Il re disse ai suoi servi: andate ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l’abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui?
O mio re, così splendido nei tuoi inviti ma anche così severo verso chi li rifiuta con indifferenza, con fastidio o con ostilità, cos’è l’abito nuziale che vuoi indossato da noi? Non è certo qualcosa di esteriore, perché quel tale che hai fatto sbattere fuori era vestito meglio di me, fin troppo ricercato.
Ci hai invitato là dove eravamo, senza meriti particolari, e ora sono qui con i miei abiti di lavoro logori, trepidante e riconoscente, desideroso di rispondere come meglio posso al tuo dono. E forse quel damerino era troppo pieno di sé e dava per scontato che l’essere entrato qui era una garanzia e lo esentava da ogni impegno.
Tu che non guardi all’apparenza ma sai scrutare nel cuore hai visto la sua presunzione e pigrizia e l’hai giudicato in base ai suoi cattivi sentimenti.