«E lodarti, ecco ciò che vuole l’uomo, piccola parte della tua creazione».
Sant’Agostino
Un quadro desolante
Nella gara della vita, le logiche del mondo sembrano trionfare. Vincono sempre i violenti, gli arroganti, gli arrivisti, coloro che costruiscono il loro successo sul disprezzo e sull’infelicità degli altri. Chi invece affronta la vita con umiltà, cercando di evitare il male, chi è generoso, chi non cerca di danneggiare gli altri, finisce spesso con il soccombere. Sembra che questo mondo sia prigioniero di logiche perverse e inspiegabili.
Di fronte a questa lotta, il nostro sguardo spesso si ripiega. Diventiamo tristi, sgomenti. Gli occhi diventano prigionieri della terra e trasformiamo la vita in un lamento che non sa vedere più oltre. Quel sentimento che fu di Leopardi continua ad abitarci e forse anche nei nostri pensieri ritornano le parole che chiudono il Canto notturno di un pastore errante dell’Asia:
«Forse in qual forma, in quale
stato che sia, dentro covile o cuna,
è funesto a chi nasce il dì natale».
Alzare lo sguardo
Alla fine del Vangelo, i discepoli sono invece invitati ad alzare lo sguardo e a smettere di lamentarsi per rendersi conto che il Signore non li ha abbandonati, CONTINUA A LEGGERE