Adorare è… – 2

Pubblicato giorno 13 Marzo 2017 - La preghiera

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2. Riconoscere che Dio è Dio!

C’è un passo della lettera di s. Paolo ai Romani che mi pare illuminante su questo tema. Siamo alle prime battute della lettera (capitolo 1°), ma l’Apostolo parte deciso e accusa l’uomo pagano, di ieri e di oggi, di cecità: si è fermato alle cose visibili, alle creature e non ha saputo scoprire il Dio dal quale il mondo ha origine e sussistenza. Non ha saputo riconoscere Dio come Creatore, sebbene il creato “canti la sua gloria e la sua eterna potenza”. Ha soffocato la verità e non Gli ha reso l’onore dovuto: adorazione e ringraziamento! In altre parole, l’uomo, lasciato in balia di se stesso e privo della luce di Cristo, non ha saputo scoprire con la sua intelligenza la causa e l’origine del Creato, anzi ha adorato la creatura in luogo del Creatore, votandosi in tal modo all’autodistruzione.

Adorare e ringraziare: i due atteggiamenti mediante i quali l’uomo riconosce se stesso come creatura e Dio come Creatore. L’empietà è rifiutare tutto questo.

Gesù ci insegna a chiedere al Padre: “Sia santificato il tuo nome!” che significa: “Fa’ o Padre che tutti gli uomini ti riconoscano come Dio”, che non cadano nell’empietà, ma che sappiano scoprire la tua mano dietro la creazione e Ti ringrazino. L’Antico Testamento è una progressiva scoperta di questa verità e una graduale educazione dell’anima orante del popolo d’Israele. Jahwè non è un dio come gli altri dei: “Lui tutto ciò che vuole lo compie in cielo e sulla terra”. Con la sua parola ha fatto i cieli, con un soffio della sua voce ha creato l’universo!

I salmi riflettono l’adorazione estatica e commossa di Israele, la sua lode benedicente e il suo grazie incessante a Dio che ha creato i cieli con sapienza, ha stabilito la terra sulle acque, ha fatto grandi luminari… (salmo 135), per cui “opere tutte  del Signore benedite il Signore!”.  Pregando i salmi 8, 18A, 28, 66, 99, 103, 134, 135, 148, 150 scoprirai questa dimensione della preghiera e la farai diventare tua. In tal modo, come Francesco d’Assisi, vedrai riflesso nelle creature il volto di Dio Creatore e nella tua vita un suo dono: “Ti ringrazio di avermi creato/a”.

Tuttavia la scoperta di Jahwè Creatore viene in seconda battuta nella storia del popolo di Israele. Essa è successiva e nasce dalla riflessione su un’esperienza profonda, indimenticabile: la liberazione dalla condizione di schiavitù in cui gli Ebrei si trovavano in Egitto.  Finalmente liberi, in cammino verso una terra promessa: e tutto questo grazie all’intervento di Jahwè che “con mano potente e braccio teso ci ha fatto attraversare il Mar Rosso e ci ha condotti in una terra dove scorrono latte e miele!”

“Mi forza e mio canto è il Signore, Egli mi ha salvato” (Esodo 15).

Un popolo di disperati, di schiavi senza futuro, attira lo sguardo e il cuore di Jahwè e l’Antico Testamento è il racconto di questa storia “sacra”, di questo progressivo innamoramento . “Quando Israele era giovinetto io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio…” (Osea 11, 1).

“Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore (Osea 2, 21-22).

Una terza scoperta (Dio Creatore, Dio Liberatore) che segna questa storia d’amore tra Jahwè e il suo popolo è detta con le parole del salmista: “Tu, Dio, sei la mia misericordia!” perché il Signore è un Dio “pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà… che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato”. E allora viene spontanea la domanda: “Chi è come Te, Signore? Tu solo sei Santo!”.  Questa storia d’amore ha la sua massima realizzazione con l’arrivo dello Sposo, di Gesù che ama la sua Sposa fino a donare la sua vita per Lei sulla croce.  Dio è Amore e questa resta la rivelazione suprema, inattesa, inimmaginabile del Dio di Gesù Cristo!

 

Tre schede di riflessione

“Bisogna che cambiamo completamente le nostre idee su Dio: Dio è Amore e nient’altro che Amore, Dio dona se stesso e non può fare altro che donarsi.

Essere Dio non significa più dominare, avere il potere di distruggere gli altri. Essere Dio significa donarsi senza misura,  spogliarsi per l’eternità…” (M. Zundel, p.75)

“Non siamo più degli schiavi. Dio non è più un padrone! Noi siamo in un matrimonio d’amore, nell’intimità di un’amicizia; siamo avvolti da una tenerezza infinita, siamo onorati da un rispetto che ha la croce come misura. E Dio non attende che una cosa da noi. L’apertura del nostro cuore gli permetterà di vivere la sua vita dentro di noi, come la persona che ama aspira a vivere con l’amato nello spazio di luce che è il dono del suo amore…” (M. Zundel, p.77)

“Tutto si spiega in questa rivelazione confidenziale che Gesù Cristo ci ha fatto e che ci libera da questo Dio-Causa prima di tutto, dominatore e oppressore, padrone e proprietario, che lascia cadere per noi qualche briciola dalla sua tavola e che ci punisce per il più piccolo passo falso. Questo dio è falso, è un idolo! Ma ora possiamo respirare perché Dio, il solo vero Dio, non viene a noi se non come Amore, l’Amore che non ci tocca se non con il suo Amore, Amore così grande e infinito che noi non lo possiamo raggiungere se non con il nostro amore!” (M. Zundel, p.81)

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