6 gennaio 2019 – Epifania del Signore – Il Re e il suo popolo

Pubblicato giorno 5 Gennaio 2019 - ARTICOLI DEL BLOG, Commenti alle letture festive 2019

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6 GENNAIO
EPIFANIA DEL SIGNORE
IL RE E IL SUO POPOLO

La storia d’amore fra Dio e l’umanità arriva oggi a una svolta: in un oscuro villaggio a poche miglia da Gerusalemme un bambino è riconosciuto Re dei giudei da un piccolo drappello di saggi pagani arrivati alla meta dopo un lungo viaggio al seguito di una stella e di un oracolo. Il giorno in cui il Verbo fatto carne viene riconosciuto dai magi è il giorno natalizio del popolo di Dio. Gesù comincia a raccogliere intorno a sé il suo popolo quasi anticipando la promessa con la quale annunzierà l’esito della sua passione: «Attirerò tutti a me». Questo fa il nostro Re: raccoglie intorno a sé un popolo non con gesta epiche e gloriose, ma con l’umile gesto di darsi in riscatto per tutti: «Hai riscattato per Dio, con il tuo sangue, uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e hai fatto di loro, per il nostro Dio, un regno e sacerdoti, e regneranno sopra la terra» (Ap 5,9-10). Sì, Dio ci raccoglie in un solo popolo e ci fa regnare con lui. Noi siamo abituati alle monarchie che riempiono di gossip le pagine dei rotocalchi. Ma Gesù ci mostra che cosa fa davvero un re: un re esce alla testa del suo popolo, ne combatte le battaglie, ne difende l’integrità, la cultura e la civiltà, ne promuove lo sviluppo, opera per la pace e promuove la giustizia. Gesù è re perché ha fatto tutto questo.

PRIMA LETTURA La sua gloria appare su di te
Israele, piccolo popolo dalla storia travagliata, immerso nel buio delle terre pagane, che nei secoli ha conosciuto l’amarezza della schiavitù e dell’esilio, è depositario della gioiosa promessa divina a favore dell’umanità intera: «Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra» (Gen 22,18). Sopra il capo di Israele Dio ha steso la sua gloria come una tenda, i cui paletti, come accade alla nascita dei figli, saranno allargati all’inverosimile per accogliere ogni popolo e nazione, amici e nemici: figli e fratelli adottivi di Israele saranno tutte le genti convertite al Signore! La pagina di Isaia ci annuncia il tripudio di questo momento e l’unità di tutti, in un abbraccio che annulla le distanze.

SECONDA LETTURA Le genti, chiamate a formare in Cristo un solo corpo
La consapevolezza di Paolo, missionario delle genti, è un assoluto da comunicare a tutti: Dio mi ha fatto il dono, a vostro vantaggio, di rendermi servo del suo amore che salva! È stupefacente la certezza che Paolo manifesta riguardo il contenuto del dono con cui Dio lo ha gratificato: mai prima d’ora – dice Paolo –, nella lunga storia di Israele, Dio aveva manifestato così chiaramente che tutti gli uomini sono chiamati a diventare uno in Cristo, a diventare Cristo! Quel che Paolo vive è nient’altro che la missione della Chiesa, la missione di ognuno di noi. Tanto è il dono da trafficare che anche noi possiamo dire con lui: «Guai a me, se non annunciassi il Vangelo».

VANGELO Gli offrirono in dono oro, incenso e mirra
Pare che Dio non disdegni affatto le religioni pagane con i loro oracoli, la loro ricerca di segni nel cielo e sulla terra: a tal punto egli esalta la ricerca di questi magi da farli evangelizzatori della nascita di Gesù presso il re Erode, l’intera città santa di Gerusalemme e l’entourage religiosa del tempo. Il nostro Dio ha una logica ben strana! Anziché mandare gli angeli ad annunziare la nascita del suo Figlio a colui che siede sul trono di Davide e agli scribi, invia loro dei pagani! Riserva invece schiere di angeli per una manciata di pastori raccolti attorno al fuoco sui colli di Betlemme. Dio scalza le logiche umane! I magi cercavano un re e, conseguentemente, la meta della loro ricerca era la reggia di Gerusalemme: infatti, dove era ovvio cercare un re se non in una reggia? L’indicazione che gli scribi offrono loro – con un’apatia che a noi lascia interdetti – non li turba affatto e si mettono in viaggio verso la misera borgata di Betlemme, pieni di gioia per la guida della stella. Davvero nulla è logico in questo brano: coloro che noi tacceremo di ingenuità sono i primi fra i credenti del Figlio di Dio che è nato a confessarlo re, sacerdote e offerta a Dio gradita. Ma questa apparente insensatezza profuma di libertà come la fede! Solo chi è libero di porre la sua fiducia in Dio che guida le stelle («Pastore di costellazioni» lo cantava Turoldo!), sa riconoscere il significato dei segni che Dio ha posto nel creato, e sa riconoscere nella fragile carne di un bambino il Re di tutti i popoli e nell’altro un fratello.

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