Col cuore di Giuseppe: dire sì al Mistero

Pubblicato giorno 18 Dicembre 2018 - ARTICOLI DEL BLOG, Briciole di pensieri

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Osservo questo pezzo di legno, è olivo.

Le sue venature sono sinuose, hanno gradazioni di colore diverso: alcune chiare quasi dorate e altre scure come la notte, dando unicità a ogni pezzo di legno. Questa unicità mi riporta agli eventi di questi ultimi giorni. Fino alla settimana scorsa la mia vita procedeva con linearità come una bella asse levigata e ora, invece, l’evento atteso da secoli è capitato a me. Sì, quell’asse si è impreziosita di un disegno di venature nuove, ma solo alla fine si vedrà l’originalità dei ricami apparsi sul pezzo di olivo.

Maria, la mia promessa sposa, tanto desiderata, mi raggiunge un giorno con una notizia che mi ha sconvolto a dir poco. Mi ha detto: “Giuseppe, devo dirti una cosa molto importante per noi due.”. E dopo un momento di silenzio ha aggiunto guardandomi negli occhi: “Aspetto un figlio!”. C’è mancato poco che non svenissi, mi si è annebbiata la vista, il martello mi è caduto dalle mani e sono sbiancato. Non ho permesso a Maria di proseguire, ho guardato un attimo nei suoi occhi profondi come il cielo notturno pieno di stelle e me ne sono andato. Lei ha cercato di chiamarmi, ma non potevo stare lì ad ascoltarla. Qualcosa di prezioso sentivo si era rotto in me, il mio sogno coltivato da mesi da quando ci eravamo legati nel rito del fidanzamento ufficiale, si era disintegrato. Un dolore acuto mi abitava. Continuavo a ripetermi: “No, non è possibile, no! Maria! No! E ora cosa faccio?”. Ho vagato ore e ore per la campagna, sotto un cielo grigio, come la vita che mi si presentava davanti. Quel bambino che portava in grembo Maria non era mio figlio. Non volevo sapere cosa e come era successo. Sapevo solo che la legge mi imponeva di prendere posizione. Maria era ufficialmente la mia fidanzata, avrei dovuto denunciarla come adultera e farla lapidare, ma non potevo.

Rivedevo il suo viso, il suo sguardo dolce, limpido, con quella tranquillità che comunica pace e pensavo che no, mai mi sarei macchiato del suo sangue. La legge del Deuteronomio non lasciava scampo: o la cosa era successa in paese e lei non aveva urlato e così era condannata alla lapidazione – ma come si poteva lapidare una donna con una creatura innocente in grembo? – o la cosa era successa in campagna e lei pur avendo gridato non poteva essere stata udita e allora lei poteva essere ancora mia; ma il figlio no, no, il figlio era di un altro uomo, come potevo io crescere quel bambino? Decisi che in una situazione così non potevo vivere. L’avrei incontrata e gli avrei detto che la ripudiavo in segreto. La gente avrebbe mormorato, ma la gente poi, dopo un po’, si stanca di parlarti dietro e lascia correre. E poi potevo sempre ritornare a Betlemme, se la vita qui diventava insostenibile. Alzai il viso e una stella spuntò tra le nubi. Sì, la decisione era presa. Ero risoluto a portarla avanti. L’indomani sarei andato presto alla fonte dove Maria si recava ad attingere l’acqua e le avrei comunicato la mia decisione.

Tornai stanco come non mai a casa, mi sdraiai per dormire, ma non riuscivo a prendere sonno. Mi giravo e rigiravo, ancora angosciato, arrabbiato per la perdita subita. Di notte la sofferenza si è fatta ancora più acuta. Poi la stanchezza ha prevalso e mi sono finalmente appisolato quando ormai quasi albeggiava.

E qui avvenne che, come Giacobbe e suo figlio Giuseppe, feci un sogno di provenienza divina. Vidi un angelo disceso dal cielo che mi si avvicinò, mentre ero al lavoro alle prese con la realizzazione di un tavolo che avevo da consegnare l’indomani e che non riuscivo a finire per le difficoltà che incontravo nella lavorazione. L’angelo mi fece cenno di fermarmi e io tutto sudato obbedii posando la pialla. Mi disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo”. Appena sentii quella parola creatrice “Ruah” (Spirito Santo) un oceano di gioia e di pace mi invasero; tutto divenne luminoso. Ruah, lo Spirito creatore che all’inizio di tutto aleggiava sulle acque e aveva dato vita alla terra, alle stelle, al creato, all’uomo, alla donna, agli animali, alle piante…, si era fatto presente in Maria. Allora con un lampo mi tornarono alla mente le sue parole e il suo viso, quando il giorno prima con serena preoccupazione mi aveva detto: “Giuseppe, devo dirti una cosa molto importante per noi due.” Aveva detto proprio per noi due! Ma come potevo immaginare una cosa simile? L’angelo continuò: “Ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Un figlio nostro, non solo di Maria, io lo chiamerò Gesù, il salvatore. Sento già la sua salvezza raggiungermi. Quello che sembrava un baratro senza fondo nel quale ero caduto, si è trasformato in una valle amena piena di luci, di vita, di colori, di profumi, di suoni. Benedetto Colui che viene nel nome del Signore.

Rimiro il pezzo di legno, l’asse che ho fra le mani e sono certo, sì, ne verrà fuori un bel tavolo.

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