Commenti ai vangeli della settimana 14-20 aprile 2024 – Calendario del Patrono d’Italia

Pubblicato giorno 12 Aprile 2024 - ARTICOLI DEL BLOG

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14 Aprile Domenica

Allora aprì loro la mente

per comprendere

le scritture

 

Di fronte alla visione della morte infamante di Gesù, il maestro, il «profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo», i discepoli sperimentano la desolazione, il fallimento delle loro attese: è tutto finito!

Solo il Risorto, incontrato vivo e vero, offre la chiave di lettura di tutta la sua vicenda terrena, anticipata dalle scritture, e rende i discepoli capaci di rieleggere la loro esperienza con Gesù in modo nuovo. È l’esperienza dei primi discepoli; è l’esperienza dei discepoli di tutti i tempi: di noi alle prese con morti e fallimenti, con la disperazione del «Tutto è finito!».

Lasciamo che sia lui, il risorto, ad accompagnarci nel guardare ai nostri sepolcri, smantellandoli pian piano, perché diventino luoghi di vita, di vita risorta!

 

15 Aprile Lunedì

Datevi da fare non per il cibo che non dura,

ma per il cibo che rimane per la vita eterna

e che il Figlio dell’uomo vi darà

 

La folla segue Gesù perché meravigliata dai segni che compie: guarigioni miracolose, demoni scacciati e, quasi a voler rincarare la dose, circa cinquemila uomini sfamati con pochi pani.

Questa gente così numerosa appare come uno stormo di uccelli che si muove senza tregua in cerca di lui: a guidarli è una fame ben più profonda di quella che si avverte quando lo stomaco brontola. Cristo mette in guardia proprio da questo fraintendimento: se da un lato si manifesta solidale con chi è nella malattia e nell’indigenza, dall’altro invita a chiedergli quel cibo che dura per la vita e che solo lui può dare.

Anche a noi è dato questo pane: è il suo corpo donato, è la sua vita offerta come esempio perché possiamo compiere la volontà di Dio e spegnere la sete di infinito che abita in noi.

 

16 Aprile Martedì

Allora gli dissero:

«Signore, dacci sempre

questo pane»

 

L’atteggiamento della folla ha qualcosa di ironico e di incomprensibile allo stesso tempo: segue Gesù ammirata dai prodigi che compie e poi, mai sazia, chiede un segno. È appena stata sfamata e subito accenna alla manna, un pane che i loro padri mangiarono, ma di cui presto si lamentarono perché troppo leggero.

È la condotta che Stefano denuncia pubblicamente: «Testardi e incirconcisi nel cuore e nelle orecchie, voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo. Come i vostri padri, così siete anche voi». L’unica salvezza per questa gente è prendere sul serio l’invocazione che Giovanni pone sulle loro labbra: Dacci sempre questo pane.

Sciogli, Signore, la durezza dei nostri cuori, per essere docili all’azione dello Spirito e cogliere i segni del regno presente in mezzo a noi.

 

17 Aprile Mercoledì

Questa è la volontà

di colui che mi ha mandato:

che io non perda nulla

di quanto egli mi ha dato

 

La prima lettura di oggi ci presenta un quadro inizialmente drammatico: Stefano è stato lapidato; Saulo fa arrestare numerosi uomini e donne; «tutti, ad eccezione degli apostoli, si dispersero nelle regioni della Giudea e della Samaria».

Ma la corsa del vangelo non si ferma neppure di fronte alla persecuzione, infatti: «quanti si erano dispersi andarono di luogo in luogo, annunciando la parola». È volontà del Padre che tutti gli uomini conoscano la sua salvezza; è volontà del Padre che Gesù non perda nulla di quanto gli ha dato. Un amore così grande non può che travolgere, come un’onda, l’umanità intera, affinché si immerga in quest’acqua di salvezza e trovi vita, la vita vera, la vita eterna: la comunione con il Padre, di cui proprio il Figlio ci mostra il volto.

Già qui ed ora.

 

18 Aprile Giovedì

Nessuno può venire a me,

se non lo attira il Padre

che mi ha mandato; e io lo risusciterò

nell’ultimo giorno

 

La nostra fede si inserisce e si gioca nella relazione d’amore tra Gesù e il Padre, in una dinamica relazionale nella quale siamo coinvolti su due fronti.

Il primo è quello del Padre: egli ci attrae verso il Figlio, ci invita a contemplarlo innalzato nella gloria; attira tutti verso il Figlio perché lo Spirito, dono del risorto, possa abitare ogni uomo ed ogni donna e produrre frutti di vita, di vita piena.

Un secondo fronte è quello del Figlio, perché chi ha visto lui ha visto il Padre: è lui la chiave d’accesso per conoscere il Padre e attraverso il suo operare cogliamo la modalità d’agire e d’amare di Dio.

La nostra fede, allora, è invito a vivere nella gioia, perché, come recita il salmo odierno, Dio non lascia vacillare i nostri passi e non ci nega la sua misericordia.

 

19 Aprile Venerdì

Come può costui

darci la sua carne

da mangiare?

 

Il sacramento dell’eucarestia è il mistero grande che la Chiesa celebra: il sacrificio di Gesù, il Figlio di Dio, offerto per la nostra salvezza. È il lascito di Cristo alla vigilia della sua passione: «Fate questo in memoria di me».

Ecco com’è possibile mangiare la sua carne, ecco com’è possibile bere il suo sangue! Ecco il dono grande di questa carne e questo sangue, elementi in grado di compiere perfettamente la funzione di soddisfare la nostra fame e la nostra sete! Mangiare e bere hanno il senso di credere, di aderire fermamente al mistero di Cristo. È l’alimento della nostra fede, è il pane che sostiene il nostro cammino, affinché «compiamo il viaggio della nostra vita, fino ad entrare nella gioia dei santi, tuoi convitati alla mensa del regno».

Non stanchiamoci mai di questo cibo!

 

20 Aprile Sabato

Questa parola è dura!

Chi può ascoltarla?

 

Quante volte le parole di Gesù sono risultate dure anche a noi! La radicalità che la fede richiede ci scomoda dalle nostre poltrone avvolgenti e morbide, ci invita da alzarci: «Svegliati tu che dormi e Cristo ti illuminerà».

Il Signore non ha timore di perdere popolarità, non abbassa l’asticella anche quando, come Giovanni ci racconta, il cerchio si stringe tanto da ridursi ai soli Dodici. La risposta di Pietro divenga la nostra preghiera nei momenti in cui il vangelo ci sembra troppo esigente: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna».

Rianimi il nostro spirito, trasformi il nostro cuore in quello ardente dei discepoli, che sentono il fascino della chiamata alla libertà esigente dell’amore, a divenire uomini e donne capaci di donarsi fino in fondo, come il maestro.

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