Adorare è scoprire l’obbedienza come la forma dell’amore.
Il Nuovo Testamento riconosce in Gesù il perfetto Adoratore del Padre e al tempo stesso lo presenta come il Servo obbediente. La sua vita si snoda tra due sì:
- quando sta per entrare nel mondo (l’incarnazione), dice: “… Eccomi, o Dio, io vengo a fare la tua volontà” (Ebrei 10,7)
- sul Calvario, le sue ultime parole sono: “Tutto è compiuto!” E reclinato il capo, spirò” (Giovanni 19,30).
“Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Unigenito Figlio” e Gesù è venuto tra noi per compiere la volontà del Padre, volontà mirata non alla condanna del mondo, ma alla salvezza per mezzo del Figlio (Giovanni 3, 16 ss).
Lungo la sua vita, più volte Gesù sottolinea la sua totale obbedienza:
- “ Non sono venuto per fare la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato”
- “ Mio cibo è fare la volontà del Padre mio”
- “Io faccio sempre quello che piace al Padre mio”
- “ Padre, se è possibile allontana da me questo calice di dolore; non si faccia però la mia volontà ma la tua”
e insegna al discepolo a pregare perché “sia fatta la tua volontà come in cielo, così in terra”.
- Paolo, scrivendo ai Filippesi, sintetizza tutta la vita di Gesù in questa espressione: “Si è fatto obbediente fino alla morte e alla morte di croce”.
In Gesù l’amore al Padre e l’amore per noi uomini assume la forma dell’obbedienza. In questa ottica si capiscono le parole di Gesù alla Samaritana: “Credimi, donna, … è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità”. (Giovanni 4, 23-24)
L’adorazione al Padre è amore (in spirito) obbediente (e verità).
Se allarghiamo un po’ l’orizzonte, notiamo come il capostipite del popolo eletto, Abramo, sia un capolavoro di obbedienza; Maria, la Madre del Salvatore, è “la serva del Signore” e s. Giuseppe l’icona dell’obbedienza silenziosa.
- Abramo: “Esci dalla tua terra e va’ nel paese che ti indicherò!” e Abramo lascia la sua città e segue il suo Dio. La sua risposta sarà sempre “Eccomi”. Dio, come ricompensa di un’obbedienza così pronta, gli promette una discendenza “numerosa come le stelle del cielo e come i granelli di sabbia della spiaggia!”, ma il tempo passa e sua moglie Sara non riesce a dargli un erede… Dopo 20 anni di attese, di speranze ecco che il figlio Isacco arriva: quale gioia! Dio ha tenuto fede alle sue promesse! Sia benedetto il Signore!
Passano pochi anni e arriva un nuovo ordine, assurdo, incomprensibile: “Prendi il tuo unico figlio, quello che ami, e offrimelo in olocausto sul monte che io ti indicherò!” La risposta di Abramo è il silenzio obbediente: “si alzò di buon mattino, sellò l’asino…”
Il momento della crisi: sembra allora che tra Dio e l’uomo si parli un’altra lingua, incomprensibile; sembra che sia calato il sipario e sia stata pronunciata la parola fine su un’attività che Dio aveva iniziato e suggerito… “Ma come? Dio mi ha chiamato e io gli ho risposto di sì con dedizione totale. Mi ha dato un figlio e ora me lo riprende? Dove sei, mio Signore?!”
E Dio tace. Momento tragico dove la vita religiosa tocca la disperazione e l’uomo lotta nella notte contro l’Inafferrabile.
Dio non vuole suo figlio… DIO VUOLE LUI !
Abramo con la sua obbedienza affida totalmente a Lui l’iniziativa assoluta della sua esistenza e della sua salvezza. Diventa come un bambino e fa esperienza della potenza e dell’amore di Dio e diventa adoratore “in spirito e verità”.
- Maria: nelle brevi apparizioni all’interno dei Vangeli, viene sempre presentata come la “donna del sì”, a tal punto da meritarsi la prima beatitudine, in ordine cronologico, nelle parole di Elisabetta: “Beata te Maria, perché hai creduto all’adempimento delle promesse del Signore”, cioè “Felice te Maria, perché con la tua obbedienza hai dato carta bianca a Dio, che in te ha realizzato il suo progetto d’amore per l’umanità”. In questa circostanza, come lungo tutto l’arco della sua vita terrena, Maria ha voluto essere nelle mani di Dio la serva attenta e pronta a fare “tutto quello che il Signore le dirà”. Da Nazaret a Betlemme, al Calvario, al Cenacolo … un’obbedienza costante che ha fatto di Lei non solo un modello di adorazione, ma un ostensorio vivente dell’Emmanuele!
- Giuseppe: leggendo il vangelo di Matteo colpisce il fatto che Giuseppe sia un uomo che riceve solo ordini: “Alzati! Va’ in Egitto! … Ritorna e va’ a Nazaret!” cui non segue mai alcuna parola di contestazione, di domanda, di attesa… Obbedisce! In questo aveva la stessa stoffa di Maria, donna obbediente, ma direi con un punto in più rispetto alla sua Sposa. Per Maria diventare la Madre del Messia può essere stato gratificante, pur con le incertezze, fatiche, … che questo ha comportato. Ma Giuseppe è sempre lì a sellare l’asino, a montare e smontare la tenda, a lavorare come carpentiere tutto il giorno… Mi sembra che abbia avuto solo guai in tutto questo suo affidarsi a Dio! Eppure, come Maria, anche lui si abbandona e si consegna al disegno di Dio diventando uno strumento nelle sue mani, costi quello che costi. Quando si è capito chi è Dio, nessun prezzo è troppo alto!
Per questo è chiamato “giusto”, perché ha dato il primo posto a Dio nelle sue scelte e impostazioni di vita. Uomo della fiducia, della consegna, dell’abbandono alla volontà di Dio e questo è il vertice della santità.
Ci vuole tanto coraggio a sposare la ragazza che era il sogno della sua vita e che ad un certo punto gli confessa di essere incinta … per opera dello Spirito Santo! Noi possiamo anche sorridere, ma questo passaggio della sua vita deve essere stato drammatico e durissimo (“A chi si sarà concessa?… Ma proprio lei! Non me lo sarei mai aspettato! E ora che faccio?……”): possiamo immaginarlo il dolore di Giuseppe… eppure si fida, dà fiducia, con il cuore a pezzi e le lacrime in mano, a Dio che in qualche modo gli ha fatto sapere che Maria sarà la madre del Messia. E la prende in casa sua, la sposa, diviene marito e padre in quel momento, secondo la legge!
Uomo di obbedienza anche nei lunghi anni di lavoro a Nazaret (12 sono sicuri, ma chissà quanti altri!), uomo che fa della sua quotidianità il luogo della sua santità. Non sarà stato certamente facile per lui, come per Maria credere che in quel fanciullo, così terribilmente normale, si celava il Figlio di Dio! È più o meno la stessa fatica che faccio io, che fai tu davanti al Pane consacrato! Tutto è così poco parlante di Dio agli occhi della carne! Solo la fede (che è tutt’altro che invenzione, suggestione o altro…) legge dentro le pieghe del quotidiano e al di là di ciò che appare per cogliere il senso vero delle cose: nei lavori monotoni di ogni giorno posso incontrare Dio, nel pane consacrato e nel bimbo di Betlemme e poi di Nazaret riconosco il volto amoroso del Padre, di Dio!
Preghiera del Card. H. Newman
“O cuore santissimo di Gesù, tu sei là nascosto nella Santa Eucaristia e pulsi sempre per noi. Ti adoro con tutto l’amore e il rispetto di cui sono capace, con tutto il fervore, l’affetto, la sottomissione possibile. O mio Dio, quando tu accetti di dimorare in me, fa’ che il mio cuore pulsi con il tuo, purificalo da tutto ciò che è mondano, orgoglioso, sensuale, da tutto ciò che è duro e crudele, da ogni perversità, disordine, morte. Riempilo di te, affinché né gli avvenimenti di questo giorno né le vicende di questo tempo possano corromperlo; ma che nel tuo amore e nell’adorazione trovi il tuo riposo e la tua pace”.