9 marzo – Strappati dalla prigionia e fatti liberi di amare – Commento al vangelo di don L.M.Epicoco

Pubblicato giorno 9 Marzo 2019 - ARTICOLI DEL BLOG, Commenti al vangelo di d.Luigi Maria Epicoco

luigi maria epicoco
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di don Luigi Maria Epicoco

Ci sono almeno tre grandi tappe nel brano del vangelo di oggi. Innanzitutto è Gesù a dare inizio alla vicenda. È Lui infatti che si accorge, che fissa lo sguardo su Levi. Levi sembra ripiegato sul suo lavoro, esattamente come Caravaggio in maniera geniale lo ha ritratto nel famoso quadro della vocazione di Matteo. Eppure quello sguardo e poi quell’unica parola lo strappano dall’ipnosi del suo stato. Strappano Levi dalla prigionia di quella vita di prima, e gli donano una libertà che non aveva forse mai sperimentato. Il vangelo la descrive così: “Ed egli, lasciata ogni cosa, si alzò e si mise a seguirlo”. Ma se l’iniziativa primordiale l’ha presa Gesù, la seconda è tutta di Levi: “Levi gli preparò un grande banchetto in casa sua; e una gran folla di pubblicani e di altre persone erano a tavola con loro”. È irresistibile il bisogno di esprimere la gratitudine dopo aver incontrato un fatto come quello di Cristo. Quando una persona si sente molto amata non riesce a non provarne una gratitudine concreta. Quel pranzo preparato, dove siedono peccatori e gente comune, è il modo che Levi ha di esprimere gioia per quell’incontro. Credo che questa sia la chiave di lettura del perché ancora oggi molti cristiani, religiosi, sacerdoti, non hanno paura di rischiare forme di pastorale estreme che urtano anche un po’ la sensibilità di molti. È irresistibile per loro esprimere attraverso quel tipo di ministero la gratitudine di un incontro che gli ha cambiato innanzitutto la vita a loro. “I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai discepoli di Gesù: «Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?» Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, bensì i malati. Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori a ravvedimento»”. Credersi giusti ha come conseguenza quella di escludersi dalla missione di Gesù. Ma c’è un altro dettaglio che non va trascurato: Gesù è venuto per i peccatori, ma con uno scopo, aiutarli a ravvedersi. È troppo poco pensare che la misericordia sia solo una vaga accoglienza. (Lc 5,27-32)

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