
“Anche se io rendo testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove vengo e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. E anche se giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato”.
In queste pagine di Giovanni si può forse perdere un po’ il filo del ragionamento di Gesù, ma ogni dettaglio è carico di un significato immenso.
Oggi ad esempio Gesù dice che la sua testimonianza è vera perché lui sa da dove viene e dove sta andando.
Non è forse qui la radice del nostro spaesamento? Perché nessuno di noi può essere affidabile per se stesso? Perché nessuno di noi, se è sincero, sa veramente da dove viene e dove sta andando. Ci mettiamo un’intera vita a capire di che storia siamo figli, e un’intera vita a capire che cosa vogliamo veramente, verso dove stiamo andando.
In Gesù questa domanda ha trovato risposta.
È nell’amore che Egli vive con il Padre, che ha trovato risposta. E ciascuno di noi sa quanto l’esperienza dell’amore sani alla radice il nostro spaesamento.
Quando ci sentiamo amati, di colpo non importano più tutte le contraddizioni di cui siamo figli, e tutto l’ignoto che si dipana davanti. Importa che quell’amore non ti fa sentire più sbagliato ma ti fa sentire giusto e al momento giusto.
“Gli dissero allora: «Dov’è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio»”.
Mi piacerebbe salvare l’intenzione della domanda: “Dov’è tuo Padre?”. In fondo tutti stiamo cercando un Padre, tutti stiamo cercando qualcuno che ci renda davvero figli alla maniera di Gesù. E Gesù risponde che chi conosce Lui alla fine conosce anche il Padre che sta cercando. Che è un po’ come dire che dall’incontro con Gesù ne scaturisce un incontro profondo anche con un Senso che guarisce davvero tutta l’esistenza.
Per questo Gesù è l’unico che può portarci lì dove davvero vogliamo andare. Di sé stesso dirà: “Io sono la porta”. (Gv 8,12-20)