19 giugno

Pubblicato giorno 18 Giugno 2016 - Commenti alle letture festive 2016

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19 giugno

da “Messale festivo 2016” EMP.

 

19 GIUGNO
12A DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
IMBEVUTI DELL’AMORE DIVINO

Gesù si dona gradualmente nell’umiltà e, solo nell’umiltà, possiamo riconoscere qualcosa di lui. Non usa effetti speciali, né abusa del suo essere Figlio di Dio per attirare attenzione o favori. Che cosa conosco di lui? È l’interrogativo che ci sentiamo rivolgere oggi: «Voi, chi dite che io sia?». La beata madre Teresa di Calcutta ci aiuta a comprendere l’importanza di questa conoscenza personale :«Mi preoccupa il pensiero che alcuni di voi ancora non abbiano incontrato Gesù a tu per tu, da solo a solo… Conoscete davvero Gesù vivo: non dai libri, ma per averlo accolto nel vostro cuore? Avete mai udito le sue parole d’amore? Chiedete questa grazia: Egli ha un desiderio ardente di concedervela. Gesù vuole che ognuno di noi lo ascolti, che gli parli nel silenzio del cuore. Vigilate su tutto ciò che potrebbe impedire questo contatto personale con Gesù vivo». Abbiamo bisogno di una grazia, un aiuto divino. Lo troviamo nell’annuncio fatto da Dio attraverso il profeta Zaccaria: «Riverserò… uno spirito di grazia e di consolazione» e riusciranno a guardare me, «colui che hanno trafitto». Guardare in volto una persona che abbiamo ferito in modo grave, coscienti della ferita profonda aperta in lei – forse mortale – è impossibile! Diventa, però, possibile se chi abbiamo ferito ci guarda con un amore straripante, gratuito, pieno della consolazione infinita che solo Dio può donarci. Nella preghiera comunitaria attingiamo a questa grazia: «Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro», dirà Gesù. Lui si fa presente nel luogo in cui ci riuniamo insieme a pregare, per farci entrare nella sua stessa relazione con il Padre. Dal suo cuore trafitto esce un amore sovrabbondante, vivificante. Di questo amore Gesù desidera rivestire, ricoprire tutta la nostra persona… «ungerci» come lui. Nel battesimo e nella cresima già siamo stati unti, ma nel tempo abbiamo forse perso il profumo dell’unguento su di noi, perché non ci siamo curati di rinnovarci alla sorgente da cui mai smette di sgorgare. Chiediamo la grazia di poter guardare a Gesù, di pregarlo insieme ai fratelli. Preghiamo davanti ai suoi occhi, lasciandoci inserire in un processo di purificazione dei nostri pensieri e desideri. Vedremo allora il Cristo di Dio che abbiamo trafitto e ci consolerà alla «sorgente zampillante», che sgorga dal suo cuore «per lavare il peccato e l’impurità» (cf. Zc 13,1).

PRIMA LETTURA Guarderanno a me…
Nel giorno in cui Dio riversa sopra gli uomini il suo spirito, scatta nel cuore una novità, che permette di guardarlo e riconoscere – fra le lacrime – i no all’amore, colpi inflitti al suo Figlio.

SECONDA LETTURA Tutti voi siete uno in Cristo
Siamo cristiani perché apparteniamo a Cristo, ma spesso siamo dis-tratti – attratti da altro – e non avvertiamo il palpitare di Gesù in noi, che vorrebbe renderci uno in lui.

VANGELO Chi dite che io sia?
Nei brani che precedono l’evento narrato oggi, abbiamo incontrato i discepoli in missione, mentre compivano guarigioni e distribuivano a cinquemila uomini i pani moltiplicati da Gesù. Ora li troviamo con lui in un luogo solitario a pregare. In questo contesto di preghiera e di intimità, Gesù li interroga due volte: prima su che cosa dice la gente di lui e poi che cosa dicono loro stessi di lui. Dovendo definire qualcuno, spesso usiamo parole quali: buono, bravo, capace, arguto, intelligente, ecc. Insomma, pensiamo che una persona sia ciò che fa, valga tanto quanto possiede e la distingue dagli altri. Pietro, però, risponde: Tu sei «il Cristo di Dio»! Riconosce che Gesù è definito dal rapporto unico e confidente che ha con Dio. Gesù è tutto nel Padre, dal quale è cosparso di bene sovrabbondante dalla testa ai piedi, cioè ne è unto. Proprio la parola Unto è il significato letterale della parola «Cristo». Gesù è intriso dell’unguento profumato di amore divino, ma occorrono un cuore e uno sguardo come quelli dati a Pietro da Dio per comprendere così a fondo Gesù. La gente intuisce qualcosa e, al massimo, lo pensa un profeta. Ciò che aiuta Pietro a penetrare il mistero di Gesù è il contesto di intimità e di preghiera che vive con Gesù e gli altri discepoli. Pregare insieme in parrocchia, in comunità aiuta a cogliere Gesù per quello che è. Anche lo stare con lui allora cambia, perché non lo cercherò solo perché soddisfa le mie richieste, i miei bisogni. Ho bisogno di stare con lui e con i miei fratelli per conoscerlo ed essere imbevuto dell’amore di cui è unto. Da solo, tutt’al più, potrò vederlo come un profeta o un distributore di favori. Ma Gesù non è questo e ancora oggi ci interroga personalmente: «Voi chi dite che io sia?».

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