
13 Aprile
La folla dei discepoli, esultando,
cominciò a lodare Dio a gran voce
per tutti i prodigi
che avevano veduto
Cosa significano quei mantelli posati sul puledro a farti da cuscino o stesi a terra come tappeto? Perché questo spogliarsi festante venendo dietro a te che apri una strada dura, incomprensibile?
Per seguirti occorre spogliarsi e abbandonare le proprie sicurezze, le protezioni che ci siamo faticosamente costruiti per difenderci dagli altri e dal destino. Occorre lasciare il nostro nido di certezze per puntare gli occhi verso te e camminare sui tuoi passi, fidandosi del tuo amore.
L’inizio del cammino è esaltante, c’è aria di festa perché sei proprio tu quello che aspettavamo. La tua strada, però, conduce al calvario, prima che al giardino della resurrezione. Ce la faremo a seguirti così, senz’armi se non un cuore buono, Signore? Ce la faremo a scorgere la tomba vuota al di là della croce?
14 Aprile Lunedì
Tutta la casa
si riempì dell’aroma
di quel profumo
Silenzio e intimità, gesti e sorrisi nella casa di Marta e di Maria. C’è anche Lazzaro, colui che è stato risuscitato. Era a tavola e la sorella lo serviva, ma era anche divenuto pietra di scandalo, come ogni pietra rotolata da qualunque sepolcro.
Gesù: accanto a te un’altra donna, profumo di gratuità, di cura e tenerezza. Prendersi cura del corpo dell’altro, fare attenzione ai suoi bisogni: nutrire, carezzare, abbracciare… Il nostro corpo è tabernacolo che custodisce l’anima, e quando si ha cura dell’uno, si ha anche dell’altra.
Gesù si è fatto corpo, ha curato corpi; ci ha lasciato il suo corpo e il suo sangue, per la nostra salvezza; il suo corpo ha sofferto la croce ed è morto.
Non dimentichiamo la nostra umanità tanto fragile e bella. Quel suo corpo è risorto glorioso, riempiendo il mondo del profumo di vita.
15 Aprile Martedì
Sei tu,
mio Signore,
la mia speranza
Sera di primavera, come un’attesa nell’aria. Notte nel cuore, ma non esiste notte così buia da allontanarci definitivamente da te. Non c’è tradimento, né peccato che tu non sia pronto a perdonare. In questa notte, tra i tuoi, c’è chi non capisce, chi ti abbraccia triste, chi ti tradisce e chi fa lo spaccone.
Tu sei lì, punto fermo in mezzo a questa umanità bambina, la stessa che ascoltò il serpente antico nel giardino, la stessa che pensò di farsi Dio. Povera umanità che non si accontenta d’essere immagine, figlia di un Padre a cui somiglia.
Tu, Signore, la capisci questa umanità, hai voluto farne parte per non lasciarci soli di fronte al dolore, alla sofferenza e alla morte. Hai condiviso con noi la gioia, il dubbio, la paura e la tristezza, per mostrarci la strada dell’amore e regalarci la speranza. Ora sappiamo: solo l’amore salva.
16 Aprile Mercoledì
Tu
l’hai
detto
Giuda, povero fratello mio, uomo inquieto con la tenebra nel cuore. Chissà quali pensieri ti tormentavano, quale inquietudine ti mordeva dentro quella sera.
Sono forse io? Conoscevate entrambi la risposta, ma Gesù ti porta a domandare ad alta voce, forse per farti fuggire dal tuo buio e ripensare a quel che da solo ti eri preparato.
Tu l’hai detto! Caro Giuda, hai scoperto di volerlo diverso questo Rabbi che tanto amavi. Nessuno saprà mai cosa ti urgeva nel cuore, quali domande, quale ribellione. Quell’interrogativo posto al tuo maestro è carico di dolore, porta in sé la consapevolezza di una scelta fatta, forse, per malinteso amore.
Quanto ci assomigliamo, fratello Giuda! Quando di fronte alla scelta tra un bene che non capiamo ed un male che crediamo necessario scegliamo il secondo. Siamo creati liberi, questo plasma il nostro destino; ma rimaniamo figli amati.
17 Aprile Giovedì
Signore,
tu lavi i piedi
a me?
Ci sei maestro fino alla fine, Gesù. In questa sera ci lasci il tuo testamento.
Lo fai anzitutto con un gesto: deporre le vesti: non serve difendersi per relazionarsi con l’altro. Poi prendi un grembiule, un catino d’acqua, e ci mostri cos’è la disponibilità verso il bisogno dei fratelli. Così, disarmato, disponibile, ti chini a lavarci i piedi.
Abbiamo fatto tanta strada per stare qui con te; la polvere, il fango, ci hanno sporcati e noi ci vergogniamo di mostrartelo. Ma tu ci insegni che il tuo amore per noi ci vuole proprio così come siamo, nel momento che stiamo vivendo, nelle nostre fatiche. Ci chiedi di lasciarti fare, di mostrarci senza vergogna né timore. Ci lavi i piedi e ci rendi nuovamente degni di sedere alla tua tavola.
Davanti a te voglio deporre la mia vita e andare verso l’altro disarmata per aiutarlo a lasciarsi amare da te.
18 Aprile Venerdì
Eppure egli si è caricato
delle nostre sofferenze,
si è addossato
i nostri dolori
Dolce Gesù, uomo dei dolori che ben conosce il patire, porti su di te il dolore del mondo, la sofferenza dell’umanità d’ogni tempo.
Sono qui accanto a te, mio fratello, Dio invincibile e santo che hai voluto condividere la mia sorte facendoti conforto di ogni sofferente. Guardo il tuo volto, gli occhi chiusi, il costato ferito, le mani, i piedi…e vedo uomini e donne, l’incredibile dolore della condizione umana. Ti guardo e timidamente sorrido perché tu sei la speranza che non muore, sei la forza dell’amore sofferente che dona quanto può, fino alla fine. Grazie Gesù, grazie per il tuo sì e per quello di tua madre.
Dopo le grida, il rumore, l’agonia, hai restituito il soffio della tua vita al Padre. Tutto è placato, ora, tutto è silenzio.
Ricordati di noi, Signore, non lasciarci soli nell’ora del dolore.
19 Aprile Sabato
Non è qui,
è risorto!
Silenzio! Il re dell’universo dorme; riposa dopo la fatica ed il tormento. Pare che in questo giorno la natura stessa parli a bassa voce.
Ma ecco, nel silenzio il Signore si desterà, forse sta già accadendo, e desterà dal sonno il padre Adamo e la madre Eva, prenderà per mano i giusti d’ogni tempo e mostrerà loro la sua vittoria. Poi la pietra del sepolcro rotolerà via ed esploderà la gioia.
Non è qui, è risorto! È veramente, veramente risorto! Perché l’amore vince, perché la vita nell’amore non può spegnersi. Lasciamo oggi che si spalanchino le nostre tombe, che si disperdano l’angoscia, la paura, la tristezza ed il pianto, il Signore è risorto!
Domenica 20 aprile
Resta
con
noi!
Divino viandante, continua a camminare con noi in questo nuovo giorno, aurora di resurrezione. Anche noi, come i pellegrini di Emmaus, siamo smarriti e stanchi, la nostra speranza si è affievolita, la nostra vita è spenta perché i venti della delusione e della sofferenza hanno preso il sopravvento e hanno indebolito le attese di un nuovo futuro.
Resta con noi in questo nostro oggi e sussurraci ancora parole di vita che rinforzino le nostre ginocchia vacillanti e i nostri passi stanchi e incerti.
Apri i sepolcri nei quali ci rifugiamo, le zone di confort in cui sostiamo e donaci un cuore amante e appassionato per essere lì, dove viviamo, donne e uomini di resurrezione, tessitori di speranza e di quel mondo nuovo che tu sei venuto a inaugurare con la tua Pasqua.