Adorare è… – 4

Pubblicato giorno 13 Marzo 2017 - La preghiera

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Adorare è riconoscere il dono della Croce (meditazione)

Mettiti di fronte al Crocifisso, che è  la fotografia più bella di Gesù, ridotto in quello stato perché ti ha voluto bene e ti vuole nella gioia. Ciò che ruba dal tuo cuore la gioia è il peccato: Gesù con la sua morte ha vinto la morte, che è la conseguenza più vistosa e più ripugnante del peccato.

La Croce dice quindi due cose:

  • Da una parte l’amore di Dio per te: “Io per te mi sono dissanguato! … Dalle sue piaghe siamo stati guariti!”
  • Dall’altra la serietà del peccato. In un mondo che fa di tutto per far apparire il peccato come una cosa normale, che non crea problemi, che è nella logica delle cose, che in fondo non è che un gioco … la Croce ci dice quali terribili conseguenze invece esso porta e quale prezzo è costato: la vita di Dio!

Al tempo di Gesù morire in croce era uno dei supplizi più tremendi, di certo il più abietto e infamante. In croce finiva solo lo schiavo (non il cittadino romano o l’uomo libero) che si era macchiato dei delitti più atroci: insomma, la feccia della società. Una tale sorte è capitata a Gesù.

“Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa vantarsi davanti a Dio” (1 Corinzi 1, 27-29).

Da subito i Cristiani hanno battezzato la Croce con il nome di “albero della vita”, coprendola di fiori e di corone dalle foglie verdeggianti. Il segno di morte per eccellenza diventa fonte di vita e questo perché Gesù in croce non muore da disperato, bestemmiando, ma consegnando per amore la sua vita al Padre. E questa logica evangelica non è mutata con il passare dei secoli: il bene va pagato con la vita donata.

La Croce è diventata il segno del cristiano anche per un altro motivo: a imitazione del Maestro, il discepolo si riconosce dalla forza che ha di perdonare. Il perdono è la forma più alta dell’amore. “Da questo vi riconosceranno se siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri” e prima o poi, per tutti, l’amore si configura come abbraccio di pace, gesto di misericordia, abbattimento di un muro… Allora rinasce la vita!

La Croce, dicevo, è la fotografia più bella del Dio di Gesù Cristo, di questo Dio, unico tra tutte le religioni sotto il cielo, che non sa fare altro che donare il suo amore. Hai presente quelli che sul Calvario di tutti i tempi insultano, deridono, sfidano questo “Re dei Giudei”?  Dio, secondo la logica del mondo, avrebbe dovuto uccidere, sterminare quei poveretti: è così che si fa! Se Dio è tale, dimostri la sua potenza e la sua forza eliminando i suoi avversari. Invece Dio è veramente Dio nell’unico modo che gli è possibile (Lui è così!): perdonandoli e dando la vita per loro!

Sulla croce Gesù ha le braccia aperte, le mani inchiodate e il cuore squarciato: tutto è stato consumato dall’Amore per l’uomo.

Quelle braccia non si chiuderanno più, in quel cuore aperto qualsiasi disperato potrà trovare accoglienza e calore: sì, perché quel cuore è un cuore pulsante e vivo che continua a gridare la sua tenerezza per la pecorella smarrita, per il figlio perduto, per il poveraccio massacrato sulla strada di Gerico.

Rileggiamo l’episodio narrato nel Vangelo di Giovanni:

“Il giorno seguente Giovanni (il Battista) era di nuovo là con due dei suoi discepoli. Passò Gesù. Giovanni lo guardò e disse: “Ecco l’agnello di Dio”. I due discepoli lo udirono parlare così e si misero a seguire Gesù. Lui si voltò e vide che lo seguivano. Allora disse: “Cosa volete?”. Essi gli dissero: “Dove abiti?” Gesù rispose: “Venite e vedrete!” quei due discepoli andarono, videro dove Gesù abitava e rimasero con lui il resto della giornata: erano circa le quattro del pomeriggio!” (Giovanni 1, 35-39).

Erano circa le quattro del pomeriggio: questo dettaglio ci rimanda alla fine del Vangelo, alla Passione. È alle ore 12 che Cristo fu elevato tra cielo e terra, è alle 15 che muore sulla croce! Circa un’ora dopo il Cuore di Gesù è trafitto dal colpo di lancia.  “Venite e vedete!. Venite alle quattro del pomeriggio e guardate: è là che vedrete dove io abito! Là comprenderete il segreto d’amore che rivelo a quanti desiderano dimorare in me. Sulla croce il mio cuore diventa sorgente di fiumi di acqua viva.”

E ancora dalla croce Gesù, nel momento della sua morte, dona ai credenti lo Spirito Santo. L’ultimo respiro di Cristo è il primo respiro della Chiesa che vive animata dallo Spirito Santo. Dal cuore aperto di Cristo sgorga incessantemente lo Spirito come un fiume che si rovescia sugli uomini assetati, sui cuori inariditi. Ad ogni Eucaristia, dentro ogni ostia esposta si trova questo cuore aperto di Cristo da cui sgorga come un fiume di acqua viva lo Spirito d’Amore del Padre e del Figlio, questo Spirito che fa di noi dei figli di Dio.

Guardando la Croce, s. Paolo compone una stupenda preghiera e la manda ai cristiani di Efeso e oggi la manda a te.

            “Io piego le mie ginocchia davanti a Dio Padre, che è il Padre di tutti e lo supplico perché vi conceda secondo lo splendore della sua potenza

  • di essere rafforzati con il suo Spirito nell’uomo interiore
  • di essere abitati da Cristo mediante la fede nei vostri cuori
  • di comprendere la lunghezza, la larghezza, l’altezza e la profondità dell’amore di Cristo che supera ogni conoscenza”

Di fronte a questo abbraccio cosmico, un altro amico di Gesù, s. Giovanni scrive: “Ricordati che se anche il tuo cuore ti condanna, il cuore di Dio è più grande del tuo. Egli conosce ogni cosa.”

Dopo 2000 anni quel segno “vergognoso” continua a essere segno di speranza e di unità in un mondo disperato e lacerato da mille barriere e a sprigionare forza, a donare coraggio e conforto, a invitare un’infinità di gente a fare come ha fatto Lui: dare la vita per amore.

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