8 dicembre, Immacolata Concezione di Maria

Pubblicato giorno 7 Dicembre 2016 - Commenti alle letture festive 2016

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8 dicembre

da “Messale festivo 2016” EMP

 

8 DICEMBRE
IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
LA BELLEZZA DEL SÌ

La festa di oggi ci fa contemplare Maria «risplendente di bellezza» (dal prefazio). La Chiesa di tutti i tempi ha sempre colto in lei una bellezza particolare, fino a giungere alla definizione del dogma della sua immacolata concezione, espressione della comprensione ecclesiale di tale bellezza. Poiché è «l’incontro libero e amoroso fra Dio e la sua creatura a costituire il cuore della fede cristiana» (A. Smeman), possiamo capire con quale tipo di bellezza Maria risplenda agli occhi dei credenti. Con lei, infatti, l’incontro tra Dio e la sua creatura torna ad accadere nella sua pienezza originale di fiducia e innocenza, perché la posizione di Maria nei confronti di Dio è quella del sì. E il suo sì libero e amante la rende terra feconda in cui Dio può seminare con larghezza i suoi doni e raccoglierne frutto al cento per cento (cf. Mt 13,8). Ma più ancora il sì di Maria rende evidente il suo essere stata creata a immagine e somiglianza di Dio (cf. Gen 1,26). Infatti la posizione del sì è prima di Dio. Egli, che non ha mai receduto da questa sua posizione nei confronti dell’uomo, compie in Maria grandi cose (cf. Lc 1,49) per renderla «degna dimora per il Figlio» (dalla colletta). Così in Maria e nella sua immacolata concezione vediamo realizzato che cosa significhi che «noi non siamo né della notte, né delle tenebre» (1Ts 5,5): su di lei e su di noi incombe il sì di Dio che vuole realizzare per noi e con noi grandi cose.

PRIMA LETTURA Dove sei?
Drammi numerosi e per la maggior parte inspiegabili attraversano la storia dell’umanità. Il libro della Genesi indaga e mette in scena in forma di racconto la loro vera radice: la rottura del rapporto intimo e amante fra l’uomo e il suo Creatore e Signore. A causa della scelta di Adamo ed Eva di vivere lontano e contro Dio paura e nascondimento si frappongono ormai tra l’uomo e Dio. Eppure nello stesso giardino dove si è consumato questo dramma, origine di ogni altro male, si leva, carica di un amore indomabile, la voce di Dio, che non vuole arrendersi alla scelta sbagliata e autodistruttiva dell’uomo e della donna, ma rilancia la relazione, mettendosi alla loro ricerca. Nel nome di Eva, madre dei viventi, e nel destino della sua stirpe Dio già vede e offre all’umanità l’inizio di un nuovo e più bell’incontro con lui. Ecco perché i credenti di ogni tempo si sono rivolti a Maria con il nome di «nuova Eva», riconoscendo in lei e nel suo straordinario destino l’aurora del rapporto nuovo e riconciliato fra Dio e l’umanità. E la luce di quest’aurora illumina a tutti noi la strada del ritorno nel giardino di Eden.

SECONDA LETTURA Secondo il disegno d’amore della sua volontà
Nello splendido inno con cui apre la sua lettera ai cristiani di Efeso Paolo attira la nostra attenzione e la nostra preghiera su ciò che muove la volontà del Padre nei nostri confronti: l’amore. Di conseguenza anche la sua opera verso l’umanità non può essere che amore. Oggi contempliamo uno dei capolavori di quest’opera d’amore: Maria, una di noi, resa tutta bella da Dio.

VANGELO Piena di grazia
Il racconto di Luca ci fa entrare nello sguardo di Dio e ci fa fissare con i suoi occhi Nazareth e Maria. Nazareth, un luogo che a stento si sarebbe potuto trovare sulle mappe dell’epoca di Maria, esce dall’anonimato e assurge a centro della storia e del cosmo. Ad attirare lo sguardo di Dio su Nazareth è la persona di Maria. Allora sorge nei nostri cuori una domanda: «Chi sei Maria?». Ai nostri occhi una donna che per la giovane età deve ancora fare il suo ingresso definitivo nel mondo degli adulti. Inoltre una donna che appartiene ai senza potere, a un popolo soggetto all’impero romano, e per di più di quel popolo è parte della categoria dei poveri, degli ultimi. È su questa giovane donna, insignificante agli occhi dei più, che si sofferma lo sguardo di Dio, rivelando Maria a se stessa e a noi. L’inviato di Dio, Gabriele, la chiama con il nome con il quale è conosciuta da Dio: piena di grazia, cioè amata, splendida di bellezza, fatta bella dall’amore di Dio. Uno sguardo così su di sé spinge dolcemente Maria alla «parola più positiva della lingua umana» (R. Ellmann): sì. Maria si scopre capace del sì: sì alla vita, sì all’altro, sì a Dio. E la storia e l’umanità si possono incamminare di nuovo e decisamente verso la bellezza dell’incontro e della comunione con la vera sorgente della vita.

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