Chiara, Maria, contemplazione e Mistero pasquale

Pubblicato giorno 1 Ottobre 2018 - ARTICOLI DEL BLOG, S. Chiara d'Assisi

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Maria e così pure s. Chiara è profondamente associata a tutto il mistero del suo figlio, dall’incarnazione alla pentecoste. Quando Maria dice sì, il Verbo si fa carne  e viene ad abitare in mezzo a noi. Iniziamo così i tempi ultimi. La Pasqua realizza e celebra appunto questo rinnovamento di tutte le cose. Il sì di Maria riperpetuato da s. Chiara segna l’alba della nuova creazione. Maria è il segno e l’inizio di un’umanità nuova: i padri della Chiesa solevano chiamare la madre di Dio “la tutta santa, immune da ogni macchia di peccato, dallo Spirito Santo quasi plasmata e resa nuova creatura”. Il sì di Maria fa entrare nella storia Gesù, “l’uomo nuovo”, e apre la strada perché anche noi, spogliati attraverso il battesimo dell’uomo vecchio e delle sue opere, possiamo “rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera”.

Maria è il primo frutto della Pasqua, la prima creatura redenta dal sangue del suo figlio e dalla potenza ricreatrice dello Spirito. Il sì di Maria è la risposta fedele e gioiosa del “piccolo resto” a Dio e all’ansiosa attesa della storia. È un sì al silenzio e alla povertà, al servizio e alla croce, alla contraddizione, alla solitudine e all’incontro. Dal sì di Maria non vengono solo il Cristo e la salvezza, ma anche la Chiesa e il suo mistero sacramentale. Nasce un mondo nuovo. Tutte queste cose Maria le serbava nel suo cuore. La contemplazione è essenziale nella vita di Maria. Dio l’ha fatta fondamentalmente contemplativa, perché deve collaborare intimamente all’opera redentrice di Gesù. Così s. Chiara a S. Damiano come “altera Maria” contempla e brama di imitare e con Gesù  nella preghiera è “sostegno delle membra deboli e vacillanti del suo corpo” che è la Chiesa, che è l’uomo, ogni fratello e sorella che ci sta accanto, ogni situazione o prova, ogni dolore e gioia.

Maria, e così s. Chiara, segue silenziosamente il cammino di redenzione e apostolico di Gesù. Quante ore di contemplazione! La vita di Maria, di s. Chiara è stata essenzialmente contemplativa. La contemplazione in s. Chiara è fatta di Parola, di croce, di Spirito Santo. Ogni vita contemplativa, nella Chiesa, nasce essenzialmente da una parola che lo Spirito genera nel cuore dell’uomo e fa maturare nella fecondità pasquale della croce. Per questo una vita contemplativa autentica ha bisogno di tanto deserto, di tanta solitudine feconda nello Spirito, di tanta gioia di una vera penitenza.

La contemplazione in Maria, come in s. Chiara, non è fine a se stessa: è un sereno adorare la Trinità che abita in noi, un gioioso incontro con il Signore che parla attraverso la Scrittura, che si offre a noi nell’Eucarestia e ci attende nel mistero della Chiesa e nella sofferenza dei fratelli e delle sorelle.

Chiara, la contemplativa è la donna del servizio, dell’offerta, è presente, attenta ai problemi di chi le sta intorno. Soltanto i contemplativi sanno scoprire con facilità i bisogni e le sofferenze degli altri.

La contemplazione genera nell’uomo una capacità inesauribile di servizio. Nel cuore di Maria, di s. Chiara, è sempre viva la presenza degli uomini che aspettano “il conforto di Israele”. Nella contemplazione si è sempre uniti a ogni uomo che soffre.

Per questo nel cuore di ognuno di noi è sempre presente il mistero della Chiesa “sacramento universale di salvezza”. È presente l’uomo creato a immagine di Dio e redento dal Cristo. È presente il mondo che soffre e spera. È presente il dolore di questo mondo “che passa” e la luminosa certezza della “nuova creazione”.

In ciascuna di noi come in Maria, in Chiara, la contemplazione è opera dello Spirito Santo. Si nutre della Parola. Esige la sapienza del deserto. È profondamente inserita nella Chiesa e genera continuamente in essa la parola che deve essere annunciata. Ed è sempre una gioiosa risposta, che scaturisce dal silenzio e dalla croce pasquale, alle esigenze e alle attese, alla sofferenza e alla speranza del mondo in cui viviamo e che aspetta la manifestazione gloriosa del Signore e la definitiva “libertà dei figli di Dio”.

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