Commenti ai vangeli della XXXIII settimana del tempo ordinario, 17-23 novembre

Pubblicato giorno 15 Novembre 2024 - ARTICOLI DEL BLOG, Il Vangelo di oggi

Condividi su:   Facebook Twitter Google

 

Domenica 17 novembre

I saggi risplenderanno

come lo splendore

del firmamento

 

Piacerebbe a tutti avere un po’ di saggezza e non brancolare nel buio dell’indecisione e dell’ignoranza.

Ma chi è il saggio? Colui che sa di non poter brillare di luce propria, ha la modestia di ammetterlo e non si lascia prendere dal senso di onnipotenza che spesso in noi si alterna con la paura di non saper fare nulla. Solo Dio ha la saggezza. Lo sapeva bene Salomone, che gliel’ha chiesta per essere un buon re. Anche a noi serve per essere buoni cristiani, buoni fratelli per le nostre comunità. Non dobbiamo temere che la meta sia troppo alta, lontana e irraggiungibile.

La luce di Dio ci ha raggiunto per illuminare il buio della nostra insensatezza; ci basta capire di poter risplendere di luce riflessa. E anche noi, nel nostro piccolo, assomiglieremo alle stelle.

 

Lunedì 18 novembre

Conosco le tue opere,

la tua fatica,

la tua perseveranza

 

Quante volte ci sentiamo incompresi e avviliti: gli altri non ci capiscono quando ci sforziamo di fare qualcosa di buono senza gettare la spugna, sottovalutano il peso che stiamo portando. Sentiamo questo come un’ingiustizia.

Ci aspetteremmo un riconoscimento che, certo, ci farebbe star meglio. L’idea che Dio veda tutto, prenda nota di tutto e non lasci cadere neanche una goccia del nostro sudore dovrebbe bastarci. Lui sa quanto ci costa, molte volte, essere come siamo e non perderci d’animo, non abbandonare la strada che ci porta verso il Signore. Con i nostri fratelli, cercando di non perderne nemmeno uno, nemmeno quello che sembra faccia apposta a rifiutare il nostro aiuto.

Non dobbiamo scoraggiarci: non c’è nessuna nostra fatica che Gesù non abbia provato sulla sua pelle.

 

Martedì 19 novembre

Ricorda dunque

come hai ricevuto

e ascoltato la parola

 

Noi andiamo avanti nella nostra vita in un eterno presente, come ci hanno insegnato tutte le più moderne teorie filosofiche e psicologiche. Il passato è passato; il futuro non esiste ancora: non ci resta che l’attimo fuggente.

Sarà pur vero, ma noi siamo fatti di tutto ciò che ci ha costruito e la memoria della bellezza dell’incontro con il Signore è ciò che ci deve dare la forza per continuare a dirci cristiani. Forse abbiamo ricevuto la fede succhiandola col latte materno, forse abbiamo scoperto l’immensità e la bontà di Dio quando già la nostra vita era adulta. Ma in tutti i casi certamente abbiamo un ricordo dei momenti in cui la rivelazione è stata più chiara, la verità di Dio ci ha folgorato.

Teniamo stretti quei ricordi, che rinnovino in noi la consapevolezza del dono ricevuto. E allora potremo continuare a camminare.

 

Mercoledì 20 novembre

Tu sei degno, Signore Dio nostro,

di ricevere la gloria, l’onore e la potenza

perché tu hai creato tutte le cose,

per la tua volontà esistevano

e furono create

 

Dio si è guadagnato il nostro apprezzamento non tanto perché è immensamente più grande di noi e ci sovrasta con la sua onnipotenza.

Dio è apprezzabile perché ha abbandonato la sua perfezione per fare spazio a noi, alla creazione, a tutto ciò che è meravigliosamente imperfetto. Sapeva bene a cosa andava incontro: problemi infiniti, persone irriconoscenti e colpevoli che lo avrebbero accusato di non aver fatto bene ciò che loro avrebbero fatto andar male. Eppure ha voluto darci la possibilità della vita e ci sostiene con la sua ferma volontà che noi esistiamo e siamo felici.

Questa sua determinazione dovrebbe bastare a convincerci a continuare a provare, anche noi nel nostro piccolo, ad essere degni del dono ricevuto e a vivere nella gratitudine e nella meraviglia per un amore così grande.

 

Giovedì 21 novembre

Chi è degno

di aprire il libro

e sciogliere i sigilli?

 

Chi può essere degno di svelare la verità? Se siamo sinceri dobbiamo dire: noi no; siamo troppo incrostati da pregiudizi per accogliere la limpidezza della parola.

Eppure ci è donata. Perché Dio ha fiducia in noi: sa che non capiamo tutto, che spesso ne distorciamo il senso per il nostro tornaconto; ma corre ugualmente il rischio. Si offre totalmente al nostro cuore e alla nostra intelligenza sapendo che il suo mistero riuscirà ad essere seme nella nostra umanità. La divinità di Dio ci viene incontro perché impariamo ad essere uomini e donne conformi al suo progetto. Non è un Dio imperscrutabile; è un Dio vicino, che sa cosa prova una donna che perde una moneta, un pastore che cerca una pecora, un contadino che coltiva la vigna.

Il mistero di Dio sta nel nostro quotidiano. Questo è il miracolo.

 

Venerdì 22 novembre

Beato chi è integro

nella sua via

e cammina

nella legge del Signore

 

Quante volte vorremmo essere senza macchia, per poter essere completamente fieri di noi; eppure non è così.

C’è chi si sente inadeguato rispetto al giusto da compiere, alla legge da adempiere, alla perfezione a cui vorrebbe giungere; c’è chi non ci prova neppure. È quello che succede agli adolescenti che lasciano la religione perché non sopportano di essere tenuti d’occhio anche da Dio, quando si sentono spesso sbagliati.

Non cadiamo nella stessa tentazione: Dio non ci vuole perfetti; ci vuole felici. Tenere insieme questi due aspetti della nostra vita lo può fare solo Dio per noi, facendoci il dono di esserne partecipi.

La sua legge fa da direttiva, ma è la sua forza che ci sostiene e che ci permette di procedere con il cuore colmo di gratitudine.

 

Sabato 23 novembre

Signore

abbassa il tuo cielo

e discendi

 

Capita a tutti, a volte, di considerare il cielo troppo alto, irraggiungibile. Siamo stanchi di sforzarci, spesso inutilmente, di protenderci verso la grandezza di Dio, che pure sentiamo compiere il nostro desiderio.

Per favore, Signore, colma tu la distanza. Noi siamo qui sulla terra, inchiodati alle nostre fragilità e ai nostri bisogni; tu che tutto puoi, vieni. Ma portati dietro l’immensità del firmamento, la bellezza struggente dei tramonti quando infiammi l’orizzonte, la dolcezza dell’alba quando il buio si dirada.

Avere un Dio che sa dove siamo e ci viene a prendere è molto rassicurante; perché altrimenti, per quanto possiamo allungare il collo come giraffe o crederci onnipotenti come quelli della torre di Babele, proprio non ce la potremmo fare.

 

Condividi su:   Facebook Twitter Google