Audite, poverelle – 3 – Non guardate alla vita de fore

Pubblicato giorno 9 Luglio 2025 - ARTICOLI DEL BLOG, Eventi

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non guardate alla vita de fore…

 

Proviamo a fare spazio alla fragranza dello Spirito nascosta nelle parole  di Francesco facendo un altro passo nella semplice lettura del versetto dell’audite:

… non guardate alla vita de fore, ka quella dello Spirito è migliore (FF 263),

Francesco invita le povere dame a porre tutta la loro attenzione alla vita dello Spirito, poiché essa è migliore rispetto alla vita de fore, alla vita cioè estranea alla via dello Spirito, fuori dalla misura reale ed umile di sé. Una disposizione che la stessa Chiara riprenderà nella Regola: quelle che non sanno di lettere, non si curino di apprenderle, ma attendano a ciò che sopra ogni cosa debbono desiderare: avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione, pregarlo sempre con cuore puro e avere umiltà, pazienza nella tribolazione e nella infermità…  (FF 2811) Come a dire: vuoi imparare la vera Sapienza? Prima che allo studio delle lettere, rivolgi tutta la tua attenzione ad avere lo Spirito del Signore e la sua operazione, all’unico desiderio che unifica.

Chiara, chiediamo a te di spiegarci meglio: come si impara questo? Nient’altro desidera se non il creatore e redentore e salvatore nostro (FF 69-70), con tutto il desiderio della mente (FF 2869) …fino a desiderare di imitarlo (FF 2879). Desidera la Sapienza del Signore, la sola che abita con la prudenza e possiede scienza e riflessione. Te ne accorgerai dal suo frutto: migliore dell’oro più fino, da ciò che produce: migliore dell’argento pregiato (cfr Sap 8,12.19). La vita dello Spirito è veramente migliore -che può essere distante dall’ottimo- anche quando ci chiede di avere pazienza nella tribolazione, di perdere qualcosa di noi, un certo stile di vita. L’obbiettivo non è il successo -magari in una modalità miracolistica- ma la conversione che è al cuore della comunione. Solo lo Spirito ci rende corpo vivo di Cristo, nell’armonia che solo Lui può creare.

Se la vita dello Spirito è migliore, perché è così difficile da accogliere e seguire? da dove comincio?

Prima delle parole è il tuo sguardo Chiara a risponderci: sei assorta, attenta al Crocifisso, alle sue mani come a quelle delle sorelle, ai suoi piedi come a quelli delle sorelle. Sembri suggerire: «inizia guardando, in silenzio, senza perfezionismi, chiedi più lucidità sui tuoi pensieri e, senza paura, considera ciò che è essenziale, ciò che è indispensabile. Lì fissa lo sguardo e il cuore. Esso è troppo importante e ce ne dobbiamo prendere cura. Vedrai maturare nella coscienza un modo nuovo di stare con gli altri che mette al centro dell’attenzione non te stesso/a, ma l’Altro nei fratelli».

Chiara, ci stai insegnando che il cuore e la sostanza di una relazione di vero amore è l’Amore stesso, lo Spirito Santo, e che questo cuore e questa sostanza tanto più rendono forte e gratuita la relazione, quanto più sono silenziosi, umili e pacifici. Ci stai insegnando che lo Spirito, ‘il noi di Dio’, predilige la forma comunitaria. In un certo senso sei tu stessa Chiara la risposta, nel tuo desiderio di lasciar trionfare, per prima in te, lo Spirito in quel piccolo luogo che è S. Damiano, dove tu con le sue sorelle ti sei rinchiusa per cominciare in realtà un esodo, un esodo incessante da voi stesse, per un pellegrinaggio di purificazione e di povertà, di rinascita dall’alto, di trasformazione paziente in quel Crocifisso povero che avevate ricevuto, come consegna, da Francesco.

«Allora ciò che era amaro diviene dolcezza, perché non si tratta di cercare di stare meglio aggiustando qualcosa, ma di consegnarci senza trattenere nulla a Chi ci ha immersi, impregnati di sé nel battesimo e desidera scendere in noi fino in fondo al nostro cuore. Riscopriremo allora che la vita spirituale diventa libera e gioiosa non quando si salvano le forme e si cuce una toppa, ma quando si lascia allo Spirito l’iniziativa e, abbandonati ai suoi disegni, ci disponiamo a servire dove e come ci viene chiesto: non si cresce per rammendo ma per traboccamento» (papa Francesco). Lo Spirito, che suscita il nostro volere e il nostro operare, componga il nostro cuore e le nostre relazioni in unità, creando una concordia migliore dell’omologazione, quella fondata sulla creatività della carità. Tutte le cure che diamo allo Spirito, infatti, ci liberano da ciò che è passeggero. Più lo serviremo e più semplificheremo, ordineremo il lavoro e ogni cosa a Dio… risponderemo cioè alla nostra vocazione, ciascuno -distintamente- per riflettere e incarnare in questo momento della storia un aspetto del Vangelo.

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