26 marzo, veglia pasquale

Pubblicato giorno 25 Marzo 2016 - Commenti alle letture festive 2016

Condividi su:   Facebook Twitter Google

26 marzo

 da Messale festivo 2016 EMP

 

26 MARZO
VEGLIA PASQUALE – NELLA NOTTE SANTA
O IMMENSITÀ DEL TUO AMORE PER NOI!

«La notte splenderà come il giorno» (Exsultet): è il canto che in questa notte risuona solenne e gioioso nelle nostre assemblee cristiane. L’intera liturgia della veglia pasquale ci immerge in questo splendore cantato e annunciato dal preconio pasquale. È veramente uno splendore capace di squarciare le tante forme di tenebre che possono avvolgere i nostri cuori e le nostre esistenze, capace di illuminarle fino a trasformale in giorno. È lo splendore dell’amore di Dio che si è rivelato più forte della morte e in grado di colmare, senza misura, ogni distanza che abbiamo posto o possiamo porre tra noi e il nostro Creatore e Signore. «O notte veramente gloriosa, che ricongiunge la terra al cielo e l’uomo al suo creatore» (ivi): è il canto inarrestabile del preconio. L’inimmaginabile è avvenuto: la nemica per eccellenza dell’uomo, la morte, è stata sconfitta. Gesù è risorto: è l’annuncio che ci raggiunge da quell’alba in cui un piccolo gruppetto di donne si recò a un sepolcro per onorare il corpo di un morto senza trovarlo. Con la pietra trovata da quelle donne rimossa dal sepolcro è stata insieme rimossa definitivamente ogni separazione fra noi e Dio: Gesù è risorto e non muore più, è sempre con noi. Ora più niente può separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù (cf. Rm 8,38-39). «O immensità del tuo amore per noi! O inestimabile segno di bontà: per riscattare lo schiavo, hai sacrificato il tuo Figlio!» (Exsultet): è il cuore dell’annuncio pasquale. Illuminati dallo splendore di tale amore di Dio per noi, possiamo attraversare e uscire dalle nostre notti, perché più niente e nessuno può toglierci la certezza che «la verità basilare, fondamentale, radicale della nostra vita è che siamo amati da Dio in Gesù» (card. Martini).

PRIMA LETTURA Dio vide che era cosa buona
La parola che si impone, come un ritornello gioioso, all’origine del creato, della vita e della vita dell’uomo è quella della bontà, della positività. Israele, ripensando alla sua storia non può non riconoscerlo: l’affermazione della positività della creazione e delle creature riposa, come un fondamento inoppugnabile, sui gesti d’amore di Dio per il suo popolo.

SECONDA LETTURA Eccomi
Come nella prima lettura, anche nella seconda una parola si impone all’interno della narrazione: è l’eccomi di Abramo. Di fronte alla parola di Dio che si fa oscura Abramo risponde di nuovo «eccomi» (v.1 e 11). Continua a fidarsi di quella voce divina da cui si era sentito dire «tu» (cf. Gen 12,1), collocandolo all’interno dell’unica relazione che dà ragione all’uomo di se stesso. E neppure questa volta la fiducia di Abramo viene tradita.

TERZA LETTURA In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli egiziani
Non c’è proporzione fra il popolo d’Israele e l’esercito egiziano: da una parte un popolo disarmato, uomini che fino al giorno prima erano soggetti al lavoro forzato, donne, bambini e anziani, dall’altra schiere di «combattenti scelti» (15,4) alla cui guida c’è lo stesso faraone. Eppure quella che sembrava destinata a essere una notte di violenza e morte per Israele si trasforma, per opera di Dio, in una notte di salvezza e canto, che giungono fino a noi e mettono radici dentro la nostra storia di figli di Dio.

QUARTA LETTURA Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero, non si allontanerebbe da te il mio affetto
Nella relazione con il Signore la realtà dell’amore si svela nella sua forza di trasformazione. «Forte come la morte è l’amore» (Ct 8,6), è giunto a proclamare il Cantico dei cantici. Ma non è ancora tutta la verità dell’amore: l’immenso amore e l’affetto perenne di Dio cambia il lutto in gioia (cf. Ger 31,13), muta la condizione dell’abbandono e dell’afflizione nel tempo delle nozze. La notte di Pasqua porta a compimento le profezie della Scrittura: l’amore del Signore è più forte della morte, l’amore del Signore fa risalire la nostra vita dagli inferi (cf. Sal 30,4).

QUINTA LETTURA Così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto
Isaia ci fa fissare lo sguardo sull’unica vera speranza a cui volgerci nel procedere spesso affannoso e turbato della vita. Mentre il mondo vortica, e noi con esso, ciò che non muta, ciò di cui possiamo essere sicuri, ciò che non delude la nostra sete di vita e di senso è la parola del Signore, che in questa notte va a effetto, portando a compimento tutte le sue promesse.

SESTA LETTURA Ascolta, Israele, i comandamenti della vita
Nel testo di Baruc troviamo associate due parole in un binomio forse sorprendente per noi: comandamenti e vita. Quante volte, infatti, avvertiamo i comandamenti contrari alla nostra libertà, alla nostra vita. I comandamenti, in realtà, sono a servizio della nostra esistenza e non contro essa. Il Signore ce li ha donati perché rimanessimo attaccati e stretti a lui, che è vita in abbondanza, che è gioia.

SETTIMA LETTURA Voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio
La liturgia della Parola della veglia pasquale ci ha fatto percorrere attraverso l’ascolto delle pagine dell’Antico Testamento l’intera storia della salvezza, preparandoci a comprendere, accogliere e celebrare il culmine di questa storia: la risurrezione. L’ultima tappa di questa preparazione non poteva che essere la stupenda dichiarazione d’amore di Dio per il suo popolo, contenuta nella profezia di Ezechiele: il Signore promette a Israele di avere cura di lui e di rendere nuova e bella la sua vita, al di là di tutti i suoi tradimenti.

EPISTOLA Possiamo camminare in una vita nuova
La morte e risurrezione del Figlio di Dio fatto uomo sono l’evento decisivo e fondamentale dell’intero creato e di tutta la storia umana. Ogni singola esistenza in tutti i secoli passati, presenti e futuri è raggiunta, toccata e coinvolta dall’opera per eccellenza dell’amore di Dio per gli uomini. Questa notte anche noi, qui e ora, siamo afferrati dalla forza di questo amore, come afferma Paolo: «Consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù» (v. 11).

VANGELO Si ricordarono delle sue parole
Il primo impatto dei discepoli di Gesù con l’evento della sua risurrezione è smarrimento, paura, perplessità e stupore, tanto tale fatto supera la loro esperienza e la loro possibilità di comprensione. Ma c’è una via per accogliere nella loro vita questo incredibile annuncio con tutte le sue conseguenze di bontà e novità per ognuno di loro: la fiducia e la fede in Gesù e nelle sue parole. Ricordandosi delle sue parole, Maria Maddalena, Giovanna, Maria e le altre donne trovano il coraggio di portare agli apostoli e «a tutti gli altri» (v. 9) l’incredibile annuncio che Gesù è vivo, è risorto. Grazie al loro coraggio anche noi siamo tra «tutti gli altri» e così quell’annuncio ora diventa luce per la nostra vita.

Condividi su:   Facebook Twitter Google