Commenti ai vangeli della seconda settimana di Avvento

Pubblicato giorno 5 Dicembre 2025 - ARTICOLI DEL BLOG, Il Vangelo di oggi

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07 Dicembre – Domenica

Venne Giovanni il Battista

e predicava nel deserto della Giudea dicendo:

«Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!»

 

Ero abituato alla solitudine e ad un silenzio rotto soltanto da ululati notturni o dal frinire delle cavallette, ed ora invece sono invaso da questa folla e odo una voce potente.

Finora Giovanni era rimasto qui nel nascondimento, ma ora deve aver compreso che sta per accadere qualcosa di sconvolgente e anche la gente l’ha capito: tutti a farsi battezzare nel Giordano. Ho visto anche farisei e sadducei, e quelli hanno ricevuto una lavata di capo di altro tipo: Giovanni ha intuito la loro presunzione di essere esenti da conversione, sicuri della loro appartenenza alla stirpe eletta. Ha prospettato scure, pala, fuoco per chi non si ravvede e non fruttifica nella giustizia data da Dio.

Se ne sono andati scossi, ma non so se decisi a cambiar vita, o rabbiosi e ancora più ostinati.

 

08 Dicembre – Lunedì

«Rallegrati, piena di grazia…».

Ella fu molto turbata

e si domandava che senso avesse

un saluto come questo

 

Mi è stato concesso il privilegio di portare questo saluto e ho visto lo sconcerto sul volto della giovane: abituata a sentirsi chiamare Maria dai suoi compaesani, non era abituata a questo nome che le risuonava nuovo, ma che da sempre era quello pensato per lei da Dio.

Piena di grazia: preservata dal peccato in previsione della morte redentrice di colui che porterà nel grembo. Gesù salverà tutti: i figli di Adamo liberandoli dalla palude in cui sono cascati, e anche lei, trattenendola dal cadervi.

Abbiamo continuato il dialogo e chiarito i dettagli, le ultime parole sono state sue e le sto riportando a chi mi ha mandato: ha intuito di essere stata scelta perché povera e umile e si è resa disponibile al progetto divino mantenendo lo stesso stile nel servire, perché lì è la vera grandezza.

 

09 Dicembre – Martedì

Se un uomo ha cento pecore

e una di loro si smarrisce,

non lascerà le novantanove sui monti

e andrà a cercare quella che si è smarrita?

 

Hai chiesto un parere Gesù e permetti che ti dica il mio punto di vista, da pecora: sono piuttosto scettica sul fatto che si dia più peso a una di noi smarrita che alle altre novantanove da curare.

E se anche qualcuno si mette a cercare, lo farà con la rabbia dentro. E se la perduta fosse ritrovata, altro che atteggiamenti amorevoli: riportata nel gregge a pedate perché la storia non si ripeta e per dare un esempio alle altre. Ma forse questo lo dico non tanto per i quadrupedi, quanto per i bipedi: se uno commette una colpa, se sbaglia e va in malora, lo si taglia fuori, che s’arrangi, doveva pensarci prima. E se vuol ritornare, prima paghi.

Ammetto di essere una pecora pessimista riguardo agli uomini, però grazie al cielo hai detto e poi garantito con i fatti che Dio non agisce così.

 

10 Dicembre – Mercoledì

Prendete il mio giogo sopra di voi

e imparate da me, che sono mite e umile di cuore,

e troverete ristoro.

Il mio giogo infatti è dolce

e il mio peso leggero

 

Quando si parla di me, a meno che si tratti di un valico montano, si pensa sempre a qualcosa di sfibrante, di oppressivo, eppure Gesù dice che posso essere dolce e leggero per chi mi accoglie dalle sue mani.

Non fraintendetemi, ho anch’io il mio peso: essere responsabili, fedeli, servizievoli, misericordiosi, pazienti, richiede spesso fatica e spirito di sacrificio, ma non lo si fa per una legge anonima di precetti e di divieti, con il rischio anche di sentirsi i migliori e creditori presso Dio. Si porta il giogo perché si è capito di essere stati amati fino al punto che il Padre ha donato il suo Figlio e questi ha dato la sua vita per gli amici.

Tenete presente che io sono fatto per due: se in certi momenti vi sembra di non farcela a portarmi, sappiate che al vostro fianco c’è Gesù che condivide il peso.

 

11 Dicembre – Giovedì

Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora,

il regno dei cieli subisce violenza

e i violenti se ne impadroniscono.

 

Forse siamo un po’ presuntuosi, ma pensiamo di essere noi i violenti che si impadroniscono del regno dei cieli.

Del resto l’ha detto Gesù ai farisei che saremmo passati loro avanti, noi pubblici peccatori segnati a dito e disprezzati da coloro che si ritengono giusti. Noi che prima abbiamo fatto violenza ai doni di Dio, seguendo i nostri egoismi; poi però la parola del Battista ha fatto breccia in noi e abbiamo diretto la nostra violenza contro ciò che ci sviliva e contro quelli che vengono detti i vizi capitali: la superbia, l’avarizia, l’ira, l’invidia, la lussuria, la gola e l’accidia.

Quando poi abbiamo incontrato Gesù, ascoltandolo e vedendo il suo sguardo, ci siamo resi conto che la battaglia era vinta. Non per merito delle nostre forze, ma a causa del suo perdono che ci faceva nuovi.

 

12 Dicembre – Venerdì

Vi abbiamo suonato il flauto

e non avete ballato,

abbiamo cantato un lamento

e non vi siete battuti il petto!

 

Sono qui nella sinagoga ad ascoltare Gesù e le sue parole mi riportano ai tempi dell’infanzia in cui ho avuto modo di conoscerlo: si mescolava ai nostri semplici giochi in cui imitavamo le vicende degli adulti ed era un acuto osservatore.

Ricorda bene come a volte eravamo di cattivo umore e non ci andava bene niente delle proposte altrui; ora, da buon maestro, ne trae un insegnamento per noi oggi, ormai adulti: troviamo sempre scuse per svicolare dagli inviti di Dio. L’austerità di Giovanni Battista, opera del diavolo; la condiscendenza di Gesù, lassismo di un gaudente. Con il risultato che non vale la pena ascoltarli, siamo già a posto così, senza bisogno di cambiar qualcosa nella nostra vita.

Ma ora mi domando se sia proprio vero, e questo non è un gioco di ragazzi: siamo in gioco noi.

 

13 Dicembre – Sabato

Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa.

Ma io vi dico:

Elia è già venuto

e non l’hanno riconosciuto

 

Sono scomparso in un carro di fuoco, come di fuoco era stata la mia parola nel proclamare la santità di Dio contro ogni culto idolatrico. Sono ritornato in spirito nella predicazione di Giovanni Battista, che descriveva la venuta del messia accompagnata da fuoco purificatore e annunciando un battesimo non più d’acqua come il suo, ma incendiato dallo Spirito santo.

Sul monte Tabor ho garantito, assieme a Mosè, che tutto questo si stava realizzando nella persona di Gesù, anche se a dire il vero anch’io, come Giovanni, sono rimasto sorpreso dal modo con cui agiva: niente fuoco sui peccatori, ma gesti e parole che inducevano al pentimento entrando nel cuore delle persone.

Lì dentro lo Spirito sprigiona una scintilla che poi divampa purificando, scaldando e illuminando tutta la vita.

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