Chiara, donna fatta preghiera

Pubblicato giorno 1 Settembre 2018 - ARTICOLI DEL BLOG, S. Chiara d'Assisi

Condividi su:   Facebook Twitter Google

 

       È stato fatto notare come Chiara, nei suoi scritti, non parli in forma estesa della preghiera.

Un accenno esplicito, nella Regola: “Le sorelle… lavorino… in modo tale che, bandito l’ozio, nemico dell’anima, non estinguano lo spirito della santa orazione e devozione, al quale tutte le altre cose temporali devono servire”. Questa indicazione ci aiuta  a cogliere il senso profondo della preghiera nella vita di Chiara e delle sorelle: essa gerarchizza le altre occupazioni, le nutre e tutte vi convergono.

       Chiara non propone un metodo di preghiera, ma un atteggiamento del cuore e di tutto l’essere: permanere nell’unione con Dio Trino ed Uno che lo Spirito Santo, vivente in noi, opera. In un altro capitolo della Regola ripete lo stesso invito: “Le sorelle… attendano a ciò che più devono desiderare: avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione, e a pregare sempre con cuore puro”.

       Si potrebbe dire di Chiara quello che il Celano dice di Francesco: non è tanto una donna “che prega”, quanto una donna “fatta preghiera”. Più volte nei suoi scritti, Chiara parla della “divina ispirazione”, a rivelare il rapporto incessante con Dio per opera dello Spirito Santo che in noi ha posto dimora col battesimo, dimora che i Sacramenti celebrati e vissuti purificano e arricchiscono.

      È bello percorrere le annotazioni del biografo  riguardo ai momenti in cui Chiara prega, perché ci rivelano la vita da lei percorsa per mutare una tale comunione con lo Spirito del Signore, di cui Francesco la definisce “sposa”. Troviamo Chiara in preghiera già nella casa paterna. Si legge nella “Leggenda”: “Aveva il gusto della santa orazione e la coltivava assiduamente; e impregnandosi spesso della soave fragranza della preghiera, vi imparava a condurre poco a poco una vita verginale. Non avendo filze di grani da far scorrere per numerare i Pater Noster, contava le sue preghiere al Signore con un mucchietto di pietruzze”. Una volta abbracciata la vita evangelica secondo la radicalità vissuta da Francesco e dai frati, ritroviamo Chiara a S. Damiano “continuamente impegnata in sante preghiere e lodi divine”.

     Il rapporto con il Signore Gesù è intenso e personale: “Prostrata in orazione con il volto a terra, bagna il suolo di lacrime e lo sfiora con baci: così che pare avere sempre tra le braccia il suo Gesù, i cui piedi inondare di lacrime, su cui imprimere baci”. Con Lui intesse un dialogo intenso, pregno d’amore, come traspare da quanto scrive a S. Agnese di Praga: “(Il Signore) rivolge ai passanti la sua voce perché si fermino a meditare: “O voi tutti che sulla strada passate, fermatevi a vedere se esiste un dolore simile al mio”; e rispondiamo, dico, a Lui che chiama e geme, ad una voce e con un solo cuore: “Non mi abbandonerà mai il ricordo di te e si struggerà in me l’anima mia”. Il dialogo con il Signore non è in Chiara intimismo di un “tu a tu” chiuso e, in quanto tale egoistico, ma è intercessione, partecipazione alle necessità degli altri. Ne è esempio eloquente la preghiera di S. Chiara quando i Saraceni assediano Assisi e stanno per irrompere a S. Damiano: “ Tutta prostrata in preghiera al Signore, nelle lacrime parlò al suo Cristo: “Ecco, o mio Signore, vuoi tu forse consegnare nelle mani di pagani le inermi tue serve, che ho allevato per il tuo amore? Proteggi, Signore, ti prego, queste tue serve,  che io ora, da me sola, non posso salvare”. Subito una voce, come di bimbo, risuonò alle sue orecchie: “Io vi custodirò sempre!”.  “Mio Signore – aggiunse – proteggi anche, se ti piace, questa città, che per tuo amore ci sostenta”. E Cristo a lei: “Avrà da sostenere travagli, ma sarà  difesa dalla mia protezione”.

       Riflette il biografo a proposito dell’efficacia della preghiera di Chiara: “Se il Re dei re dona se stesso a chi lo ama ardentemente, che cosa mai vi può essere che non conceda, se è cosa conveniente, a chi lo prega con devozione?”.

     Nella sua vita Chiara veramente non ha estinto “lo spirito della santa orazione e devozione” se,  sul letto di morte, le sue ultime parole sono una preghiera di lode e di ringraziamento al Signore della vita e della sua vita in particolare: “Tu, Signore, sii benedetto che mi hai creata.”. A buon diritto il biografo può scrivere che “non vi era posto nel suo monastero per la tiepidezza, non vi era posto per l’accidia, là dove la pigrizia era scossa da un pungente impulso a pregare e a servire il Signore”.

Condividi su:   Facebook Twitter Google