29a domenica del tempo ordinario
La preghiera insistente
Nella liturgia di oggi «le mani alzate» sono l’immagine della fiducia, dell’affidarsi al Dio fedele, al Dio che ama la giustizia e non abbandona mai nel momento del bisogno. Dio non è al servizio di questo bisogno, ma vede più lontano, sa qual è il nostro bene perché ci ama ed esaudisce e consola al di là di ogni nostra aspettativa. «Non lascerà vacillare il tuo piede», non lascerà che Amalek vinca, né che la donna non abbia giustizia; ma bisogna che le mani restino alzate, supplici e umili, che la donna insista fino alla noia, che la parola sia annunciata «al momento opportuno e non opportuno». Se speriamo in una giustizia umana raramente avremo giustizia; ma «verrà il Signore» e «renderà giustizia ai suoi eletti». Allora ci sarà la risposta; il Signore sarà «come ombra alla tua destra». Sarà «il tuo custode» (Sal 20). E crescerà la gioia, perché, se il Signore si fa attendere, non dimentica mai le sue promesse e la sua parola di salvezza si realizza sempre. Nonostante gli uomini e le loro sicurezze di efficienza e numero. Amalek potrà anche avere la meglio col vantaggio numerico e di mezzi, ma la fede nel Dio che può tutto e che le mani alzate invocano supera ogni logica di potere e dona la vittoria. Come allora, anche oggi Dio è presente nella nostra vita di ogni giorno, vede le nostre battaglie e le nostre fatiche. Basta un grido di aiuto, le mani alzate nella preghiera fiduciosa e dirà: Eccomi.
prima lettura Poiché Mosè sentiva pesare le mani…
È un peso la supplica. Non si tratta di piegare Dio al proprio bisogno, non si tratta di vincere. Nella supplica si chiede a Dio la vita, il bene, che si realizzi il progetto salvifico su di noi e sul suo popolo, perché questa è la sua gloria: la testimonianza che Yhwh è l’unico Dio, il Signore delle schiere, colui che fa vivere. Questa gloria è un «peso», come dice il termine ebraico kabod. La fedeltà al patto tra il Signore e Israele è un impegno che richiede fede e fatica. Per questo occorre essere «insieme», e sostenerci a vicenda nell’amore. Per questo è preziosa la presenza di Aronne e Cur per conseguire la meta, e giungere «al porto sospirato»: l’unione con Dio e la salvezza dei fratelli.
seconda lettura Rimani saldo in quello che hai imparato
Anche a noi, cristiani del nostro tempo, viene rivolto l’invito: «Rimani saldo»; tu conosci la strada della salvezza e la Scrittura ti indica il cammino della fedeltà. Va’ avanti e rendi testimonianza, perché «la parola di Dio è viva ed efficace, discerne i sentimenti e i pensieri del cuore» (versetto alleluiatico).
È tempo di lotta, è tempo di lavoro per accogliere il bene e la giustizia. Cos’è la giustizia? è la fedeltà al progetto di Dio, l’amore alla sua volontà di bene, speranza di vita nuova: è il regno dei cieli. Allora il rimanere saldi, rimanere fermi senza vacillare di fronte alle forze del male che invitano a cedere diventa un credere senza riserve al Signore che è con noi, che è «nostro rifugio e nostra forza».
vangelo Pregare sempre senza stancarsi
La resistenza del giudice «per un po’ di tempo» è vinta dalla costanza della povera vedova. Il tempo è prezioso, ci è dato per camminare con pazienza, per affrontare le prove, per servire e rendere il mondo più bello e giusto e vero. Quanto tempo abbiamo ancora per amare e rendere a Dio giustizia di questo amore che è posto nel cuore di ciascuno perché fiorisca in opere sante? Un giorno anche Dio farà giustizia prontamente se il granello di fede seminato germoglierà e crescerà fino a diventare un albero grande dove i fratelli possano riposare. Perché il Signore è un Dio che salva, che «rende giustizia agli oppressi e dà il pane agli affamati», che «guarda l’umile» per benedirlo e ricompensa chi dona un bicchiere d’acqua per suo amore. Chissà che per il gesto di rassegnata resa quel giudice non si sia salvato…