Commenti ai vangeli della settimana 19-25 novembre

Pubblicato giorno 17 Novembre 2023 - ARTICOLI DEL BLOG, Il Vangelo di oggi

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Domenica 19 Novembre

Ho avuto paura

e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra:

ecco ciò che è tuo»

 

Avevo paura! Ricordo bene quel giorno. Che ne avrei fatto di un solo talento? Investirlo? Il rischio era alto! E se avessi fallito? Altre risorse non ne avevo a disposizione.

Al suo ritorno, il padrone chiamò tutti, uno per uno e io mi misi in fila, tenendo scrupolosamente tra mani quel piccolo tesoro, ancora sporco di terra. Giunse il mio turno. Tremavo come una fogliolina allo spirare del vento. «E tu?», mi disse con autorevolezza; «Beh, a me hai dato un solo talento, ma temevo di perderlo, così l’ho nascosto sotto terra, eccolo, è tuo».

Tenevo gli occhi bassi, non osavo guardare il volto del padrone. Cercai di sbirciare in su e, incrociando i suoi occhi, compresi: avevo perso l’unica occasione importante. Ammutolii, ormai era troppo tardi.

 

Lunedì 20 Novembre

«Che vuoi che io faccia per te?».

Egli rispose: «Signore, che io riabbia la vista».

E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista!

La tua fede ti ha salvato»

 

Ero cieco da molti anni, trascorrevo le mie giornate seduto, a mendicare lungo la strada che conduceva al villaggio.

Quella mattina un gran vociare di gente: «Passa Gesù, il Nazareno!» Come mosso da una spinta interiore, cominciai, allora, ad urlare sempre più forte: «Gesù, figlio di Davide abbi pietà di me!». A Gesù non sfuggirono le mie urla e mi fece chiamare. Lo sentivo colmo di bontà e di benevolenza. «Cosa vuoi che io faccia, per te?» mi disse. «Signore, che io riabbia la vista». «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». La sua parola ha toccato le corde più intime del cuore: qualcosa di grande si stava compiendo in me.

Quel che stava accadendo mi restituiva alla vita. La misericordia del Signore mi aveva raggiunto e cambiato il cuore.

 

Martedì, 21 Novembre

Doveva

Passare

di là

 

Dovevi passare di là, Signore Gesù, dovevi passare proprio di là. Non vi era altra strada per salvarmi dal mio io egoista, malvagio e menzognero.

Avevo scelto di nascondermi tra le fronde di un sicomoro, come i nostri progenitori tra le foglie di un fico, pensando che tu non mi avresti scovato. Credevo di essere lontano da te migliaia di anni luce, perché ero un uomo piccolo di mente, di cuore, di statura! Povero illuso, non mi rendevo conto che tu mi eri vicino, e perciò anch’io ti ero vicino, nei tuoi pensieri, nei tuoi desideri: tu da sempre avevi posto il tuo sguardo su di me per restituirmi alla mia dignità di uomo, di figlio e di fratello.

Da quel giorno indimenticabile, la salvezza entrò anche nella mia casa e io divenni un uomo nuovo.

 

Mercoledì, 22 Novembre

Disse dunque: «Un uomo di nobile stirpe

partì per un paese lontano

per ricevere un titolo regale

e poi ritornare»

 

Partenza e ritorno, vicinanza e lontananza, presenza e assenza, immanenza e trascendenza!

Coniugare questi due aspetti è il paradosso della nostra fede! Nella persona di Gesù, tuttavia, essi trovano sintesi senza confondersi: si attraggono, si incontrano, dialogano. Ma, come integrarli nella nostra esistenza? Come accoglierli nella nostra carne segnata, lei pure, da gravi contraddizioni? Con quali occhi guardare le nostre disarmonie? Il dono della fede non tende ad omologare la nostra storia personale, sociale, ecclesiale, ma ad offrire la possibilità di guardarla con gli stessi occhi di Dio per abitarla con impegno e coraggio.

Essa apre orizzonti inimmaginabili di possibilità, nelle quali anche i contrari diventano ossimori insostituibili, necessari perché il mondo cresca in umanità.

 

Giovedì, 23 Novembre

Non hai riconosciuto il tempo

in cui sei stata visitata»

 

Con le lacrime agli occhi, Gesù denuncia alla sua città il dramma di non aver saputo riconoscere il tempo della visita di Dio.

Ci è difficile immaginare la profondità di quel dolore, che sgorga da un cuore che ama molto più di quanto noi possiamo amare, e che freme di compassione indicibile per la sua terra. Egli parla a Gerusalemme, con il vivo desiderio di lavarne il cuore indurito e dischiuderlo all’accoglienza della sua persona. Quelle sante lacrime scorrono anche per noi, induriti da schemi e da preconcetti secondo i quali Dio dovrebbe venire in questo o in quell’altro modo, impedendoci concretamente di accoglierlo nella nostra casa, commensale alla nostra tavola.

Benedette, allora, quelle lacrime che lavano anche i nostri cuori e li dischiudono finalmente all’incontro.

 

Venerdì, 24 Novembre

Sta scritto:

La mia casa sarà casa di preghiera.

Ma voi ne avete fatto

una spelonca di ladri!

 

Parole che scottano, quelle di oggi, obbligandoci a fare un serio esame di coscienza.

Con molta facilità, infatti, anche noi possiamo cadere in una sorta di commercio del sacro: l’uomo di oggi, come quello di tutti i tempi, tenta di accattivarsi la divinità attraverso meriti, sacrifici e buone opere. Queste strategie, però, non funzionano, anzi deturpano il volto del Padre. La relazione con lui, infatti, è gratis: Gesù ha pagato per tutti!

Non ci è richiesto, quindi, nessun certificato di buona condotta per meritarci il suo amore, al contrario la sua misericordia ci viene regalata nella più totale gratuità. Tentare di propiziare la sua predilezione o, peggio, di comprarla, sarebbe veramente un peccato di idolatria.

 

Sabato, 25 Novembre

Dio non è Dio dei morti,

ma dei vivi;

perché tutti vivono per lui

 

L’affermazione di Gesù evoca indirettamente il versetto dell’evangelista Giovanni: «Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv10, 10b), ed evidenzia che la sua missione è quella di donare vita in pienezza, anche e soprattutto oltre la morte.

Questa, giustamente così temuta, non può, infatti, toglierci la vita, poiché il suo aculeo è stato spuntato dalla Pasqua di Cristo, che l’ha trasformata in possibilità di vita piena e abbondante. Non per nulla i morti sono chiamati i viventi, più di quanto lo siano stati su questa terra.

Questa verità aiuta il credente a vivere la propria storia tenendo davanti agli occhi l’orizzonte dell’eterno, difronte al quale ogni cosa assume le giuste proporzioni.

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