17 febbraio 2019 – Beati voi! 6a domenica del tempo ordinario anno C

Pubblicato giorno 16 Febbraio 2019 - ARTICOLI DEL BLOG, Commenti alle letture festive 2019

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Da Messale festivo EMP

17 FEBBRAIO

6A DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

BEATI VOI!

 

I discepoli del Signore Gesù possiedono, in forza della sua risurrezione, la profondità, lo spessore e il significato del tempo. Possiedono la capacità di leggere quanto il Signore scrive sulle righe storte e stolte dell’umanità propria e che li circonda: la beatitudine impressa con lettere vive nel nostro cuore. La leggono nel presente, su ogni riga della vita, qui e ora: il Signore non scrive il futuro che ancora non esiste, ma la pienezza del kairòs proprio nel presente.

Questa è la potenza della fede e della speranza donata al discepolo sul quale Gesù alza gli occhi. Il suo sguardo dona il regno di Dio; il suo sguardo è quello di colui che è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti, sguardo di fiducia che, a chi vede il bene e stende verso la sorgente le sue radici, dona acqua viva.

PRIMA LETTURA Benedetto l’uomo che confida nel Signore

Nel tempo della prova, nel tempo in cui Israele, a causa dell’infedeltà all’alleanza con il suo Signore, è provato col fuoco, Geremia invita alla confidenza: è il Signore l’unica sorgente ove attingere la vita. Riecheggia in questo testo il tema del discernimento: scegliere il Signore è mettere radici profonde, è stendere le radici nella profondità della fede. Radicati in lui, sorgente di acqua viva, comprendiamo che se il Signore ci chiede la fedeltà è solo per nostro vantaggio. La fede è conoscenza, amore, passione per il bene: sono queste radici a plasmare la vita umana con i doni di Dio. Chi si stacca da Dio non vede il bene, ma sperimenta l’aridità del deserto, dove nessuno può vivere. Chi rimane unito al Signore, invece, dà frutto a ogni stagione.

SECONDA LETTURA Cristo è risuscitato dai morti

Paolo ribadisce alla comunità di Corinto la realtà della risurrezione di Cristo e, così facendo, rinfranca la fede della nostra risurrezione in lui. La fede nella risurrezione è il cuore della vita cristiana, la motivazione che sostiene l’annuncio della Chiesa e l’àncora che fa mantenere la speranza attraverso i cambiamenti delle epoche, delle culture, anche quando l’opposizione del male tenta di offuscare la purezza dell’occhio interiore che riceve dal Risorto la luce per credere. È solo alla luce della fede che possiamo credere nella pienezza della vita e discernerla presente nel nostro oggi. Come conoscerla, desiderarla e sperarla al di fuori della fede in Cristo Gesù, che è veramente risorto e che ci abbraccia con la sua umanità glorificata, restituendo al nostro spirito cosciente l’immagine di Dio, la salvezza che ci ricrea come figli amati dal Padre?

VANGELO Beati voi poveri!

La certezza di risorgere con Cristo attraversa le beatitudini. Chi su questa terra oserebbe chiamare beati i poveri, quelli che piangono, quelli che hanno fame? Solo Dio può farlo. Solo Gesù può considerare beati i perseguitati: egli, infatti, ha cambiato la sua passione e morte in vita e risurrezione e ha trasfigurato in sé e con sé ogni persona, ogni carne umana, in forza della sua essenza divino-umana. Quale profondità ci rivela questa dimensione? La fede che trascende le cose meschine frutto dell’errore e della volontà umana resa debole e incosciente dal peccato; la fede che ci rivela l’opera di Dio e trasforma il tessuto umano, converte l’uomo da egoista a creatura capace di compassione e di misericordia.

La fede, dunque, è dimensione trasformante e tale trasformazione si opera come conformazione a Cristo. Se Dio ha compiuto cose tanto grandi da rendersi per amore figlio dell’uomo, nascendo da Maria Santissima, quanto più in forza di questo stesso amore, non renderà l’uomo capace di unirsi a lui? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. Questa è la beatitudine che sperimentano gli umili.

Ascoltiamo Tertulliano, un sacerdote esegeta dei primi secoli. Ritroveremo questi contrasti in Cristo: gioia ed esultanza sono la promessa sicura per coloro che ora si trovano nella situazione contraria, cioè i mesti, i tristi, gli angustiati. Perciò anche il salmista dice: chi semina nelle lacrime mieterà con giubilo. Ecco perché il Cristo, dopo aver cominciato con l’annunziare la consolazione dei poveri e degli umili, degli affamati e degli afflitti, volle subito presentarsi come colui che era stato preannunziato per  mezzo di Isaia: Lo spirito del Signore è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri – beati voi poveri perché vostro è il regno dei cieli. Mi ha mandato a fasciare le piaghe dei cuori spezzati – beati voi che ora avete fame perché sarete saziati. Per consolare gli afflitti – beati voi che ora piangete perché riderete.

 

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