Audite, poverelle – 5 – Quelle che sunt adgravate … e l’altre ke per lor suo affatigate, tutte quante lo sostengate en pace…

Pubblicato giorno 22 Luglio 2025 - ARTICOLI DEL BLOG, Eventi

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… tutte quante lo sostengate en pace…

 

Visitato da sorella infermità, ormai al termine della sua vita, Francesco non si chiude al flusso dello Spirito, non taglia con Dio, come testimoniano le sue parole nel Cantico di frate sole e nell’Audite. Di quest’ultima abbiamo cercato di assaporarne il nutrimento per sostenere la nostra vocazione. Giungiamo ora agli ultimi versetti:

 

Quelle ke sunt aggravate de infirmitate et l’altre ke per loro suò affatigate, tutte quante lo sostengate en pace, ka multo venderite cara questa fatiga, ka ciascuna serà regina en celo coronata cum la Vergene Maria (FF 263)

 

Può veramente dire qualcosa l’infermità alla nostra vocazione? Più che dire, credo ci provochi, ci voca/chiama a scegliere a pro/favore della vita. Quando la malattia si affaccia con la sua tenebra d’istinto tendiamo a chiuderci, non vediamo più sbocchi sulla vita e ci tuffiamo a cercare soluzioni, magari leggendo un libro profondo e chiaro. Il nostro cuore invece ha bisogno di una luce, un raggio di grazia che illumini le tenebre che lo affliggono e che solo lo Spirito Santo può far penetrare comunicandogli la sapienza viva. Francesco ha avuto in dono questa luce, per grazia, in modo più intenso durante la sua malattia …e le tante avversità. La irradiava annunciandola col suo comportamento, con le parole e il saluto «il Signore ti dia la pace» (FF 121) per dirigere i passi di quanti sedevano presso le tenebre verso la pace. La raccomandava ai ministri: anche se ti percuotessero, tutto questo devi ritenere come una grazia e in questo amali e non pretendere che siano cristiani migliori (cfr FF 234). Francesco l’aveva scoperta in ogni impedimento ad amare il Signore – persone moleste, infermità o altro – quale bene nascosto per l’anima. È questo bene illuminato dalla grazia a brillare ora nelle parole che indirizza a Chiara e alle sue sorelle: quelle aggravate dalla malattia come quelle affaticate per loro, tutte sopportate ogni cosa per l’amore del Signore conservando la pace nell’anima e nel corpo. Chiara morente ce ne indica l’opera vivificante ricordando agli astanti: «da quando ho conosciuto la grazia del mio Signore Gesù Cristo, attraverso il suo servo Francesco, nessuna pena mi è stata fastidiosa, nessuna penitenza pesante e nessuna malattia dura» (FF 3247).

Vivere insieme potrebbe infatti trasformarsi in una pretesa di pace confusa con la tranquillità, mentre l’amore di Dio genera in noi un movimento di carità. Se invece non ho ricevuto niente e cerco di spremere da me stesso la bontà, l’amore ecc., esigerò che l’altro mi ridia qualcosa in cambio della mia fatica.

Quale pace dunque cerca il nostro cuore? Chiara puoi dirci dove il tuo cuore trova la pace?

Ci sembra di scorgerne una traccia tra le lettere che indirizzasti ad Agnese: «se con Cristo patirai, con lui regnerai, soffrendo con lui, con lui godrai, morendo con lui sulla croce della tribolazione, possederai con lui le eteree dimore negli splendori dei santi e il tuo nome sarà annotato nel libro della vita e diverrà glorioso tra gli uomini» (FF 2880). La pace scaturisce da te, Chiara, perché nei tuoi patimenti, sofferenze e tribolazioni ti stringi in un’intima partecipazione a Cristo. Cristo nostra Pace ti rende dimora accogliente del bisogno e della sofferenza delle sorelle e, affinché il dono non diventi umiliazione per l’altra, gli doni non soltanto qualcosa di te ma te stessa: sei presente nel dono come persona (cfr Benedetto XVI, DCE,34). Ci insegni così che nessuna sofferenza vissuta con Cristo è superflua e la abbracci con fede nel piccolo chiostro del tuo seno. Allora Cristo, che ricevi trepidando nell’Eucarestia, si fa in te vita che circola nel corpo della fraternità, legame di pace che perfeziona la carità nel reciproco servizio, del servire e lasciarsi servire, del manifestarsi l’una all’altra le proprie necessità e offrirsi vicendevolmente il nutrimento dell’amore. Oh Chiara! Tutto ti è utile e utilizzabile, tutto vissuto con Cristo diviene prezioso, eterno, senza fine, tutto diviene per te dono di Dio che ti pone già accanto a Lui in cielo per incoronarti -come ogni anima fedele- regina insieme alla Vergine Maria. Una promessa che è vera anche per tutti noi, poiché se il Signore ha deciso di regalarti una grazia, un carisma che ti farà vivere la tua vita in pienezza e ti trasformerà in una persona utile per gli altri, che lasci un’impronta nella storia, sarà sicuramente qualcosa che ti renderà felice nel più intimo e ti entusiasmerà più di ogni altra cosa in questo mondo. Non perchè quello che sta per darti sia un carisma straordinario o raro, ma perchè sarà giuso su misura per te, su misura di tutta la tua vita (papa Francesco, Cristu vivit, 288).

 

O Madre nostra santa Chiara,

“pianticella” del Padre san Francesco,

con fiducia ci rivolgiamo a te.

Dalla contemplazione assidua

di Gesù crocifisso

tu traevi una inalterabile letizia,

la sapienza dell’Amore

che si dona senza misura:

una sapienza divina

che ha lasciato orme luminose

nella storia dei secoli,

adornando di bellezza la Chiesa,

donando al mondo un messaggio

profetico di comunione,

di pace, di speranza.

Certi della tua intercessione presso Dio

per ognuno di noi e per tutti coloro

che ti invocano nelle prove della vita,

a te ci affidiamo e insieme rendiamo grazie

al Padre delle misericordie

per il dono della tua santità.

A lode di Cristo. Amen.                          

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