24 luglio

Pubblicato giorno 23 Luglio 2016 - Commenti alle letture festive 2016

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24 luglio

da “Messale festivo 2016” EMP

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24 LUGLIO
17A DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
PANE DELL’AMICIZIA È LA PREGHIERA

Pregare e perdonare, ringraziare e intercedere a favore degli altri, sono tante volte considerati il fanalino di coda da accendere solo quando non c’è più niente da fare. Pregare non è l’ultima risorsa, ma la vera risorsa della vita. Gesù ci insegna come pregare inseriti nel dialogo aperto da lui con il Padre… fino nell’ora più decisiva dove la morte sembra prevalere. Lì, nell’orto degli Ulivi, Gesù chiede ai discepoli una vicinanza e una preghiera più intensa: «Vegliate e pregate». Nelle letture di questa domenica il centro è la preghiera. Abramo insiste fino al limite del possibile per chiedere a Dio di salvare le città, che voleva distruggere a causa dei peccati ivi commessi. Abramo è in sintonia con il cuore di Dio: ama l’uomo e nel suo grande amore vuole sia cancellato il peccato che sta portando l’uomo alla morte. Da Abramo impariamo la famigliarità col Dio personale e l’abbandono alla sua volontà – non la cieca ingenuità –: atteggiamenti propri della fede, che per loro natura ci inseriscono nella famiglia con Dio, dove tutti siamo fratelli, responsabili gli uni degli altri. La preghiera insegnataci oggi da Gesù inizia, infatti, ponendoci sulle labbra le parole: «Padre nostro». «Nostro» e non mio. Così pure i verbi sono tutti al plurale: dacci, perdona a noi, perdoniamo, non abbandonarci. C’è un «noi» che prega, che per Abramo era la presenza dei dieci giusti. Nella seconda lettura la risposta di Dio a tale preghiera è lui stesso, la sua vita. Solo lo Spirito Santo è il dono adeguato che può riconciliare i tanti no alla Vita detti con parole, opere e azioni. La preghiera ci permette di non chiuderci in noi stessi e di trasformare il colloquio interiore da un monologo di mille auto-giustificazioni a un dialogo fiducioso con il Padre. Ecco allora che l’autentica preghiera ci apre al cuore di Dio e Dio trova spazio in noi. Lì dimorano anche tutti i nostri fratelli, lì ognuno trova vita vera. Perché non desiderare per ciascuno la vita e aiutarci reciprocamente con la preghiera per ottenerla? La celebrazione eucaristica inizia, infatti, chiedendo perdono e l’aiuto nella preghiera a Maria santissima, agli angeli, ai santi e a voi fratelli.

PRIMA LETTURA Non perdonerai per riguardo ai giusti…?
Il cambiamento di una situazione in cui il male sembra prevalere è ancora possibile agli occhi di Abramo per la presenza dei giusti. La vittoria del bene sul proprio peccato può suscitare la catena di trasformazioni che poco per volta cambieranno il mondo.

SECONDA LETTURA Dio ha dato vita… perdonandoci tutte le colpe
Siamo responsabili della vita che ci abita. Essa è il dono del Padre passato attraverso la morte di Gesù sofferta per noi. Per mezzo di Gesù siamo perdonati e nell’accogliere il suo perdono – morendo al nostro egoismo – la vita nuovamente rifluisce in noi e attorno a noi.

VANGELO Il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo
Abbiamo bisogno di un intimo legame con Dio nella nostra vita quotidiana. Gli apostoli per primi ne avvertono l’esigenza e chiedono a Gesù di insegnare loro a pregare. Vedono che egli nutre la sua vita in quel dialogo. Un nutrimento che spezza poi a loro. Insegnando a pregare, Gesù svela ai suoi apostoli il cosa – l’essenziale – da chiedere al Padre e come chiederlo. Il come è espresso dal plurale nei verbi: c’è un noi che prega. Nessuno, infatti, vive e cresce da solo e nessuno pecca da solo. Così la mia intercessione, il mio ringraziamento per l’altro non è mai una cosa esterna e inutile. Tale preghiera mi inserisce nel cuore del Padre, dove tocco il cuore del fratello che lì è atteso dal Padre. Proveniamo da un noi, da un’unione e a essa tendiamo. Il cosa è ciò che custodisce e alimenta la perla preziosa dell’amore che Dio ha posto in noi. La presenza di Dio – il suo nome santificato in noi – è la custodia; il pane – non solo materiale – e il perdono accolti e donati sono l’alimento. Quale pane dell’amicizia offrirò al mio fratello che viene a me nel cuore della notte? La forza dell’amicizia e la perseveranza del chiedere non sono mai deluse, se la porta a cui busso è il cuore del Padre. Presso di lui è lo Spirito Santo, che rischiara la notte – della fede, delle delusioni, della sofferenza – in cui io mi trovo e in cui si trova forse chi bussa alla mia porta. Lo Spirito Santo è la forza e il nutrimento di cui ha bisogno la nostra vita spirituale e con cui l’anima è sanata dal peccato in forza del perdono, che solo il Padre può donarci attraverso Gesù. La vita ci è sempre nuovamente e continuamente offerta se la chiediamo… per noi e per i nostri fratelli e sorelle.

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