25 dicembre – Oggi vi è nato un Salvatore! Natale del Signore (commenti alle letture delle tre Messe)

Pubblicato giorno 21 Dicembre 2019 - ARTICOLI DEL BLOG, Commenti alle letture festive 2019

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Con il commento a queste letture solenni termina il nostro appuntamento settimanale: grazie a p. Fabio Scarsato OFM CONV e agli amici delle Edizioni Messaggero Padova per la fiducia accordataci!

Grazie di cuore a voi che ci avete seguito!

L’appuntamento è con i prossimi articoli dedicati alla spiritualità francescano-clariana e alla liturgia.

… E che il Signore ci renda tutti aperti alla sua Parola di VITA!

Buon Natale, cari amici!

foto Clarisse

da Messale festivo EMP

 

 

 

Messa della notte

Oggi vi è nato un Salvatore!

 

Nel nostro emisfero il Natale viene celebrato nel bel mezzo dell’inverno, quando le giornate sono corte e fredde: al mattino il sole tarda a sorgere e nel pomeriggio si affretta a lasciare il passo al buio della notte. L’annuncio della liturgia, che inneggia al mistero del Natale come della «santissima notte, illuminata con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo», ci raggiunge con la forza della notizia inaspettata della fine dell’inverno! Probabilmente senza l’esperienza prolungata delle corte giornate invernali e delle conseguenze dell’inverno sull’intera natura, avremmo più difficoltà a percepire il dirompente messaggio del Natale! Senza la luce e senza il calore dell’estate la natura sospende il suo ciclo vitale: la terra con la sua vegetazione si assopisce e riposa, talora sotto una coltre di neve, talora nella morsa del gelo. I molteplici comfort di cui siamo dotati fanno sì che solo le generazioni più anziane fra di noi, o i barboni delle nostre città, portino in bocca il sapore amaro dell’inverno come della stagione più difficile dell’anno, parabola delle difficoltà della vita. Oggi, che i nostri supermercati e ipermercati abbondano di frutta e verdura fuori stagione, l’inverno ha perso un po’ della sua durezza: tutto è a portata di mano… Ma se anche le nostre città sfavillano di luci artificiali (tanto da far parlare di «inquinamento luminoso»!) nessuno fra noi ha potere sulla luce del sole e sul suo calore. La nostra tecnologia resta sempre artificiosa… Ebbene, la Luce vera è sorta! Gesù, facendosi uomo, nella povertà umilissima del suo essere neonato, ha potere di illuminare i cuori immersi nelle tenebre, di sanare le piaghe più profonde dell’anima e del corpo, di colmare di calore il nostro bisogno di essere amati e accolti, così come siamo. È Natale! La vita ha già vinto la morte con la forza dell’amore!

prima lettura  Su coloro che abitavano in terra tenebrosa, una luce rifulse

Isaia con due immagini ardite ci pone nel cuore una parola di speranza e di liberazione: sono immagini che ci parlano di potenza, di forza e contemporaneamente di piccolezza e debolezza. La liberazione del popolo d’Israele dall’esilio babilonese viene descritta come opera di un potente sovrano, l’Emmanuele, il re-messia atteso e sperato, le cui gesta vengono cantate in anticipo, prima del suo concepimento. La nascita dell’Emmanuele è giubilo per la vittoria definitiva del bene e della pace!

seconda lettura   È apparsa la grazia di Dio

Dio non ci salva senza di noi! In questa santissima notte di Natale, l’opera di Gesù viene annunciata come uno sposalizio di volontà fra Dio e l’uomo: la grazia di Dio – l’assoluta gratuità del suo amore – è apparsa, è Gesù e ci insegna la bontà del vivere! Altro non sono queste nozze che l’unione in un solo volere e in un solo progetto degli sposi: Gesù è lo sposo atteso, colui con il quale ciascuno di noi può edificare il presente e il futuro della propria vita e del mondo. Quando nel Padre nostro preghiamo «sia fatta la tua volontà» chiediamo di vivere in intimità profonda con Dio così da operare l’amore e la giustizia, che Gesù ha reso possibile nella carne di un uomo.

vangelo   La gloria del Signore li avvolse di luce

La liturgia della solennità del Natale custodisce, come in uno scrigno, la perla preziosa del Vangelo. Disarmante nella sua semplicità, il Vangelo ci racconta della nascita del Salvatore nell’umiltà di una grotta, nel silenzio della notte, nell’oblio di una periferia e nell’assoluta povertà. Ogni volta che leggiamo questo brano di Luca, la logica di Dio ci si svela davanti agli occhi con una chiarezza inequivocabile: Dio entra nella storia in punta di piedi, quasi dalla porta di servizio, rifugge dai luoghi del potere e della ricchezza, dalle prime pagine dei giornali e dalla luce dei riflettori… Ma già questa – e oggi più che mai – è una buona notizia: Dio entra dalla porta di servizio, perché ogni porta è sua: nelle sue mani sono le chiavi dei nostri cuori, bisognosi di luce e di amore. Anche gli angeli, messaggeri della gioia che fa fremere il creato intero, non rispettano le regole del bon ton e anziché portare il loro annuncio alle autorità politiche o religiose, lo portano a un pugno di pastori nei quali, per tutti noi, è più facile identificarsi. Anche questa «logica divina» fa parte della bella notizia del Natale: l’amore è libero di nascere per noi in ogni momento e in ogni luogo! Non è forse questa la luce che speriamo? Luce che è vita, perdono, pace, amore, umiltà, sapienza… Ebbene: è sorta per noi!

Messa dell’aurora

Glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano visto e udito

La scansione temporale delle messe del Natale, che la liturgia colloca rispettivamente nel cuore della notte, al sorgere del sole e in pieno giorno, è per noi un invito a rinnovare la contemplazione del mistero della nostra salvezza come sotto il crescendo di luce di un prolungato lucernario. Di fatto, se ci pensiamo, nella vita spirituale accade proprio così: l’incontro con il Signore ci coglie di sorpresa come una piccola fiammella di luce che illumina la notte del nostro cuore, della nostra mente, che rischiara e consola le nostre pene; poi l’esperienza fatta ci aiuta a compiere un passo più in profondità e impariamo a meditare e custodire in cuore le esperienze fatte, a coltivare la relazione con lui e, infine, il frutto della contemplazione si manifesta nella luce piena, accesso alla comunione con il Dio uno e trino.

Come vivere allora questa messa dell’aurora? Mettendoci alla scuola dei pastori e di Maria. Anzitutto dei pastori che, dopo la manifestazione sorprendente dei cori angelici, si sono messi in movimento alla ricerca di quel Bimbo che era stato loro annunciato negli umilissimi segni di un bimbo qualsiasi, avvolto in fasce come tutti i bimbi, ma deposto in una mangiatoia. La mangiatoia è il luogo dove le bestie si possono nutrire, ma Dio non ne disdegna il significato: quel Bimbo si offrirà un giorno come cibo a tutti gli uomini. E poi mettendoci alla scuola di Maria che, fra lo stupore di coloro che come lei erano raggiunti dalla narrazione dei pastori, non si limita a reagire alla straordinarietà dell’evento, ma cerca di comprenderlo e custodirlo in sé, lasciandoci intuire la profondità del sacrario del suo cuore, luogo intimissimo dove la relazione con Dio si compie. Dio non è solo risposta ai nostri bisogni, non si limita a saziare la nostra fame, ma vuole stabilire con noi la stessa relazione d’amore che lega il Padre al Figlio nello Spirito Santo!

prima lettura   Arriva il tuo Salvatore!

In questo brano di Isaia Dio è annunciato come il Goe ’l, che nella legislazione di Israele era il parente più stretto di una persona a cui spettava il compito di farsene ricattatore, qualora questi si trovasse in necessità di aiuto e protezione. Se Dio si dà tanta pena per un oscuro piccolo popolo deportato e schiavo a Babilonia quanto più, lui che è creatore di tutti, non si darà pena per l’intera umanità?

seconda lettura   Apparvero la bontà di Dio e il suo amore per gli uomini

Il Goe ‘l profetizzato da Isaia trova descritte in questo commovente passo della lettera di san Paolo a Tito le sue prerogative: Dio, fattosi in Gesù Cristo riscattatore dell’umanità, ha il volto di una bontà e tenerezza inimmaginata, perché non solo ha salvato l’uomo, ma lo ha anche reso partecipe della vita divina colmandolo di misericordia, che è amore donato per il solo desiderio di amare.

vangelo  Vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere

Impressiona ogni volta che leggiamo questo Vangelo la reazione dei pastori all’annuncio della nascita del Salvatore, la loro disponibilità a lasciarsi guidare da una visione notturna, così come i magi da una stella. Chi se non colui che ha l’animo di un sognatore può decidere di mettersi in movimento dopo un improvviso guizzo di consapevolezza che gli fa afferrare il senso della vita? O chi se non un uomo acceso dalla forza del desiderio può decidere di seguire quelle scintille di luce che scoccano nella notte come stelle cadenti, illuminando la mente e scaldando il cuore? Nel nostro bisogno di chiarezza e sicurezza spesso cerchiamo la luce piena e non sappiamo godere delle piccole luci che sono disseminate nelle notti della nostra vita, non sappiamo credere ai sogni di bene, di fiducia e di amore che bussano alla nostra coscienza con il volto di un bambino. Ciò che cade sotto i nostri occhi in pieno giorno non ha bisogno di fede per essere creduto: si impone semplicemente all’evidenza; non ha bisogno di essere meditato perché, di solito, ciò che cade sotto i nostri occhi sta anche nelle nostre mani come un oggetto ormai conosciuto di cui disponiamo a piacimento… Ma l’evidenza non basta al nostro cuore: in fondo al nostro cuore alberga una grande nostalgia di altro, nostalgia di un sogno di pace e di fraternità, nostalgia di un Dio vicino e umile, di un Dio che con la forza mite della sua tenerezza disarmi i popoli e converta le armi in strumenti atti a coltivare la terra… Nostalgia di colui che sempre nasce per noi!

Messa del giorno

Chiamati a condividere la vita divina del Figlio di Dio fatto uomo

Ed ecco che in questo grande giorno del Natale giungiamo al momento in cui la luce puntata sul mistero della carne del Figlio di Dio si fa piena! Siamo presi per mano dalla parola di Dio e, dopo essere stati condotti davanti al presepe, siamo invitati a spingere lo sguardo sull’invisibile! La fede somiglia alla notte perché è di notte che noi possiamo vedere più lontano: basti pensare che la galassia di Andromeda, il corpo stellare più lontano che riusciamo a vedere a occhio nudo, dista da noi un paio di milioni di anni luce… Ebbene, la fede, che crede senza vedere, spinge in realtà il nostro sguardo più lontano ancora! Oggi, in questa contemplazione prolungata del presepe, del mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio possiamo in qualche modo «trapassare» la carne di Gesù e vedere il cuore stesso della Trinità, perché Gesù è insieme uomo e Dio, e vedendo lui «vediamo il Padre»: anche gli apostoli, ci ricorda san Francesco nelle Ammonizioni, «con gli occhi del loro corpo vedevano soltanto la carne di lui, ma, contemplandolo con gli occhi dello spirito, credevano che egli era lo stesso Dio». Nel mistero del Natale siamo coinvolti anche noi con i nostri sensi fisici e spirituali. Perché c’è un vedere, un sentire, un gustare, un toccare, un odorare che è della fede: anche i sensi fisici e spirituali infatti «trapassano» l’uno nell’altro. Oggi fissando lo sguardo amoroso su Gesù percepiamo la sua carne santa come la porta che ci introduce nell’abisso dell’amore trinitario che da prima della fondazione del mondo ci ha pensati figli nel Figlio. Ci doni il Signore di vedere e credere!

 

prima lettura   Vedono con gli occhi il ritorno del Signore a Sion

Ogni volta che il Signore visita il suo popolo è un tripudio di gioia! Se la caratteristica dell’oggetto di ciò che si spera è di non essere ancora presente («speranza che si vede non è più speranza»), il suo compimento supera ogni aspettativa tanto da farci esclamare «non credo ai miei occhi!». Vedere con i propri occhi il compimento delle promesse divine, la sua presenza in mezzo a noi, significa farne esperienza non per sentito dire ed essere invasi dalla gioia.

seconda lettura   Tutto sostiene con la sua parola potente

Anche questo brano parla di un compimento: nell’Antico Testamento Dio aveva parlato attraverso i profeti, ora parla nel Figlio, nel quale ha chiamato all’esistenza e mantiene in vita tutte le cose. Quando Dio parla opera sempre, perché la sua parola è creatrice, e il vertice della parola creatrice di Dio – il cui immenso potere ci è stato partecipato! – è il perdono che è il nome stesso di Gesù, Dio salva. Ogni volta che perdoniamo noi amiamo e parliamo con il cuore di Dio!

vangelo   Noi abbiamo contemplato la sua gloria!

«Abbiamo contemplato la sua gloria!». È il messaggio straordinario del Natale! I nostri occhi hanno visto il volto di Dio! No, non in una teofania, non in una visione, non in un’estasi… ma nella carne di un bimbo! E vedendo Dio nella carne, abbiamo visto la sua abissale umiltà, che lo ha spinto a farsi bimbo. Eppure, ci suggerisce Giovanni, non c’è contraddizione fra l’umiltà di un Dio che si fa uomo e la sua gloria eterna. Vedendo l’umiltà di Dio vediamo la sua gloria… La pagina del Vangelo che leggiamo in questa liturgia porta il nostro sguardo e il nostro ascolto oltre la concretezza e la materialità della nascita di Gesù. Come squarciando il velo del mistero, disegna davanti alla nostra mente e al nostro cuore il faccia a faccia eterno fra il Padre e il Figlio. Ci fa udire, dietro i vagiti di quel bimbo, il dialogo amoroso della Trinità che ha dato origine a «tutto ciò che esiste». Giovanni ci porta in alto, ci porta oltre il tempo, nel seno della Trinità, là dove l’uomo è stato pensato e voluto con un atto di amore infinito e là dove, con lo stesso infinito amore, dopo il peccato dell’uomo, è stato concepita la nostra redenzione. La nostra salvezza è evocata qui con alcune immagini: luce e vita, grazia e verità. Ma ne capiamo facilmente il perché: là dove regna la tenebra nessuna forma vivente è possibile, nessun processo vitale può compiersi. Ma la vera tenebra, ossia la vera morte che impedisce la vita, è il peccato. Ebbene, Gesù viene a noi come luce e vita e si offre alla nostra libertà desiderando la dignità di un «sì» che lo accolga come dono di assoluta gratuità, ossia come grazia, e di indefettibile amore, ossia come verità. Poiché solo l’amore è verità!

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