20 gennaio 2019 – Invitati a nozze, 2a domenica del tempo ordinario anno C

Pubblicato giorno 19 Gennaio 2019 - ARTICOLI DEL BLOG, Commenti alle letture festive 2019

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nella foto: memoriale dei beati Martiri trappisti di Tibhirine, presso il monastero di Latroun (Israele)

da “Messale festivo 2016” EMP

 

20 GENNAIO
2A DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
INVITATI A NOZZE

La Chiesa, madre e maestra, con sapienza pedagogica, nelle prime domeniche del tempo ordinario ci fa meditare sui primi passi di Gesù nella vita pubblica. L’Emmanuele inizia a percorrere le nostre strade. Il Verbo incarnato si manifesta Parola che trasforma le cose e invita l’umanità al dialogo col Padre e alle nozze nella comunione trinitaria. Scriveva san Francesco d’Assisi nella Lettera a tutti i fedeli: «Siamo sposi, quando nello Spirito Santo l’anima fedele si unisce a Gesù Cristo» (Fonti francescane 200).
In questa domenica lasciamoci toccare dalla parola del profeta Isaia che predice la venuta di uno col quale celebrare le nozze. Lo sposo è Dio che gioisce per ciascuno di noi, quando lo accogliamo e con lui entriamo in comunione. Questa è una meraviglia da annunciare, che ci fa cantare il canto nuovo nello Spirito, che con i suoi doni edifica il corpo di Cristo, la Chiesa sposa.
Oggi, sollecitati dalla Parola, riscopriamo la nostra sponsalità, la nostra vocazione alla comunione con Dio, accettiamo l’invito a nozze e facciamo festa con lui. La festa di nozze, nel tempo di Gesù, durava più giorni e il vino era un elemento importante, segno di gioia, ma non solo. Il vino veniva offerto in libagione in patti solenni alla divinità, invocata a testimone e insieme chiamata a propiziare l’intesa; veniva bevuto a suggello dell’avvenimento. In greco versare vino è detto spendo, in latino spondere che significa promettere. Da spondere deriva sponsus-sponsa. Così sposo-sposa è chi compie una promessa solenne. Promettere indica che lo sposo-la sposa assumono l’impegno non solo di dare qualcosa ma di dare se stessi. La promessa è solenne perché compiuta una volta, ma in essa è inserita anche la dimensione iterativa. L’offerta è soltanto l’atto iniziale di una storia di relazione che viene rinnovata implicitamente ogni giorno. È significativo allora che Gesù inizi a farsi conoscere proprio a una festa di nozze. Assumerà il vino e l’acqua a suggello del suo patto nuziale e perché il suo essere sposo, dare se stesso, continui nel tempo.
Ora una domanda: mi ricordo la data del mio matrimonio o della mia professione religiosa? Facciamone memoria almeno ogni anno. Lo Sposo-Dio sarà contento!

PRIMA LETTURA La tua terra avrà uno sposo
Isaia parla e veglia per amore. Annuncia una giustizia e una salvezza che saranno luce, vista da tutte le genti. Questa profezia si è avverata in Gesù, luce, giustizia e salvezza per tutti i popoli, a Gerusalemme, considerata come sposa, con la quale Dio si è congiunto per sempre. In varie culture la terra è chiamata madre terra; in Israele la terra è chiamata terra sposa. Infatti in quella porzione dell’universo cielo e terra si sono congiunti quando il Verbo si è incarnato, quando Gesù ha dato tutto se stesso, il suo corpo alla sua sposa, Chiesa nascente nel cenacolo (situato proprio sul monte Sion) e sotto la croce al Calvario. Nel battesimo e nell’eucaristia anche la nostra terra diventa sposata. Inaudito e meraviglioso dono! Rallegriamoci!

SECONDA LETTURA A ciascuno è data una manifestazione particolare
Il corpo di Cristo, che è la Chiesa, viene formato dallo Spirito, donato a tutti i battezzati. Ciascuno ne ha una manifestazione per l’edificazione dell’intero corpo. Carismi, ministeri e attività sono dono del Dio trino e uno, rispettivamente attribuiti allo Spirito, al Figlio e al Padre. Sono da mettere armonicamente a servizio della comunità, come avviene nella Trinità, e da vivere in comunione con la Chiesa. Lasciamo operare in noi lo Spirito e vedremo meraviglie!

VANGELO Fu invitato alle nozze anche Gesù
Con Gesù siamo a Cana, dove si celebra una festa di nozze. La mancanza o l’abbondanza del vino hanno un significato molto profondo in rapporto alla sponsalità. Oggi, con Maria, chiediamo ancora a Gesù il vino per la nostra umanità assetata di gioia. Gesù risponde alla Madre – chiamandola donna, titolo di onore – che le obbedirà come Figlio. Infatti, la risposta di Gesù, secondo la cultura del suo tempo, tradotta oggi significa: «Ai tuoi ordini, signora!, perché non è ancora giunta l’ora della mia passione, quando finirò di operare». Quindi non c’è tensione tra la Madre e il Figlio, tra l’uomo Gesù e la donna Maria, anzi è compito della Madre l’ordinare e del Figlio l’obbedire. Così la festa può continuare e gli sposi e i commensali essere felici. Il primo miracolo di Gesù, salvatore, è stato quello di salvare una festa di nozze, dando un buon vino per la gioia di tutti! Rendiamo grazie al Signore!

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