Commenti ai vangeli della III settimana di Avvento 2024

Pubblicato giorno 13 Dicembre 2024 - ARTICOLI DEL BLOG, Il Vangelo di oggi

Condividi su:   Facebook Twitter Google

 

14 dicembre

In quei giorni, sorse Elia profeta,

come un fuoco;

la sua parola

bruciava come fiaccola

 

Una delle resistenze più forti che opponiamo alla parola di Dio è il fatto che non vogliamo lasciarci scomodare. Preferiamo la penombra alla luce perché questa mette in chiaro ciò che c’è e fa vedere ciò che manca.

Ce lo insegna anche la psicologia: spesso ci difendiamo dalla realtà attutendone i significati, edulcorando la verità, confondendo i confini dalle cose con l’unico scopo di salvare le apparenze. Elia, figura del Battista, aveva una parola ardente: non era possibile sottrarsi al suo fuoco, capace di consumare l’apparenza e far brillare la luce della verità di Dio. Siamo disposti a lasciare che il fuoco amante di Dio ci faccia ardere e dia luce al mondo, facendo risplendere in noi la sapienza della croce?

O ci spaventa la prospettiva di seguire il Signore nella sua pasqua?

 

15 dicembre

 

Che cosa

Dobbiamo

fare?

 

Anche nel nostro cuore risuona la domanda delle folle al Battista.

In questo tempo di vigilanza san Paolo ci aiuta a rispondere a questa domanda e lo fa suggerendo tre atteggiamenti: la gioia, la preghiera perseverante e il continuo rendimento di grazie. Tre moti del cuore che ci preparano a vivere il Natale con il cuore e lo sguardo di Dio, pieno del suo infinito amore per noi.

Tre moti del cuore che ci ricollocano nella nostra posizione di figli amati, che tutto ricevono e tutto restituiscono, in quel continuo scambio di reciprocità per il quale anche noi siamo inseriti nell’inenarrabile mistero trinitario.

 

16 dicembre

 

Se mi rispondete,

anch’io vi dirò

con quale autorità faccio questo

 

Scelsero la via di non compromettersi e risposero di non sapere.

Il problema sta qui: compromettersi per Cristo. Ma che cosa significa compromettersi? Vuol dire affrontare l’odio, tutto quello che ti viene contro, anche l’umiliazione più atroce. Il Padre si è compromesso, ha amato tanto il mondo da mandare il suo Figlio e sacrificarlo per noi; è andato fino in fondo, si è compromesso per amore nostro. Compromettersi vuol dire: ci sei dentro, sei coinvolto. Il Signore ci chiama a comprometterci per lui e per la sua parola, per essere testimoni dell’autorità e della potenza che scaturisce da essa.

Lasciamoci compromettere, lasciamoci coinvolgere dal vangelo, lasciamoci plasmare dall’amore di Cristo per noi!

 

17 dicembre

 

Giacobbe generò Giuseppe,

lo sposo di Maria,

dalla quale è nato Gesù,

chiamato Cristo.

 

Di generazione in generazione la misericordia del Signore si stende sull’umanità.

Meditando la genealogia di Gesù, nasce dal profondo del cuore il canto di lode che magnifica la bontà del Padre che ha mandato il suo Figlio a diventare carne dentro una storia non perfetta, anzi, segnata da personalità anche crudeli e viziose, toccate dal peccato.

È una storia che attraversa secoli e generazioni per arrivare sino a noi, dentro quella logica capovolta di Dio che sceglie di fare alleanza con il più piccolo, con il fragile, con l’umile.

Vieni Sapienza eterna, e insegnaci l’arte di scegliere il più piccolo e il più fragile per trovare te e incontrarti nel nostro oggi.

 

18 dicembre

 

E tu

lo chiamerai

Gesù

 

La cosa che conta è seguire ciò che sai essere vero anche se ti conduce per strade e vie che non conosci e che non avevi calcolato.

Giuseppe fa così: si prende la responsabilità di ciò che gli è capitato e comincia a seguire ciò che sente essere vero, nonostante tutto e tutti. Si sveglia e si prende la responsabilità di quello che gli sta accadendo, perché non può non ascoltare ciò che, in fondo, riconosce essere vero, quella voce di Dio che sente vibrare nel profondo. Accoglie la sorpresa di Dio, considera questa chiamata insieme alla realtà e lascia aperta la porta a Dio, lui che ha trasformato la sua crisi in un sogno per la vita.

Dio apre le nostre crisi a prospettive nuove, e le trasfigura, secondo le sue promesse.

 

19 dicembre

 

Ecco, tu sarai muto

e non potrai parlare

fino al giorno in cui queste cose avverranno,

perché non hai creduto

alle mie parole

 

Contempliamo oggi l’impossibilità di Zaccaria di esprimersi in parole, e il limite che ha provocato questa impossibilità: egli ha dato per scontato la sua missione, ha perso negli anni lo stupore di fronte alle cose di Dio.

Ha smarrito la capacità di meravigliarsi di fronte alla novità che Dio sempre attua nella vita di ciascuno. Non sa più riconoscere l’intervento di Dio, lui che compie meraviglie inaspettate anche dentro ai drammi dell’esistenza.

E noi? Siamo desti e vigili per fare spazio a Dio che si fa presente nella grotta di Betlemme? Sappiamo credere all’avvento sempre nuovo della parola in mezzo a noi?

Lasciamoci stupire dalla parola del vangelo, da quel sole che ogni giorno sorge per noi dall’alto.

 

20 dicembre

 

Rallegrati,

piena di grazia:

il Signore è con te

 

Come a Maria, oggi questo annuncio arriva anche a noi.

Dio entra in casa nostra, fatta di pane e quotidianità, e accende in noi una scintilla di felicità per portare gioia e luce nel mondo intero. Con queste parole dell’angelo dona a ciascuno di abitare una salda certezza: lui è con noi, lui è qui, è il dono per la nostra vita, è la forza che pur non comprendendo tutto, ci fa dire il nostro al Signore, per camminare con lui sulla strada delle sue promesse.

Dio accade qui, nella nostra piccolezza, tra le mura della nostra casa, nella nostra carne. Dio ci rivela il suo nome: sono con te.

Noi, nella nostra limitata e fragile carne umana possiamo rispondere con il nostro grido, quello che ci dona la nostra più profonda dignità: eccomi!

 

21 dicembre

 

Maria si alzò

e andò in fretta

verso la regione montuosa,

in una città di Giuda

 

Quando la parola entra profondamente nella vita, e il verbo diventa carne, essa prende la forma e il dinamismo della pasqua.

«Andò in fretta»: è il verbo della risurrezione, del mattino di pasqua. La vita di Maria è quindi una pasqua in anticipo: ella diventa esperta in salite e trasforma la sua vita in dono, servendo e vivendo l’espropriazione come atteggiamento necessario per essere portatori del Signore, nel mondo. È l’esperienza della pasqua che fa diventare esperti in ascese, e ci consente di mettere mete alte nella nostra vita.

Non viviamo nella mediocrità, assumiamo l’atteggiamento dei viandanti per andare in alto e lodare Dio con tutta la vita.

 

Condividi su:   Facebook Twitter Google