22 settembre – Fatevi amici con la ricchezza disonesta, 25a domenica del tempo ordinario anno C

Pubblicato giorno 20 Settembre 2019 - ARTICOLI DEL BLOG, Commenti alle letture festive 2019

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da Messale festivo EMP

25a domenica del tempo ordinario

Fatevi amici con la ricchezza disonesta

 

Le letture di questa domenica pongono davanti ai nostri occhi e alle nostre coscienze le millenarie dicotomie umane generate dalla tensione fra giustizia e ingiustizia, fra povertà e ricchezza, potere e oppressione. L’uomo segnato dal peccato ha sempre la tendenza a prevalere sugli altri con i mezzi dei quali si trova in possesso. L’avere e il potere sono drammaticamente pensati come un affare privato che prescinde da ogni onestà e rispetto umano. Il brano dell’Antico Testamento che oggi ascoltiamo apre uno squarcio su questo vivere basso dell’uomo. In particolare sono i profeti a denunciare questa situazione e a invitare a conversione con la forza della parola di Dio, che non solo non è indifferente a questi inganni, ma si coinvolge con l’umanità per guidare, da dentro, i suoi pensieri e i suoi sentimenti. Gesù porta a compimento il progetto del Padre rivelando, con la sua parola e le sue parabole, che anche nell’esercizio del potere e dell’economia si trova una vocazione: attraverso esse l’uomo deve prendersi cura dell’uomo, il forte del debole, il ricco del povero. I beni del creato ci sono affidati in amministrazione poiché, da ultimo, noi non possediamo nulla, eccetto la nostra libertà. Se lo desideriamo Dio ci innalza al suo cuore e ci rende capaci di amare. Da questo amore nasce solidarietà, giustizia, vera fraternità.

prima lettura   Non dimenticherò mai tutte le loro opere

L’ambiente storico di Israele al tempo del profeta Amos è caratterizzato da un nuovo benessere che tocca principalmente le classi dei potenti, sfruttatori dei poveri. Il brano che oggi ci è proposto, con il caratteristico stile irruente ed efficace, costituisce un’esemplare ammonizione rivolta ai ricchi per suscitare la loro conversione: «Ascoltate questo, voi che calpestate il povero…». La voce di Amos si fa mediatrice delle parole e dello sguardo di Dio che vede e conosce quanto il suo popolo vive e soffre, quanto vive e soffre l’intera umanità, ieri come oggi: «Certo non dimenticherò…». Dio, fedele alle sue promesse, non dimentica l’oppressione causata dai potenti, né il grido dei poveri.

seconda lettura   Cristo Gesù ha dato se stesso in riscatto per tutti

Paolo, scrivendo al suo collaboratore Timoteo, vuole suscitare la preghiera dei cristiani, degli uomini e dei poveri a favore di tutti, sottolineando la necessità di pregare per i re e i potenti. La novità del Vangelo è visibile nel cambio di prospettiva rispetto alla prima lettura che abbiamo ascoltato. Paolo mette in luce la vera ricchezza di coloro che sono poveri secondo il Vangelo, ossia degli umili: essi godono della libertà di rivolgersi a Dio per chi sta al potere e col suo potere rischia di opprimere il povero. Infatti gli umili sanno per esperienza che la salvezza è per tutti e sanno di essere, loro stessi, collaboratori di Cristo nell’invocarla: il Salvatore infatti «vuole che tutti gli uomini siano salvati, e giungano alla conoscenza della verità». Questa solidarietà alla quale siamo tutti chiamati è fonte di pace: «Voglio che gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese».

vangelo   Non potete servire Dio e la ricchezza

La parabola dell’amministratore disonesto ruota ancora una volta intorno al tema drammatico della ricchezza perseguita senza scrupoli, a danno degli altri. La parabola dimostra come la disonestà, non tenendo conto del prossimo, sia messa a servizio del proprio interesse anche cambiandosi in furbizia. Possiamo perciò dedurre che se tanto può l’uomo con le sue tendenze egoistiche, quanto più può la creatura umana elevata dalla grazia di Dio! Essa può operare secondo la volontà di Dio per un bene che è realmente universale. Infatti l’amministratore della parabola si rende conto, sebbene solo dopo essere stato scoperto degli imbrogli messi in atto per arricchirsi, che ha le spalle al muro: sa che da solo non riuscirà più a sostentarsi, a procurarsi ciò di cui vivere. La generosità che egli mette in atto è dunque interessata: l’amministratore fa sì degli sconti, privandosi di qualcosa sulla propria percentuale, ma per avere garanzie sul futuro con i creditori del suo padrone. È certo che ci sarà così qualcuno che gli restituirà i suoi favori. Questa parabola ammaestra anche oggi coloro che hanno la possibilità e la volontà di fare del bene con le proprie ricchezze. La ricchezza, infatti, viene concessa dai Dio non per aumentare i propri possessi e il proprio potere, ma per amministrare un bene che è di tutti e farsi «degli amici con la ricchezza disonesta». La ricchezza vera è la vita eterna che si acquista con l’esercizio della solidarietà e della fraternità.

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