Adorare è… – 3

Pubblicato giorno 13 Marzo 2017 - La preghiera

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3. Dio è luce, è come il sole….

“Voglio restare là, scriveva s. Teresa di Gesù Bambino, fissando fino alla morte il mio Sole divino. Nulla mi potrà spaventare: né il vento, né la pioggia; e se grossi nuvoloni vengono a nascondere l’Astro d’Amore, se mi sembra di credere che non debba esistere altro che la notte di questa vita, sarà allora il momento della gioia perfetta, il momento di spingere la mia fiducia fino a limiti estremi”.

Andando davanti al Santissimo, questa parola di Cristo: “Io sono la luce del mondo” diventa viva in noi. La promessa di Cristo si realizzerà: “Chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”. Gesù è la vera luce venuta nel mondo e noi siamo invitati a lasciarci illuminare da lui, dalla sua presenza. Ci è dato di conoscere Dio nella sua luce inaccessibile e sfolgorante. Ciò che era impossibile alle generazioni che hanno preceduto la venuta di Cristo, ora è possibile per noi: “Alla sua luce noi vediamo la luce”. È grazie al Verbo che ha preso la nostra carne e che è presente nel Sacramento che possiamo scoprire il volto del Padre: “La luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo”.

Pensa al dono che Dio ci offre: quello di diventare Colui che contempliamo: Figlio e Luce! È quanto s. Paolo scrive ai Corinzi: “E Dio che ha detto: ‘Risplenda la luce nelle tenebre’, ha fatto risplendere in noi la sua luce per farci conoscere la gloria di Dio riflessa sul volto di Cristo. Noi portiamo in noi stessi questo tesoro come in vasi di terra, perché sia chiaro che questa straordinaria potenza viene da Dio e non da noi”.  E s. Macario d’Egitto commenta così questo passo: “L’anima che è stimata degna di comunicare con lo spirito della sua luce diviene interamente luce, interamente volto, interamente occhi… e non c’è nulla che non sia riempito dagli occhi spirituali di luce, perché in essa risiede l’ineffabile bellezza della gloria di luce che è Cristo!”

E s. Elisabetta della Trinità così pregava: “Attraverso tutte le notti, tutti i vuoti, tutte le impotenze io voglio dimorare per sempre sotto la vostra grande Luce. O mio Sole amato, avvolgetemi a tal punto che io non possa più uscire dal vostro splendore!”

Manchiamo sempre di speranza.

“Quando ero giovane, talvolta chiedevo conto a Dio quando le cose non andavano come io desideravo. E se Dio faceva il sordo io mi agitavo e irritavo persino. Ora, io non domando nessun conto a Dio. Ho capito che questo atteggiamento è infantile e ridicolo. Dio è come il sole! Che tu lo veda o no, che appaia o si nasconda, lui splende. Impedite al sole di splendere! Così non si può impedire a Dio di sfavillare di misericordia”. (E. Leclerc p. 109)

Ogni cammino spirituale arriva prima o poi a questo riconoscimento supremo. S. Teresa d’Avila lo riassume così: “Nulla ti turbi, nulla ti spaventi. Chi si aggrappa a Dio non manca di nulla. Dio basta!”

Don Bosco ripeteva ai Salesiani e ai giovani: “Niente ti turbi” e li invitava alla fiducia nella Provvidenza.

Questo importa: che Dio sia Dio!

Questo basta: Dio c’è!

Adorare è volgere lo sguardo verso Dio, ammirarlo, gioire di quello che Lui è, della sua santità e … ringraziare.

La presenza reale di Cristo nel Santo Sacramento ha qualcosa di tipico, di particolare. Il proprio dell’adorazione è in effetti di poter posare il proprio sguardo di carne sull’Ostia, dove si nasconde e si vela l’amore di Dio, Gesù in persona.

“Nell’adorazione eucaristica ci sono due sguardi che si incontrano: il nostro sguardo su Dio e lo sguardo di Dio su noi. Se talvolta il nostro sguardo si indebolisce e viene meno, lo sguardo di Dio non vacilla mai. La contemplazione eucaristica si accontenta talvolta di un semplice atto di presenza in compagnia di Gesù, di restare sotto il suo sguardo per dare a Lui la gioia di guardare noi che siamo il frutto della sua passione, noi per i quali Lui ha donato la vita” (R. Cantalamessa, 1989, p.88).

Leclerc, nel suo libro “La sagesse d’un pauvre” (Sapienza di un povero) ha una pagina stupenda su questa “estasi” di Francesco d’Assisi davanti a Dio, riconosciuto nella povertà e purezza di cuore.

“Non preoccuparti tanto della purezza del tuo spirito. Volgi lo sguardo verso Dio, ammiralo, rallegrati per quello che Lui è, tutto santità. Ringrazialo per Lui! È questa la purezza di cuore…. La tristezza di non essere perfetto e di scoprirsi peccatore è ancora un sentimento troppo umano. Occorre alzare lo sguardo più in alto dove c’è Dio, in tutta la sua immensità e splendore.

Il cuore puro è quello che non cessa di adorare Dio vivo e vero. Esso interessa profondamente la vita di Dio ed è capace, in mezzo a tutte le sue miserie, di vibrare per l’eterna innocenza e l’eterna gioia di Dio. Un cuore così è al tempo stesso spoglio e riempito. Gli basta che Dio sia Dio e in questo trova la sua pace e tutto il suo piacere.

La santità non è principalmente una realizzazione di se stessi, né una pienezza che ci si dà. Essa è all’inizio un vuoto che si accetta e che Dio riempie nella misura in cui ci si apre alla pienezza.

Il nostro nulla, se accolto, diventa lo spazio libero dove Dio può ancora creare. Il Signore non si lascia rapire la gloria da nessuno. È il Signore, l’Unico, il Santo! … Contemplare la gloria di Dio, scoprire che Dio è Dio, eternamente Dio, al di là di ciò che siamo o possiamo essere, gioire pienamente per quello che Lui è, estasiarsi per la sua eterna giovinezza, ringraziarlo per la sua misericordia che non viene mai meno, … questa è la purezza di cuore!

Come fare?  Bisogna semplicemente non conservare nulla di se stessi; spazzare via tutto, anche questa percezione acuta del nostro dolore. Far piazza pulita, accettare di essere povero. Rinunciare a tutto ciò che è pesante, anche al peso del nostri peccati. Non vedere altro che la gloria del Signore e lasciarsi irradiare. Dio c’è e Lui basta! Allora il cuore diventa leggero, non si sente più, come un’allodola lanciata nello spazio azzurro. Ha abbandonato ogni preoccupazione e ogni inquietudine.  Il suo desiderio di perfezione si è cambiato in un semplice e puro volere di Dio”  (E. Leclerc p. 105-107)

Facendo eco a s. Francesco d’Assisi, la beata Matilde del S. Sacramento scrive: “Siate contenti non di ciò che siete, non di ciò che sentite, ma di ciò che Dio è e che sarà sempre… Al resto non vale la pena pensarci… Non preoccupatevi che di Dio. Tutto il resto è niente!”.

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