di don Luigi Maria Epicoco
In realtà le parole del racconto della Passione non hanno bisogno di commenti ma solo di un immenso e rispettoso silenzio. Certe cose rifuggono le spiegazioni, chiedono invece solo accoglienza.
Sarà questo il motivo del perché nel racconto della morte di Gesù non ci sono parole fuori posto, ma solo immense pause. Maria non parla. Giovanni non parla. Le donne sotto la Croce non parlano. Chi parla in quel momento lo fa per insultare, provocare, bestemmiare.
Allora anche noi senza molte parole, andiamo sotto la croce e raccogliamo le ultime sospirate parole che Gesù pronuncia: “Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena. Gesù dunque, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!» Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!» E da quel momento, il discepolo la prese in casa sua”.
Possiamo tornarcene a casa non solo con l’immenso dolore di una morte così, ma anche con una immensa compagnia.
È Maria questa compagnia che il Signore ci ha lasciato all’estremo della Sua vita. Si può affrontare la Croce solo a patto che ci sia la Madre con noi. Maria non è mai decorativa. Maria è la modalità che Gesù ha scelto perché la nostra vita non torni al solito vuoto.
La nostra vita non è una casa disabitata. La nostra vita è una casa dove c’è sicuramente Maria. Ella è lì per vocazione.
Ma c’è anche un altro dettaglio che rischiara il buio di quella tragedia. È la pietà che alcuni uomini manifestano proprio in quel buio: Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo. “Dopo queste cose, Giuseppe d’Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma in segreto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di poter prendere il corpo di Gesù, e Pilato glielo permise. Egli dunque venne e prese il corpo di Gesù. Nicodemo, che in precedenza era andato da Gesù di notte, venne anch’egli, portando una mistura di mirra e d’aloe di circa cento libbre”.
Non possono far altro che deporre il corpo di Gesù nel sepolcro. È il loro possibile. E lo fanno fino alla fine. (Gv 18,1-19,42)