
Con l’augurio di una buona festa del padre san Francesco!
Domenica 5 ottobre
Accresci
la nostra
fede!
Non è forse anche nostra la tentazione di misurare tutto quantificando? Come se non fosse la qualità delle cose a fare la differenza!
Gesù, davanti alla domanda del discepoli di accrescere la loro fede, sembra dire, sembra dirci: guardate che il problema non è che io non vi ho dato abbastanza fede (sì, perché da ultimo questa richiesta sembra proprio imputare a Dio questa pochezza!), ma piuttosto che non avete fede nella fede che vi ho dato, nella vostra fede. Infatti, il dono della fede è divenuto nostro, ci appartiene; e qui mette radici la nostra avidità di avere di più. Ma la fede è come i talenti: si accresce solo trafficandola, solo spendendola nel fare la parola ascoltata.
La fede si accresce solo nell’esercizio pratico di fidarsi. Si accresce in profondità, non in espansione.
Lunedì 6 ottobre
Il prossimo
tuo
La parabola del buon samaritano ci mette spalle al muro: non abbiamo scuse. Il prossimo è tale in forza della sua prossimità (spaziale o temporale) a noi, tanto quello che sfioriamo per strada, quanto quello che conosciamo leggendo il giornale. Tanto che sia un familiare, quanto lo sconosciuto che chiede l’elemosina sui gradini della metro.
Non chiede permesso per affacciarsi alla nostra vita. C’è, e per ciò stesso diventa un appello alla verità della nostra umanità. L’essere umano è capace di estendere la coscienza di sé attraverso un semplice mio, tuo. Il prossimo non è un prossimo qualunque: è il prossimo mio: mi appartiene, mi è dato: mi riguarda. Appella proprio me.
Vogliamo provare oggi l’ebrezza di questo amore che dice mio al prossimo, fino al prossimo per eccellenza che è Dio?
Martedì 7 ottobre
Ella aveva una sorella di nome Maria,
la quale, seduta ai piedi del Signore,
ascoltava la sua parola
Il vangelo ha il potere enorme di renderci famigliare tutto ciò da cui, per una dose di egoismo che ci portiamo dentro, prederemo volentieri distanza.
Oggi ci regala una sorella che non si cura di ciò che facciamo: si cura di un Altro. Se stiamo leggendo queste pagine possiamo presumere che siamo motivati ad approfondire la nostra fede, a trovare un aiuto, magari piccolino, per vivere la parola e la presenza del Signore.
Ebbene oggi l’aiuto ci viene da questa nostra sorella. Col suo stesso esserci ci invita a sederci accanto a lei ai piedi del Maestro, a smettere i panni della fretta, dell’ansia da prestazioni, persino del servizio al regno di Dio (e l’inconfessata aspettativa del riconoscimento!), per assumere quelli della discepola. Oggi vuole condividere con noi la sua parte migliore.
Mercoledì 8 ottobre
Gesù si trovava
in un luogo
a pregare
Ecco che, con un rapido crescendo, siamo invitati a passare dal discepolato di Maria di Betania alla stessa intimità di Gesù con il Padre.
Gesù si è ritirato a pregare in un luogo qualsiasi; e i discepoli che, costretti ad attenderlo, certamente si sono seduti (come Maria!) hanno modo di contemplarlo, di lasciarsi attrarre dalla sua preghiera, lasciarsi affascinare da quell’uomo che parla con Dio in modo unico.
Insegnaci a pregare! Facci entrare in quel mistero che ti trasfigura il volto, che ti fa luminoso, che ti restituisce a noi come un’acqua fresca di sorgente, come un fuoco che brucia ma non consuma, come amore che preme per dare tutto. Insegnaci quel che non pensavamo possibile: parlare con Dio in un luogo qualunque, mentre andiamo al lavoro, mentre cuciniamo… mentre viviamo!
Giovedì 9 ottobre
Se uno di voi
ha un amico
Per raggiungere il nostro cuore indurito Gesù le tenta tutte: oggi fa appello alla nostra capacità e al nostro bisogno più profondo di amicizia.
«Se uno di voi ha un amico…»: amico, quello che con te ha condiviso gioie e dolori, che non si è stancato di starti accanto, che ha sopportato i tuoi eccessi euforici e depressivi; quello con quale, nella reciprocità, hai condiviso l’intimità del cuore, che nel bisogno non ti ha mai giudicato, ma ti ha corretto, incoraggiato. Se uno di voi ha un amico… come non si farà in quattro quando l’amico si troverà nel bisogno?
Commuove questo nostro Dio che ci rivela il valore immenso di ciò che spesso diamo per scontato: amico. Abbiamo un Dio per amico e non ha tenuto per sé nulla: la sua paternità, suo Figlio, l’amore che li lega. La sua vita, il suo sangue.
Venerdì 10 ottobre
Dopo che ebbe scacciato un demonio,
alcuni dissero
è per mezzo dei demoni
che egli scaccia i demoni
Anche al tempo di Gesù esisteva la mania di riempire l’etere (reale o virtuale) di commenti: fondamentalmente siamo gente che sta alla finestra, guarda, osserva e giudica ciò che accade.
I mezzi digitali non ci aiutano: abbiamo preso distanza dalla vita e ci limitiamo a giudicarla dalla fortezza impenetrabile in cui ci siamo rinchiusi. Gesù aveva a che fare con gente come noi quando ha iniziato a liberare l’umanità da questo male profondo, dal male di chi dice: sono forse io il custode di mio fratello? Se lui è nei pasticci sono fatti suoi. E se tu lo liberi è perché fai tresca con lui o con la sua cricca.
Abbiamo smesso di credere che l’amore sia possibile; ma proprio per questo è venuto Gesù. Abbiamo bisogno di salvezza: e questa è una buona notizia!
Sabato 11 ottobre
Una donna alzò la voce e gli disse:
Beato il grembo che ti ha portato
e il seno che ti ha allattato
Talora si fa spazio in noi uno slancio di entusiasmo e di simpatia verso Gesù. La donna che, oggi, nel vangelo sovrasta con la sua voce la folla che attornia Gesù, rappresenta tutti noi.
Intuiamo che Gesù è speciale, che ogni epoca e cultura è stata arricchita dalla sua presenza, che le sue parole e i suoi gesti sono di un’umanità straordinaria, commovente, esemplare. Ma a Gesù non basta: desidera che noi andiamo oltre quel po’ di simpatia e di entusiasmo. Vuole trasfondere in noi la sua vita: le sue parole, i suoi gesti sono lui, sono la vita del Padre in lui.
La Trinità che Gesù ci ha rivelato, è un Dio che si espande, come l’universo bellezza gratuita e inesplorata, che semina amore in ogni terreno. È un Dio che, una volta ascoltato e accolto, fa vivere di vita vera!