Chiara d’Assisi e Agnese di Praga, una sola storia nello Spirito

Pubblicato giorno 26 Febbraio 2018 - ARTICOLI DEL BLOG, S. Chiara d'Assisi

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AgnesePragaFra pochi giorni ricorrerà la memoria liturgica di sant’Agnese di Praga: fra lei e santa Chiara è nata e si è mantenuta una forte e salda amicizia spirituale che ha portato la principessa boema a seguire la via percorsa dalla “pianticella di Francesco”.

Come sono entrate in relazione queste due donne, diverse per luogo di nascita, cultura, itinerario vocazionale? Lo Spirito Santo certamente ha operato per questo incontro che è nato ed accresciuto alla sua luce. Agnese era figlia del re di Boemia perciò persona “pubblica”; vicende di matrimoni assai illustri l’hanno coinvolta, ma li ha sempre posposti al suo sentirsi vocata dal Signore. Dopo la morte del padre Ottocar Agnese chiede al Papa Gregorio IX di essere sua figlia spirituale per realizzare il suo proposito. Negli stessi anni (1231-33), i frati minori arrivano a Praga e, tramite loro, Agnese conosce la vita di Chiara e sorelle. Entrata in Monastero nel giorno di Pentecoste del 1234, la fama della sua scelta ha risonanze in tutta l’Europa, probabilmente grazie allo stesso papa che loda la scelta di Agnese in una lettera scritta a Beatrice regina di Castiglia. Chiara, avutane notizia, entrò in contatto con Agnese l’anno seguente e tra le due sorelle si stabilì una corrispondenza e soprattutto un’intensa comunione di ideali. Le lettere di Agnese non ci sono pervenute, ma le quattro lettere di Chiara dicono il crescere di un rapporto vissuto in modo singolare.

Una lettera racchiude…

Scrivere una lettera nel Medioevo implicava spesa e fatica. Era un piccolo avvenimento sia mandarla che riceverla, era un dono di cui si apprezzava il valore. Per questo motivo le lettere private assumevano quasi sempre un carattere pubblico. Se queste caratteristiche erano proprie della società, ancor più in una comunità di sorelle povere la condivisione degli stessi valori abbracciati costituiva una fonte di rinnovata unità fraterna e di adesione al Signore e alla sua santa operazione.

…l’inizio di una relazione

La crescita della reciproca conoscenza tra Chiara ed Agnese si fa trasparente nei temi trattati da Chiara. La prima lettera è scritta nel 1235, nella piena maturità di Chiara come donna e consacrata. Lo sguardo è rivolto a Gesù come mediatore e redentore , con l’invito alla sequela nella povertà da Lui abbracciata “O povertà pia! Te il Signore Gesù Cristo, in cui potere erano e sono il cielo e la terra, giacché bastò un cenno della sua parola e tutte le cose furono create, si degnò abbracciare a preferenza di ogni altra cosa. Tale e così grande Signore, scendendo nel seno della Vergine, volle apparire nel mondo come uomo spregevole, bisognoso e povero, affinché gli uomini divenissero in Lui ricchi col possesso dei reami celesti”. In questo ideale di vita evangelica le due sorelle tendono all’unico scopo, ma Gregorio IX, preoccupato per la sussistenza del monastero pragense, concede i proventi dell’ospedale fondato da Agnese in precedenza. Non conosciamo la sua reazione, ma è databile in questi stessi anni la seconda lettera di Chiara. I temi trattati riguardano il Padre come meta del cammino e fonte di ogni bene, per mezzo di Gesù del quale invita a ricalcarne le orme in una fedeltà senza compromessi. In questo periodo Agnese chiede al papa, col sostegno del fratello Venceslao, di approvare la sua scelta di non avere possedimenti. Il papa Gregorio finisce per assecondare il progetto di Agnese, cedendo non solo alla sua insistenza, ma alla forza del nuovo carisma del quale due donne, Chiara ed Agnese, si fanno serve e ancelle per piacere al Signore. Infatti riconosce che nelle monache di Praga parla lo Spirito dell’eterno Padre, ed è per questo che egli riceve ed esaudisce con favore le loro richieste “che formate quasi da Lui solo (lo Spirito Santo) hanno sapore di cose del Cielo”.

e motivi di speranza…

Davanti alla richiesta ufficiale di poter osservare la forma di vita data da S. Francesco alle sorelle povere, Gregorio IX riporta Agnese all’obbedienza alla Regola composta da lui stesso. In questi anni gravidi di decisioni, ecco la terza lettera rivoltale da Chiara, la quale gioisce per i progressi intrapresi: “Ti ammiro stringere a te il tesoro incomparabile, col quale si compra Colui che dal nulla trasse tutte le cose. E invita a porre la totalità della sua persona ad amare Dio: “Colloca i tuoi occhi davanti allo specchio dell’eternità, colloca la tua anima nello splendore della gloria, colloca il tuo cuore in Colui che è figura della divina sostanza, e trasformati interamente, per mezzo della contemplazione, nella immagine della divinità di Lui.”

Chiara ed Agnese non solo stanno vivendo una comunione di ideali, ma la comunione alla persona stessa di Cristo che le unisce nell’unico amore che non viene mai meno.

Se, a livello giuridico Gregorio IX ha messo a tacere la speranza di Chiara ed Agnese riguardo un unico Ordine, rimane la comunione di vita. Nell’ultima lettera Chiara si rivolge ad Agnese con la libertà data dall’Amore e la vede anche nella sua interlocutrice: “Tu, slacciandoti da tutte le ricchezze e vanità del mondo, ti sei meravigliosamente unita in sposa all’Agnello immacolato”. Le espressioni del Cantico dei Cantici parlano del rapporto con il signore, celeste Re e Sposo e dicono la gioia delle realtà celesti che Chiara ormai vive, ma questo non la astrae dalla viva amicizia vissuta con Agnese che, così come è nata, anche ora non può esprimere se non nello Spirito: “tu sei per me la più cara di tutte….Che cosa potrei ancora dirti? E meglio che la parola umana rinunci qui ad esprimerti il mio affetto per te; solo l’anima, nel suo linguaggio silenzioso, riuscirebbe a fartelo sentire. E poiché, o figlia benedetta, la mia lingua è del tutto impotente ad esprimerti meglio l’amore che ti porto; queste poche cose che ti ho scritto in modo così imperfetto, quasi dimezzando il pensiero, sono tutto quanto ho potuto dirti”. Agnese dopo l’approvazione della Regola di Chiara e la sua morte, chiede ed ottiene la conferma anche per il suo monastero. Questo traguardo dovette addolcire ad Agnese il dolore per la morte di Chiara, che per lei era stata esempio, sorella, amica e madre nella divina ispirazione che da la vita in Cristo e crea Comunione.

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