25 dicembre, Natale del Signore. Messa del giorno

Pubblicato giorno 24 Dicembre 2016 - Commenti alle letture festive 2016

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25 dicembre – Messa del giorno

Con questo commento alle letture del Natale si chiude questo appuntamento settimanale, attraverso il quale abbiamo camminato insieme per tutto il 2016. Ci affidiamo ancora vicendevolmente alla Parola affinché trasformi la nostra vita.

da “Messale festivo 2016” EMP

 

25 DICEMBRE
NATALE DEL SIGNORE

MESSA DEL GIORNO
CHIAMATI A CONDIVIDERE LA VITA DIVINA DEL FIGLIO DI DIO FATTO UOMO

Ed ecco che in questo grande giorno del Natale giungiamo al momento in cui la luce puntata sul mistero della carne del Figlio di Dio si fa piena! Siamo presi per mano dalla parola di Dio e, dopo essere stati condotti davanti al presepe, siamo invitati a spingere lo sguardo sull’invisibile! La fede somiglia alla notte perché è di notte che noi possiamo vedere più lontano: basti pensare che la galassia di Andromeda, il corpo stellare più lontano che riusciamo a vedere a occhio nudo, dista da noi un paio di milioni di anni luce… Ebbene, la fede, che crede senza vedere, spinge in realtà il nostro sguardo più lontano ancora! Oggi, in questa contemplazione prolungata del presepe, del mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio possiamo in qualche modo «trapassare» la carne di Gesù e vedere il cuore stesso della Trinità, perché Gesù è insieme uomo e Dio, e vedendo lui «vediamo il Padre»: anche gli apostoli, ci ricorda san Francesco nelle Ammonizioni, «con gli occhi del loro corpo vedevano soltanto la carne di lui, ma, contemplandolo con gli occhi dello spirito, credevano che egli era lo stesso Dio». Nel mistero del Natale siamo coinvolti anche noi con i nostri sensi fisici e spirituali. Perché c’è un vedere, un sentire, un gustare, un toccare, un odorare che è della fede: anche i sensi fisici e spirituali infatti «trapassano» l’uno nell’altro. Oggi fissando lo sguardo amoroso su Gesù percepiamo la sua carne santa come la porta che ci introduce nell’abisso dell’amore trinitario che da prima della fondazione del mondo ci ha pensati figli nel Figlio. Ci doni il Signore di vedere e credere!

PRIMA LETTURA Vedono con gli occhi il ritorno del Signore a Sion
Ogni volta che il Signore visita il suo popolo è un tripudio di gioia! Se la caratteristica dell’oggetto di ciò che si spera è di non essere ancora presente («speranza che si vede non è più speranza»), il suo compimento supera ogni aspettativa tanto da farci esclamare «non credo ai miei occhi!». Vedere con i propri occhi il compimento delle promesse divine, la sua presenza in mezzo a noi, significa farne esperienza non per sentito dire ed essere invasi dalla gioia.

SECONDA LETTURA Tutto sostiene con la sua parola potente
Anche questo brano parla di un compimento: nell’Antico Testamento Dio aveva parlato attraverso i profeti, ora parla nel Figlio, nel quale ha chiamato all’esistenza e mantiene in vita tutte le cose. Quando Dio parla opera sempre, perché la sua parola è creatrice, e il vertice della parola creatrice di Dio – il cui immenso potere ci è stato partecipato! – è il perdono che è il nome stesso di Gesù, Dio salva. Ogni volta che perdoniamo noi amiamo e parliamo con il cuore di Dio!

VANGELO Noi abbiamo contemplato la sua gloria!
«Abbiamo contemplato la sua gloria!». È il messaggio straordinario del Natale! I nostri occhi hanno visto il volto di Dio! No, non in una teofania, non in una visione, non in un’estasi… ma nella carne di un bimbo! E vedendo Dio nella carne, abbiamo visto la sua abissale umiltà, che lo ha spinto a farsi bimbo. Eppure, ci suggerisce Giovanni, non c’è contraddizione fra l’umiltà di un Dio che si fa uomo e la sua gloria eterna. Vedendo l’umiltà di Dio vediamo la sua gloria… La pagina del Vangelo che leggiamo in questa liturgia porta il nostro sguardo e il nostro ascolto oltre la concretezza e la materialità della nascita di Gesù. Come squarciando il velo del mistero, disegna davanti alla nostra mente e al nostro cuore il faccia a faccia eterno fra il Padre e il Figlio. Ci fa udire, dietro i vagiti di quel bimbo, il dialogo amoroso della Trinità che ha dato origine a «tutto ciò che esiste». Giovanni ci porta in alto, ci porta oltre il tempo, nel seno della Trinità, là dove l’uomo è stato pensato e voluto con un atto di amore infinito e là dove, con lo stesso infinito amore, dopo il peccato dell’uomo, è stato concepita la nostra redenzione. La nostra salvezza è evocata qui con alcune immagini: luce e vita, grazia e verità. Ma ne capiamo facilmente il perché: là dove regna la tenebra nessuna forma vivente è possibile, nessun processo vitale può compiersi. Ma la vera tenebra, ossia la vera morte che impedisce la vita, è il peccato. Ebbene, Gesù viene a noi come luce e vita e si offre alla nostra libertà desiderando la dignità di un «sì» che lo accolga come dono di assoluta gratuità, ossia come grazia, e di indefettibile amore, ossia come verità. Poiché solo l’amore è verità!

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