
di don Luigi Maria Epicoco
“Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: «Vuoi guarire?»”.
Basterebbe questo versetto per sottolineare tutta la bellezza del Vangelo di oggi.
E’ Gesù che si accorge di quest’uomo. È Lui che fa la strada fino alla sua barella. È Lui che parla per primo e domanda qualcosa. È Gesù che prega per primo: “Vuoi guarire?”.
Non dovremmo mai dimenticare questa dinamica. Molto spesso è Dio a pregare noi. È Lui che ci rivolge per primo una parola. È Lui che ci domanda se vogliamo essere felici. E lo fa molto spesso riaccendendo dentro noi stessi il “desiderio”.
Gesù va a turbare la pacifica infelicità di quell’uomo malato. Lo mette in crisi mettendo il dito nella sua sofferenza più vera: “vuoi guarire tu che sei in queste condizioni da trentotto anni?”. “Gli rispose il malato: «Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me»”. Che tradotto significa: “pensi che non c’abbia provato? Ma ogni volta il tentativo è stato fallimentare. Nessuno mi ha veramente aiutato ad essere felice”. È qui che Gesù cambia subito il registro. Non fa più domande, ma comanda: “Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina».E sull’istante quell’uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare”.
In certe situazioni della vita solo l’obbedienza può salvarci, e cioè solo ascoltare senza più grandi fronzoli. Una persona impantanata, ferma, a un certo punto o comincia a fidarsi di Chi può tirarlo fuori, oppure i suoi ragionamenti la terranno ancora lì in quel fango.
Per questo, spesso, quando mi trovo in situazioni simili, consegno ciò che sto vivendo a qualcuno il cui bene e la lealtà di vita ho sperimentato in diverse occasioni. A volte è il mio confessore, altre volte qualche amico vero. L’obbedienza alla loro parola mi tira fuori. Quando tu non puoi fare più nulla, puoi sempre fidarti di Qualcuno a cui stai a cuore, e ascoltarlo. (Gv 5,1-16)