C’era un uomo ricco, che ogni giorno si dava a lauti banchetti.
Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo.
Morì anche il ricco e fu sepolto
Morto e portato dagli angeli: il mio è stato un trapasso anonimo agli occhi degli uomini, ma si è tramutato in un volo beato, perché ero ben conosciuto da Dio col mio nome, Lazzaro, cioè Dio aiuta.
Il ricco è stato sepolto: una cerimonia solenne, un bel sepolcro, ultimo atto di una vana apparenza finita tragicamente lontana da Dio. Quell’uomo lo vedevo spesso, ma per lui non esistevo; aveva beni materiali, ma non un nome: era noto come l’epulone, il ghiottone, il suo orizzonte non si estendeva al di là della sala da pranzo. Non era un violento, ma un gaudente che viveva in modo irresponsabile i doni di Dio. Non odiava gli altri, semplicemente non li vedeva, non li conosceva.
E se non riconosci il fratello, neanche Dio ti riconosce: il cielo è per i Lazzari, non per i lazzaroni.