
Domenica 27 aprile
Tommaso,
uno dei dodici,
chiamato Didimo
Io sono Tommaso, ero assente quel giorno quando tu sei apparso; non ho creduto ai fratelli: sai voglio sempre vedere e toccare! Ho sempre bisogno di prove e di segni per credere.
Come poter credere al tuo amore incondizionato e incomprensibile, un amore più forte della morte, capace di vincere il peccato, l’odio, la divisione? Per me tutto è finito quel venerdì, quando ti sei consegnato e ti hanno crocifisso.
Ora, guardando i segni dei chiodi ho compreso: lì ho visto le mie ferite e quelle del mondo! Ti ho incontrato di nuovo, proprio credendo che quelle ferite siano feritoie di salvezza per tutti. Mani bucate che non hanno trattenuto nulla e nessuno, corpo crocifisso e risorto per la moltitudine: Mio Signore e mio Dio, ti amo!
Lunedì 28 aprile
Costui andò
da Gesù
di notte
Quante donne e uomini vagano nelle loro notti nella ricerca di un volto, di una voce amica, di una mano che anche solo sfiori la loro solitudine, la loro inquietudine, raccolga il loro dolore.
Persone che abitano le loro notti popolate da mille, passi che camminano nel vuoto, mani che elemosinano un briciolo di verità che colmi il cuore e doni speranza. Quanti Nicodemo nelle nostre città, quante solitudini che gridano una presenza, una vicinanza, un calore umano.
Lasciamo che qualcuno di loro ci tolga dalle nostre comodità, facciamoci vicini, ascoltiamoli e apriamoli a un Altro, a una parola che scruta il cuore, che illumina la vita e apre a una verità che dura per sempre, a un passaggio dal buio alla luce: sia per loro una vera rinascita verso il regno.
Martedì 29 aprile
Le ha rivelate
ai piccoli
La piccolezza è per il mondo qualcosa da escludere, da non considerare: è una realtà che va contro l’immagine di performance, di successo, di prestigio, che rompe lo specchio dorato basato sull’apparenza e sull’immagine, sull’idea di una perfezione irrealistica.
La piccolezza, invece, può essere una opportunità che si declina nell’accettazione della propria fragilità fisica o psicologica, nelle contrarietà o nelle sofferenze che la vita presenza senza chiederne il permesso. Ogni persona la sperimenta, nessuno ne è esente.
Non abbiamo paura delle nostre piccolezze, perché se accolte, pregate e interiorizzate, fatte diventare tema di discernimento, possono divenire una grande benedizione per la nostra vita, rivelazione del mistero di Dio che ci abita.
Mercoledì 30 aprile
Dio ha
tanto amato
il mondo
Quante volte ti ascolto, Signore, e le tue parole sono un suono lontano che non mi tocca e non mi scuote. L’abitudine attenua tutto, anche le cose importanti.
Quanto oggi mi dici mi sconvolge: se lo ascoltassi con il cuore, lo lasciassi penetrare lentamente, mi potrebbe commuovere sino alle lacrime. Sono amata personalmente dal Padre sino al punto che lui ha chiesto al proprio figlio, l’amato, di donare la sua vita per me, per ciascuno di noi. Gesù, il Figlio, non ci ha amato per scherzo, ma si è consegnato ed è morto per amore nostro.
Sapere questo, mi deve scuotere, provocare, aprire il cuore alla gratitudine, al rendimento di grazie. Siamo amati davvero, non dimentichiamolo; fissiamolo nella memoria perché sia certezza che guida la nostra vita.
Giovedì 1 maggio
Bisogna obbedire a Dio
invece che agli uomini
Quante parole ascolto, parole vuote, a volte insensate. Parole che hanno un potere sulla mia vita perché creano un pensiero, muovono le scelte. Parole di amici, ascoltate sui social: mi parlano di libertà, ma quale libertà?
Comprendo che un po’ mi condizionano, nel pensare, nello scegliere, nel giudicare; quasi senza accorgermene obbedisco a qualcuno fuori di me. Chi si può ritenere così libero da non lasciarsi condizionare? Forse occorre imparare a disobbedire a quella mentalità mondana che la cultura propina, dove tutto e il contrario di tutto sono verità assolute.
Obbedire a Dio o agli uomini? Scelta coraggiosa, controcorrente. Disobbedire: devo sapere chi sono, a cosa credo, cosa sono capace di perdere. Scelgo di non scendere a compromessi perché Qualcuno ha dato la vita per me
Venerdì 2 maggio
Cinque pani
e due pesci
Cosa sono cinque pani e due pesci? Come sfamare una folla con questo poco che ho tra le mani, con questo poco che sono? Guardo l’immensità dei bisogni che mi circondano e mi assale lo sconforto! Di fronte al bisogno di pane, di pace, di fraternità, il mio poco a cosa serve?
Signore tu mi dici che il mio poco è il molto che posso dare oggi, il mio tutto, che messo in comunione con il tutto di altri moltiplica gesti di attenzione, di cura di perdono e di servizio.
Dove trovare tutto questo? Dentro di me, nella profondità del mio cuore dove posso scegliere di donarmi e come donarmi. Nessuno lo può fare al mio posto. La via della fraternità esige la condivisione del pane della mia vita, distribuire il pane che io sono per sfamare i fratelli che mi vivono accanto.
Sabato 3 maggio
Io sono la via,
la verità
e la vita
Siamo come pellegrini, sempre in cammino. Posiamo i piedi solo per un istante su una zolla di terra per poi riprendere con decisione i passi verso altre mete.
Siamo cercatori di una verità che sta sempre davanti a noi, che ci dona di gustare per un momento un brivido di eternità, ma poi ci spinge ad andare avanti. È bello non sentirsi mai arrivati perché il cammino è la vita. Tutta l’esistenza è un grande viaggio Signore, per scoprirti, incontrarti, raggiungerti e amarti.
Siamo cristiani, uomini e donne in cammino, non migliori degli altri, ma depositari di un tesoro: in Gesù, via verità e vita, la meta non è diversa dal cammino; la vita non è diversa dalla via, la relazione con lui rende vero ogni nostro passo.