Chiara, donna di carità – 4

Pubblicato giorno 16 Aprile 2017 - S. Chiara d'Assisi

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Fare memoria di Chiara significa anzitutto incontrarla nelle occupazioni quotidiane, sentirla accanto nello scorrere dei giorni. Significa, come abbiamo già visto, guardarla mentre lava le ‘comode’ delle sorelle ammalate. Significa vederla alzarsi di notte per andare a coprire le sue sorelle. Significa capire che la vita ordinaria è il terreno in cui la vita fraterna si inserisce nel mistero stesso di Dio. Perché è Dio stesso la sorgente della vita di comunione. Insieme ad alcune sorelle che il Signore mi aveva dato, poco dopo la mia conversione, dice Chiara alla fine della sua vita, segue le tracce di umiltà e povertà del Signore Gesù con le sorelle ricevute in dono dal Padre delle misericordie.

Insieme a San Damiano desiderano vivere fraternamente, stare davanti a Dio in preghiera e diventare sorelle povere. Insieme sono responsabili le une delle altre dell’inserimento di tale desiderio nella realtà della vita. L’organizzazione della vita quotidiana traduce il loro desiderio; la Regola della comunità lo favorisce; l’autorità vissuta come servizio ha lo scopo di mantenerlo docile allo Spirito del Signore.

Non viene imposto niente che non sia al servizio della vita e della gioia. La madre non è colei che comanda, ma colei che nel servizio delle sorelle cerca di provvedere ad ognuna secondo i suoi bisogni, talmente benevola e accessibile che tutte possono ricorrere a lei con fiducia in qualsiasi momento. Le sorelle vivono insieme, affinché la carità, l’umiltà e l’unità che hanno tra loro cambi in dolcezza tutto ciò che è penoso e amaro.

Chiara a San Damiano con le sorelle vive una comunione semplice, intrisa dell’amore che animava Gesù stesso. Un amore che canta la presenza di Dio nelle nostre vite. Un amore che si esprime attraverso gesti concreti, ma anche con gesti di tenero affetto. Amandovi reciprocamente nella carità di Cristo, quell’amore che avete nel cuore, dimostratelo al di fuori con le opere, affinché le sorelle, provocate da questo esempio, crescano sempre nell’amore di Dio e nella mutua carità. Questa esortazione della madre s. Chiara, ci invita a dare forma a fatti, gesti, silenzio, parole all’amore deposto nei nostri cuori. La carità di Cristo che è versata nei nostri vasi d’argilla ha fretta di espandersi per dire la grandezza dell’amore di Dio.

Rispetto, discrezione, premura e tenerezza manifestano nel corso della giornata, di giorno e di notte, la sollecitudine di Chiara per ognuna delle sue sorelle. Il suo biografo, come già altre volte abbiamo sottolineato, dice che: “la santa non limitava il suo affetto all’anima delle sorelle, ma si applicava anche con meravigliosa carità a curare i loro corpi”. Quelle sorelle che testimoniano a questo proposito dopo la morte di Chiara ne ricordano i gesti semplici che manifestano l’attenzione discreta, la cura premurosa, l’umile servizio. “L’una manifesti all’altra le sue necessità. E se una madre ama e nutre la sua figlia carnale, con quanta maggior cura deve una sorella amare e nutrire la sua sorella spirituale”. Chiara è la madre che nutre, è sorella che ama. Non basta condividere il pane, versare l’acqua, alleviare il dolore e lavare i piedi. Occorre anche dare al cuore il suo nutrimento indispensabile e prezioso, capace di rivelare il valore unico di ogni volto. Chiara consola le afflitte, è l’ultimo rifugio di quelle che sono nella prova. E le sorelle diranno quanto: “madonna Chiara prendeva parte alle pene delle sorelle”. È lei che invita le sorelle a un amore di reciprocità, al servizio della vita, in un clima di fiduciosa apertura all’altra.

Affidate le une alle altre, le sorelle possono “camminare sulla via della beatitudine, sempre attente di conservare tra loro l’unità dell’amore scambievole che è il vincolo della perfezione”.

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