i misteri della croce e i dolori della madre ritta sotto la croce. Prega e sii vigilante sempre. E l’opera che hai bene incominciato portala a compimento con decisione e il ministero che hai assunto adempilo in santa povertà e sincera umiltà. Non aver paura, o figlia: Dio, fedele in tutte le sue parole e santo in tutte le sue opere, effonderà su di te e sulle tue figlie la sua benedizione e sarà vostro aiuto e ottimo consolatore; egli è nostro redentore ed eterna ricompensa. Preghiamo Dio a vicenda per noi, così, portando il peso della carità l’una dell’altra, adempiremo con dolcezza la legge di Cristo. Amen.
Dalla lettera di s. Chiara a Ermentrude
I religiosi con la professione di obbedienza offrono a Dio la completa oblazione della propria volontà come sacrificio di se stessi, e per mezzo di esso in maniera più salda e sicura vengono uniti alla volontà salvifica di Dio. Pertanto, ad imitazione di Gesù Cristo, che venne per fare la volontà del Padre, e «prendendo la forma di servo», dai patimenti sofferti conobbe l’obbedienza , i religiosi, mossi dallo Spirito Santo, si sottomettono in spirito di fede ai superiori che sono i rappresentanti di Dio, e sotto la loro guida si pongono al servizio di tutti i fratelli in Cristo, come Cristo stesso per la sua sottomissione al Padre venne per servire i fratelli e diede la sua vita in riscatto per la moltitudine. Così essi si vincolano sempre più strettamente al servizio della Chiesa e si sforzano di raggiungere la misura della piena statura di Cristo.
Da Perfectae Caritatis, n. 14
8 agosto
OBBEDIENZA PER IL REGNO
Preghiamo a cori alterni:
Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù:
egli, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’ aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.
Fil 2, 5-11
Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi. In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato.
GV 13, 1-16
Grande davvero e lodevole scambio: lasciare i beni temporali per quelli eterni, meritare i celesti al posto dei terreni, ricevere il cento per uno e possedere la vita beata senza fine. Perciò ho ritenuto di supplicare l’eccellenza e santità vostra, per quanto posso, con umili preghiere nelle viscere di Cristo, perchè vogliate rafforzarvi nel suo santo servizio, crescendo di bene in meglio, di virtù in virtù, affinché colui che servite con tutto il desiderio dello spirito si degni di elargirvi la ricompensa bramata. Vi prego anche nel Signore, come posso, di tener presenti, nelle vostre santissime orazioni, me vostra serva sebbene inutile e tutte le altre sorelle, a voi devote, che dimorano con me nel monastero: con il loro soccorso possiamo meritare la misericordia di Gesù Cristo, per godere insieme con voi dell’eterna visione. State bene nel Signore e pregate per me.
Dalla 1 lettera di s. Chiara a s. Agnese FF 2868- 2870
Papa Francesco fa memoria: “Gesù, nell’ultima cena si rivolge agli apostoli con queste parole: “non voi avete scelto me ma io ho scelto voi”, che ricordano a tutti, non solo a noi sacerdoti, che la vocazione è sempre una iniziativa di Dio. E’ Cristo che vi ha chiamate a seguirlo nella vita consacrata e questo significa compiere continuamente un esodo da voi stesse per centrare la vostra esistenza su Cristo e sul suo Vangelo, sulla volontà di Dio, spogliandovi dei vostri progetti per poter dire con S. Paolo: “Non sono più io che vivo ma Cristo vive in me.”
Da Rallegratevi, n 4: Nel chiamarvi
9 agosto
CONTEMPLAZIONE
Preghiamo a cori alterni:
O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza,
con la bocca di bambini e di lattanti:
hai posto una difesa contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,
che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell’uomo, perché te ne curi?
Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
Sal 8,1-6
Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mt 17,1-8
Chi allora potrebbe impedirmi di gioire per così numerosi e mirabili motivi di gioia? E non ti avvolga nebbia di amarezza, o signora in Cristo amatissima, gioia degli angeli e corona delle sorelle. Poni la tua mente nello specchio dell’eternità, poni la tua anima nello splendore della gloria, poni il tuo cuore nella figura della divina sostanza e trasformati tutta, attraverso la contemplazione, nell’immagine della sua divinità, per sentire anche tu ciò che sentono gli amici gustando la dolcezza nascosta che Dio stesso fin dall’inizio ha riservato ai suoi amanti. E lasciate completamente da parte tutte quelle cose che in questo fallace mondo inquieto prendono ai lacci i loro ciechi amanti, ama con tutta te stessa colui che tutto si è donato per amore tuo, la cui bellezza ammirano il sole e la luna, le cui ricompense sono di preziosità e grandezza senza fine: parlo del figlio dell’Altissimo, che la Vergine partorì e dopo il cui parto rimase vergine. Stringiti alla sua dolcissima Madre, che generò un Figlio tale che i cieli non potevano contenere, eppure lei lo raccolse nel piccolo chiostro del suo sacro seno e lo portò nel suo grembo di ragazza.
Dalla III lettera di S. Chiara a S. Agnese, FF 2887-2890
Contemplare è avere, in Cristo Gesù che ha il volto costantemente rivolto verso il Padre, uno sguardo trasfigurato dall’azione dello Spirito, sguardo in cui fiorisce lo stupore per Dio e le sue meraviglie: è avere una mente limpida, in cui risuonano le vibrazioni del Verbo e la voce dello Spirito quale soffio di brezza leggera. Non a caso la contemplazione nasce dalla fede, che della contemplazione è porta e frutto: solo attraverso l’ “eccomi” fidente, come Maria, si può entrare nel mistero.
Da Vultum Dei quaerere, n° 11
10 agosto
CONFORMAZIONE
Preghiamo a cori alterni:
Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore,
mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.
Dal Sal 17
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».
Gv 12, 1-8
Guarda ogni giorno questo specchio, o regina sposa di Gesù Cristo, e in esso scruta continuamente il tuo volto, perché tu possa così adornarti tutta all’interno e all’esterno, vestita e avvolta di variopinti ornamenti, ornata insieme con i fiori e le vesti di tutte le virtù, come conviene a figlia e sposa amatissima del sommo Re. In questo specchio rifulgono la beata povertà, la santa umiltà e l’ineffabile carità, come potrai contemplare, per grazia di Dio, su tutto lo specchio. Guarda con attenzione – dico – il principio di questo specchio, la povertà di colui che è posto in una mangiatoia e avvolto in pannicelli. O mirabile umiltà, o povertà che dà stupore! Il Re degli angeli, il Signore del cielo e della terra è reclinato in una mangiatoia. Nel mezzo dello specchio poi considera l’umiltà santa, la beata povertà, le fatiche e le pene senza numero che egli sostenne per la redenzione del genere umano. Alla fine dello stesso specchio contempla l’ineffabile carità, per la quale volle patire sull’albero della croce e su di esso morire della morte più vergognosa. Perciò lo stesso specchio, posto sul legno della croce, ammoniva i passanti a riflettere su queste cose, dicendo: O voi tutti che passate per via, fermatevi e guardate se c’è un dolore simile al mio dolore; rispondiamo con una sola voce, con un solo spirito, a lui che grida e si lamenta: Sempre l’avrò nella memoria e si struggerà in me l’anima mia. Lasciati dunque accendere sempre più fortemente da questo ardore di carità , o regina del Re celeste! Contemplando ancora le indicibili sue delizie, ricchezze e onori eterni e sospirando per l’eccessivo desiderio e amore del cuore, grida: Attirami dietro a te, correremo al profumo dei tuoi unguenti o sposo celeste! Correrò e non verrò meno, finche´ tu mi introduca nella cella del vino, finché la tua sinistra sia sotto il mio capo e la destra felicemente mi abbracci e tu mi baci col felicissimo bacio della tua bocca.
Dalla IV lettera di s. Chiara a s. Agnese, FF 2902-2906
Nell’Eucaristia lo sguardo del cuore riconosce Gesù. San Giovanni Paolo II ci ricorda: “Contemplare Cristo implica saperlo riconoscere ovunque egli si manifesti, nelle molteplici presenze ma soprattutto nel Sacramento Vivo del suo Corpo e del suo Sangue. La Chiesa vive del Cristo Eucaristico, da lui è nutrita, da lui è illuminata. L’Eucaristia è mistero di fede e insieme “Mistero di luce”. Ogni volta che la Chiesa la celebra, i fedeli possono rivivere in qualche modo l’esperienza dei due discepoli di Emmaus; “Si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero”. L’Eucaristia, pertanto, ci introduce quotidianamente nel mistero dell’amore, che è amore sponsale: Cristo è lo sposo della Chiesa come Redentore del mondo. L’Eucaristia è il sacramento della nostra Redenzione. E’ il Sacramento dello Sposo, della sposa.
Da Vultum Dei quaerere n° 22
Tutti i religiosi perciò, animati da fede integra, da carità verso Dio e il prossimo, dall’amore alla croce e dalla speranza nella futura gloria, diffondano in tutto il mondo la buona novella di Cristo, in modo che la loro testimonianza sia visibile a tutti e sia glorificato il Padre nostro che è nei cieli. Così, per l’intercessione della dolcissima Vergine Maria Madre di Dio, « la cui vita è modello per tutti » essi progrediranno ogni giorno più ed apporteranno frutti di salvezza sempre più abbondanti.
Da Perfectae Caritatis, n° 25