Commenti ai vangeli della settimana 18-24 febbraio 2024 – I di Quaresima

Pubblicato giorno 16 Febbraio 2024 - ARTICOLI DEL BLOG, Il Vangelo di oggi

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18 FEBBRAIO – DOMENICA I QUARESIMA

Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto

e nel deserto rimase quaranta giorni,

tentato da Satana

 

L’evangelista Marco è tra i vangeli sinottici il più sobrio nel riferire il tempo di prova che Gesù attraversò nel deserto. In qualche modo, anche la forma del racconto, così asciutta, ci introduce in quello spazio di essenzialità, silenzio e nudità che il deserto della Quaresima ci chiede di vivere.

Situare l’episodio delle tentazioni proprio all’inizio di tutta l’attività pubblica di Gesù, dice che anche per lui l’esperienza della debolezza contraddistinguerà la vocazione e la missione. Essere stato proclamato Figlio prediletto al Giordano non lo ha esonerato dall’essere tentato, dal sentire anch’egli “esposta” la sua libertà.

Ma «proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è ora in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova».

 

19 FEBBRAIO – LUNEDI’ I Q

Mi avete dato da mangiare… mi avete dato da bere…

mi avete accolto… mi avete vestito…

mi avete visitato… siete venuti a trovarmi

 

La liturgia, guidando i primi passi dell’itinerario quaresimale, ci pone dinanzi la famosa pagina del cosiddetto giudizio universale. Se desideriamo porci sul cammino di una vera conversione, quella gradita a Dio, in questo testo troviamo tratteggiati i lineamenti della nuova umanità, mossa dallo Spirito santo, che riceverà in eredità il regno.

Il cuore pulsante del vangelo non è “lustrarsi gli occhi in una presunta estasi”, ma riconoscere nei poveri e sofferenti esseri umani con la mia stessa dignità, creature infinitamente amate dal Padre, fratelli e sorelle redenti da Cristo, e proprio per questo servirli con amore.

Il modo migliore per discernere se il proprio cammino di preghiera e di conversione è autentico è verificare quanto la misericordia stia trasformando la nostra vita.

 

20 FEBBRAIO -MARTEDI’ I Q

Padre nostro…

sia santificato il tuo nome…

venga il tuo regno…

liberaci dal male

 

Il vangelo di oggi ci rimette sulle labbra e nel cuore la preghiera che più ci è cara, probabilmente la prima che abbiamo imparato.

Insegnandola a noi, Gesù non fa altro che consegnarci la sua esperienza filiale e introdurci nel suo modo di pregare. Convertirsi è sperimentare la gioia di poter dire insieme a Gesù: Padre e rivolgersi a Dio con fiducia, abbandono, nella certezza di essere ascoltati da colui che vuole il nostro bene.

Nel Padre nostro non troviamo espressioni di lode o ringraziamento, ma solo domande, estremamente sobrie. È come se Gesù volesse riportarci alla verità della nostra condizione esistenziale: abbiamo bisogno di chiedere, siamo dei poveri che tendono le loro mani al Padre e che manifestano a lui la propria e altrui povertà.

Senza vergogna e senza paura.

 

21 FEBBRAIO – MERCOLEDI’ I Q

Questa generazione è una generazione malvagia:

essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno,

se non il segno di Giona.

 

La ricerca di segni ha sempre accompagnato il cammino dell’uomo religioso. Anche le folle che si accalcano attorno a Gesù sono spinte dal bisogno di vedere qualche segno sensazionale, che permetta di riconoscere chiaramente in quel profeta di Nazareth l’inviato di Dio.

Gesù però si sottrae a questa ricerca spettacolare. Per la regina del Sud e per i niniviti il segno dato è molto umile: la saggezza e la potenza di una parola, che, semplicemente, chiede ascolto e conversione. Anche Gesù, nel suo ministero pubblico, rinuncerà progressivamente ai prodigi e ai miracoli, per togliere ogni ambiguità all’annuncio.

Rimarrà la forza disarmata della parola e il gesto, ancor più inerme, della vita offerta per amore. Riuscirà lo spettacolo della croce a diventare per noi segno sufficiente?

 

Giovedì 22 febbraio

«Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».

«Beato sei tu, Simone…

E io a te dico: tu sei Pietro»

 

Il miglior commento al vangelo lo offre lo stesso Pietro: «Esorto quale testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della sua gloria: pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri, non per vergognoso interesse, ma con animo generoso, non come padroni delle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge».

Pietro ha saputo rispondere esattamente non per suo merito, ma grazie alla rivelazione del Padre e ha potuto salire in cattedra solo da testimone, dopo essere stato con il maestro e dietro a lui, lasciandosi ritrovare e salvare dopo la prova.

Il discepolato di Pietro è ricco di quel riconoscimento reciproco con il suo maestro che è ciò che può liberare da quegli atteggiamenti che oggi chiamiamo sempre più frequentemente abusi di

potere.

 

Venerdì 23 febbraio

Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello,

poi torna a offrire il tuo dono

 

Giudizio, sinedrio, avversario, giudice, guardia, prigione… Alcune delle parole del vangelo di oggi, parte del discorso della montagna secondo Matteo, offrono una sequenza inquietante, che esprime quanto siano serie per il vangelo le relazioni.

Al centro del brano c’è una perla, cioè la priorità del legame con il fratello: tuo fratello. «Se ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, va prima a riconciliarti con il tuo fratello». Il dono da offrire all’altare del Signore è prima di tutto il tuo essere fratello per l’altro, che può avere qualcosa contro di te.

Sei chiamato a ricordartene e a riconciliarti, perché in Cristo, fatto nostro fratello per amore, portando a compimento la legge antica, rende possibile tendere la mano, camminare insieme, con un cuore nuovo.

 

Sabato 24 febbraio

Amate i vostri nemici

affinché siate figli del Padre vostro

che è nei cieli.

Voi, dunque, siate perfetti

come è perfetto il Padre vostro celeste

 

Siamo diventati un po’ allergici alla parola perfezione, dopo che questa, intesa in senso religioso e morale come uno sforzo sovrumano per superare limiti e mancanze, per secoli ha mietuto vittime.

E se invece considerassimo la perfezione come quell’andare fino in fondo nell’amare, così come siamo, ma resi fratelli di tutti, proprio di tutti, oltre ogni classificazione e divisione, oltre ogni appartenenza o etichetta?

Il Signore Gesù ci dice di fare ciò che lui stesso ha imparato dal Padre e che appare come lo straordinario del vangelo rispetto a ogni legge e ad ogni logica mondana. Siamo figli del Padre celeste, non perché invulnerabili, impeccabili, ma perché liberi e aperti a tutti, nella forza dello Spirito di Gesù che ci ha amato fino alla fine.

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