29 maggio

Pubblicato giorno 28 Maggio 2016 - Commenti alle letture festive 2016

Condividi su:   Facebook Twitter Google

29 maggio

da “Messale festivo 2016” EMP.

 

29 MAGGIO
SS. CORPO E SANGUE DI CRISTO
PRENDERE E DISTRIBUIRE

Nella 2a domenica dopo Pentecoste celebriamo la solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo. In alcuni luoghi questa solennità è celebrata il giovedì precedente, giorno settimanale che ricorda l’istituzione dell’eucaristia nell’ultima cena di Gesù. Gesù è il Cristo, è Figlio di Dio, generato dal Padre, il Verbo incarnato, concepito per opera dello Spirito Santo e nato da Maria, crocifisso, morto e risorto per la nostra salvezza. Dio, fatto uomo in Gesù, ha assunto una carne umana, per entrare in comunione con la sua creatura, fatta a sua immagine e somiglianza in modo mirabile, e per offrirle se stesso in una comunione di vita eterna.
Oggi celebriamo questo mistero che ci coinvolge e penetra, ci stupisce e rallegra. Il Figlio del Dio altissimo e creatore non solo si è fatto carne, ma nella sua grande umiltà si è fatto pane vivo e vino nuovo, per lasciarsi mangiare e bere, e permettere così che la creatura umana, uomo e donna, sia trasformata e divenga partecipe della sua natura divina. Come può avvenire questo? Mistero della fede! Amen, ripetiamo! Fermiamoci, riflettiamo e adoriamo! Quale grande amore contempliamo oggi in questo mistero! Il mangiare è simbolo di partecipazione, di vita, di comunione. Dio ha voluto essere mangiato per divenire alimento di vita eterna per tutti quelli che lo desiderano, che si lasciano coinvolgere nel suo dono d’amore. Non solo! Lui desidera che pure noi ci facciamo cibo per gli altri, compiendo lo stesso suo gesto d’amore. Tutto questo è possibile nello Spirito e nella sua benedizione trasformante. Il pane e il vino consacrati dallo Spirito, che opera una nuova creazione, divengono veramente corpo e sangue di Cristo nelle mani del sacerdote, che pronuncia le stesse parole dette da Gesù il giovedì santo nel cenacolo. La stessa carne assunta dal Verbo, mangiata da noi, ci fa diventare sue membra. Il gesto di prendere, di mangiare il pane e di bere il vino, ci dispone a distribuire quello che abbiamo ricevuto, come è avvenuto per gli apostoli in Galilea, a Tabga, presso il lago di Tiberiade, il giorno della moltiplicazione dei pani, come è descritto nel Vangelo.

PRIMA LETTURA Offrì pane e vino
Melchisedek significa re di giustizia e regna su Salem che vuol dire pace. Rappresenta un sacerdozio superiore a quello della futura tribù sacerdotale di Levi, discendente di Abram. Questo è significato dall’atto dell’offerta della decima a lui da parte di Abram. È un re-sacerdote che benedice Dio e Abram: è mediatore della benedizione discendente e ascendente. È nominato anche nel Salmo 109, nella lettera agli Ebrei e nella preghiera eucaristica I. Il modo del suo sacerdozio è riferito alla singolarità della sua persona: non ne vengono nominate la provenienza e la discendenza. Richiama l’eterno sacerdozio di Gesù Cristo, Figlio di Dio, che ha offerto se stesso per la salvezza dell’umanità e per l’instaurazione del regno della pace vera.

SECONDA LETTURA Mangiate questo pane e bevete al calice
San Paolo ci trasmette quello che ha ricevuto: ci dona la più antica formula di consacrazione eucaristica. Gesù benedice il pane e il vino nella cena pasquale, che diventano suo corpo e sangue, affinché lui possa rimanere con noi per sempre. Questo dono di sé l’ha lasciato nelle mani degli apostoli, dei loro successori e di tutti i sacerdoti, affinché continuino a celebrare l’eucaristia in ogni tempo e luogo. A noi la grazia di mangiare e di bere questo dono per divenire partecipi del corpo e del sangue di Cristo ed essere sostenuti nel servizio, nel dono di noi stessi, nell’annuncio della salvezza e nell’attesa del ritorno del Risorto.

VANGELO Voi stessi date loro da mangiare
Oggi, i gesti e le parole di Gesù hanno risonanze liturgico-eucaristiche. Il vero pane è lui. Il Vangelo vuole aiutarci a comprendere che, partecipi in Cristo della sua vita, siamo chiamati a divenire persone eucaristiche. I credenti, cibandosi del pane della vita e bevendo al calice della salvezza, sono invitati a condividere quello che sono e hanno per permettere al Signore di compiere le sue meraviglie, anche nel nostro tempo. Il poco che possiamo donare, offerto con semplicità e generosità al Signore, può essere da lui moltiplicato con abbondanza per la vita di molti. Voi stessi date loro da mangiare: accogliamo personalmente questo invito, fiduciosi che, uniti a Gesù, sarà possibile ancora il miracolo dell’amore che sfama. Non sciupiamo nulla dei doni di natura e di grazia, che Dio elargisce con abbondanza!

Condividi su:   Facebook Twitter Google