13 marzo

Pubblicato giorno 12 Marzo 2016 - Commenti alle letture festive 2016

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13 marzo

da Messale festivo 2016 EMP

 

13 MARZO
5A DOMENICA DI QUARESIMA
UN AMORE TRASFORMANTE

«All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva». Con queste parole della sua lettera enciclica sull’amore cristiano papa Benedetto XVI ci ha sollecitati a riconoscere la dinamica della nostra fede e del nostro essere cristiani: all’inizio, e poi compagnia fedele, di ogni nostro gesto di adesione e di amore a Dio e ai fratelli c’è l’iniziativa divina che ci viene incontro con il suo amore trasformante. La liturgia odierna ci pone davanti agli occhi la potenza di questo amore, che trasforma un popolo braccato in un popolo libero, un accanito avversario di Cristo in un suo discepolo e apostolo appassionato e instancabile, una donna condannata a morte in una figlia redenta. Quelle situazioni che agli occhi degli uomini sembrano senza via di scampo e condanne senza appello, agli occhi di Dio appaiono, ben diversamente, possibilità di riversare sui suoi figli il suo amore che salva: «Se questo sembra impossibile agli occhi del resto di questo popolo in quei giorni, sarà forse impossibile anche ai miei occhi?» (Zc 8,6). Lasciarci trasformare, assumendo il modo di pensare di Dio (cf. Rm 12,2), ci permette di abbandonare la logica della condanna per abbracciare quella dell’accoglienza e dell’attesa mite, paziente, piena di speranza, capace di piantare il seme della salvezza anche nelle situazioni più critiche che viviamo e vediamo vivere. Il seme, come non sappiamo, germoglierà e crescerà, portando frutto a suo tempo (cf. Mc 4,27 e Sal 1,3). Non c’è trasformazione più straordinaria di questa.

PRIMA LETTURA Aprirò anche nel deserto una strada
Nella rievocazione del profeta Isaia della liberazione di Israele dall’Egitto ci giunge viva da quel lontano passato l’eco dello sgomento del popolo di fronte alle acque possenti del Mar Rosso: intrappolato tra l’acqua, minacciosa come un muro invalicabile, e l’esercito egiziano da cui era inseguito, Israele sperimentò il venir meno di ogni possibilità di uscita da una situazione mortale. Ma proprio quando ogni speranza sembrava perduta, l’intervento del Signore ribaltò la situazione, compiendo ciò che per gli uomini non era neppure pensabile, aprendo una strada nel mare. Per questo il profeta può chiedere a Israele, a noi, di fidarci ancora del Signore, che promette di tornare a compiere ciò che è umanamente impossibile: sarà lui ad aprirci una strada nei deserti in cui siamo smarriti.

SECONDA LETTURA Sono stato conquistato da Cristo Gesù
Nel dare testimonianza della sua fede e del suo cammino di cristiano alla comunità di Filippi, san Paolo non può non tornare all’inizio della sua adesione alla nuova dottrina: il suo incontro personale con Cristo Gesù. Ne scrive in termini di «conquista», cioè di un incontro tale che egli non si possiede più, è ormai di un altro, che ne determina l’esistenza, fino al punto che Paolo considera tutto il resto secondario, di pochissimo o nessun valore. La vita di Paolo è totalmente determinata da Cristo. È l’esempio che il grande evangelizzatore propagò in tutto il mondo, fino a noi, perché lo imitassimo.

VANGELO Neanch’io ti condanno
«Quello che il Padre fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo» (Gv 5,19). Quante volte, prima che avvenisse l’episodio della donna adultera, i discepoli e gli ascoltatori di Gesù, anche i suoi avversari, avevano udito da lui affermazioni simili a questa, alcuni sorprendendosi, altri scandalizzandosi. Possiamo così intuire che quando Gesù si rivolge all’adultera dicendole che neanche lui la condanna, si riferisce, sì, allo stesso comportamento scelto dagli scribi e farisei, ma ancora più in verità si riferisce al modo d’essere del Padre, perché è dal Padre che Gesù impara a non condannare. Se gli scribi e i farisei, inchiodati dalle parole di Gesù al loro essere essi stessi dei peccatori come l’adultera, si limitano a risparmiarla dalla lapidazione, Gesù, invece, non condannandola, le dona di fare esperienza della paternità di Dio, salvandola e generandola come figlia. Per questo la donna può tornare alla sua vita trasformata da un amore che la rende libera dalle logiche del peccato. «È l’amore di Dio che cambia il nostro modo d’essere» (card. Martini).

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