Chiara, donna di carità – 3

Pubblicato giorno 12 Aprile 2017 - S. Chiara d'Assisi

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Il Santo Padre Papa Francesco, all’Angelus di Domenica 7 giugno, ha parlato dell’Eucaristia, essendo la festa del Corpus Domini, e ha detto:

L’Eucaristia, sorgente di amore per la vita della Chiesa, è scuola di carità e di solidarietà. Chi si nutre del Pane di Cristo non può restare indifferente dianzi a quanti non hanno pane quotidiano”. E ancora: “L’Ultima Cena rappresenta il punto di arrivo di tutta la vita di Cristo. Non è soltanto anticipazione del suo sacrificio che si compirà sulla croce, ma anche sintesi di un’esistenza offerta per la salvezza dell’intera umanità. Pertanto, non basta affermare che nell’Eucaristia è presente Gesù, ma occorre vedere in essa la presenza di una vita donata e prendervi parte.

Quando prendiamo e mangiamo quel Pane, noi veniamo associati alla vita di Gesù, entriamo in comunione con Lui, ci impegniamo a realizzare la comunione tra noi, a trasformare la nostra vita in dono di carità”.

Ogni mattina dopo l’Ora Terza, siamo solite recitare le preghiere a S. Francesco e alla madre S. Chiara. In una preghiera quando ci rivolgiamo a Chiara diciamo: “Signore Dio nostro nella Vergine Chiara tu hai voluto rinnovare il mistero di Maria tua Madre che nella fede e nel silenzio meditava in cuore la tua Parola incarnandola in frutti di carità”. Mi piace sottolineare quei frutti di carità. Tutto in Chiara, come già abbiamo visto, si trasforma in carità, in amore verso Dio e verso le sorelle. Nel processo di canonizzazione, una sorella testimonia dicendo:

De le quali virtù essa testimonia disse che poderia rispondere pienamente e veramente, se da lei fusse recerato de  tutte le virtù in particolare. E massimamente che essa madonna Chiara tutta era accesa de caritade et amava le sore sue come se medesima; e se qualche volta udiva alcuna cosa che non piacesse a Dio, avendo grande compassione se studiava correggerlo senza indugio”. E ancora: “Amava le sore sue come se medesima. Et esse sore in vita e dopo la morte sua hanno lei in reverenza come santa e madre de tutto l’Ordine. E disse anche che de la santità sua e de la sua bontà più erano li beni e le virtù sue che lei sapesse o potesse dire”.

     E nella vita di S. Chiara leggiamo come l’amore, il dono di sé a Dio, si concretizza nello svolgersi del quotidiano in dono di carità verso le sorelle: “Non ricusò nessuna incombenza delle serve, al punto che versava l’acqua sulle mani delle sorelle, assisteva quelle costrette a star sedute e le serviva a tavola mentre mangiavano. Malvolentieri dava qualche comando, anzi li adempiva spontaneamente, preferendo fare le cose lei stessa piuttosto che ordinarle alle sorelle.

Essa stessa lavava i sedili delle inferme con quel suo nobile spirito.

Quando le sorelle serventi ritornavano da fuori, spesso lavava loro i piedi e, dopo averli lavati, li baciava. Una volta stava lavando i piedi a una di queste serventi e, mentre stava per baciarli, quella, non sopportando tanta umiliazione, ritrasse il piede e colpì in volto la sua signora. Lei però riprese dolcemente il piede della servente e vi impresse un caldo bacio sotto la pianta”.

La carità di Chiara raggiunge Praga dove dimora S. Agnese, figlia e sorella carissima, “O madre e figlia, sposa del Re di tutti i secoli, non meravigliarti se non ti scrivo di frequente come la tua anima al pari della mia desidera ardentemente, e non credere affatto che l’incendio della carità verso di te arda meno soavemente nelle viscere della madre tua”. Della corrispondenza tra S. Chiara e S. Agnese possediamo quattro lettere, tutte intrise di grande carità verso la figlia nello spirito, desiderosa di vivere come la madre a S. Damiano.

La carità di Chiara oltrepassa le mura e si espande ovunque ci sia un bisogno, una necessità. La comunione che Chiara vive con Gesù nell’Eucaristia la impegna a realizzare la comunione tra le sorelle, a trasformare la sua vita in un dono di carità per tutti.

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