Chiara, donna di carità – 1

Pubblicato giorno 16 Marzo 2017 - S. Chiara d'Assisi

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Il 28 ottobre 1965 veniva promulgato il decreto “Perfectae caritatis” sul rinnovamento della vita religiosa. In questo anno 2015 ricorre il cinquantesimo anniversario della sua promulgazione. Ne facciamo memoria grata al Concilio Vaticano II, perché, attraverso questo documento, lo stesso Concilio “intende occuparsi della vita e della disciplina di quegli istituti, i cui membri fanno professione di castità, di povertà, di obbedienza e di clausura, e provvedere alle loro necessità secondo le odierne esigenze”. “I religiosi dunque, continua il documento, fedeli alla loro professione, lasciando ogni cosa per amore di Cristo, lo seguono come l’unica cosa necessaria ascoltandone le parole, pieni di sollecitudine per le cose sue”. In questo solco del documento conciliare si inserisce la vita, la vocazione della nostra madre S. Chiara. Nella sua vita si narra che fin dal grembo materno, se si pensa che “sua madre, che si chiamava Ortolana, non mancava essa stessa di frutti buoni, lei che avrebbe partorito una pianta fruttifera nell’orto della Chiesa. Infatti, benché legata alle cure familiari, tuttavia si dedicava, per quanto poteva, al culto divino e si applicava con insistenza nelle opere di pietà”. “Che cosa dire di più? L’albero lo si riconosce dal frutto.” (F.F. 3155-3156). Continua il biografo nel narrarci la vita di Chiara: “Non appena venuta alla luce, la piccola Chiara cominciò opportunamente a rifulgere nell’oscurità del mondo, già dai più teneri anni, a risplendere per la bontà del suo modo di vivere.

Come prima cosa accolse con cuore docile dalla bocca della madre i primi insegnamenti della fede e allo stesso tempo si lasciò formare e istruire dallo Spirito e così quel vaso purissimo si rivelò un vaso di grazie.

Stendeva volentieri la sua mano ai poveri e, dall’abbondanza della sua casa, veniva incontro al bisogno di molti. E affinché il suo sacrificio fosse più gradito a Dio, sottraeva di nascosto al proprio corpicino i cibi delicati che mandava, per mezzo di intermediari, per ristorare le viscere dei deboli. In tal modo sin dall’infanzia, educava la sua mente ad essere sempre più compassionevole, commiserando la miseria dei miseri. Tali furono a casa di suo padre gli inizi della sua virtù, tali le primizie dello spirito, tali i preludi della santità. E la sua fragranza tradiva di quanti unguenti profumati fosse ricolma come un vaso di profumi rivela il suo odore anche quando è ancora chiuso. La bocca dei vicini cominciò a lodarla a sua insaputa e una fama veritiera rendeva noti i suoi atti segreti, perciò la notizia della sua bontà si diffondeva tra il popolo.” (F.F. 3158-3161).

La madre Santa Chiara, lungo tutto il suo cammino di dono totale al Signore, sempre ha vissuto la fede, la speranza e la carità. L’amore di Dio l’ha chiamata: “Rendo grazie, dice, al Donatore della grazia, dal quale, scaturisce ogni bene sommo e ogni dono perfetto”. E, questo amore si è riversato abbondantemente attraverso la preghiera e la vita semplice in S. Damiano, alle sorelle che con lei condividevano il cammino e al prossimo intero. Si è chinata amorevolmente sui bisogni di tutti, come il buon samaritano, “non è passata oltre”, niente le è stato indifferente, ma tutto ha portato a Cristo.

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