
21 luglio, Domenica
Andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte.
Molti però li videro partire e capirono,
e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero
C’era da aspettarselo: guarda quanta gente sulla riva, altro che luogo deserto! Verrebbe voglia di non approdare, di fare una bella virata e remare da un’altra parte, ma ormai bisogna rassegnarsi; inoltre Gesù ce lo impedirebbe, anche se vede il suo progetto andare in fumo.
Eravamo rientrati dalla nostra missione lieti di comunicargli quanto avevamo fatto, ma affaticati e ancora assediati dalle persone. Vedendo la nostra situazione si era premurato di offrirci un momento di tranquillità: è così compassionevole! Ma la nostra partenza non è certo passata inosservata, hanno intuito dove stavamo dirigendoci ed ecco, addio riposo!
Però son certo che appena il maestro sbarcherà non si arrabbierà, magari sospirerà, poi con pazienza e misericordia si metterà come sempre a guarire e ad insegnare.
22 luglio, Lunedì
Va’ dai miei fratelli e di’ loro:
«Salgo al Padre mio e Padre vostro,
Dio mio e Dio vostro».
Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli:
«Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto
Eccomi di corsa, per la seconda volta questa mattina! Ma se prima ero angosciata per la scomparsa del cadavere, ora scoppio di gioia perché ho visto il mio maestro, è risorto, mi ha parlato!
Ho camminato tanto con lui da quando la sua misericordia mi ha cambiato la vita, là, vicino a Magdala. L’avevo seguito sulla via del Golgota, l’avevo visto spirare sulla croce ed essere deposto in quel sepolcro che quest’alba ho ritrovato vuoto, per cui avevo avvertito i discepoli. A quel sepolcro ero poi tornata, sedendomi in lacrime come se il mio cammino fosse concluso: tuttavia non mi rassegnavo. Ed ecco che quello sconosciuto che avevo scambiato per il giardiniere mi ha chiamata per nome, e l’ho riconosciuto, era lui!
Ora mi ha mandata ad annunciarlo: certo si ricorda che non mi manca la parola!
23 luglio, Martedì
Io sono la vite, voi i tralci.
Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto,
perché senza di me non potete far nulla
Nel 1999 san Giovanni Paolo ii mi ha dichiarata compatrona d’Europa, tracciando una breve storia della mia vita. Prima come sposa felice e madre di otto figli, tra cui Caterina, santa pure lei: in famiglia pregavamo, studiavamo la bibbia, aiutavamo i poveri.
Quando mi ritrovai vedova, avvertii che il Signore mi chiamava ad una nuova missione, con grazie mistiche straordinarie, in un momento critico della storia e della Chiesa. Fondato l’Ordine del SS.mo Salvatore mi ha fatto parlare al papa, perché rientrasse da Avignone; ai principi, perché finisse la guerra dei Cent’anni; al clero e al popolo cristiano, anche con ammonizioni severe, perché ci si impegnasse secondo i disegni di Dio.
Ho pellegrinato parecchio, e se sono riuscita a fare quel che ho fatto, è solo perché ero un tralcio unito a Gesù.
24 luglio, Mercoledì
Si radunò attorno a lui tanta folla
che egli salì su una barca e si mise a sedere,
mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole.
Mai mi sono sentita così importante, trasformata in cattedra da quel maestro che siede su di me parlando alla folla!
E che cose belle dice, che linguaggio suggestivo, con gli esempi che prende dalla vita quotidiana e dalla natura per far riflettere quelli che ascoltano. Ora sta dicendo che la sua parola è come la semente che cade su terreni diversi, cioè che quanto annuncia può scivolar via su persone superficiali, oppure non durare nei momenti difficili, o venir soffocato da altri interessi.
Mi veniva da pensare che allora le sue erano parole al vento: invece alla fine ha detto che ci sono ancora persone buone, che riflettono, che sono costanti anche nelle difficoltà, che non si lasciano sedurre da false grandezze, che amministrano bene i doni di Dio. Ecco, mi son detta: c’è sempre speranza!
25 Luglio, Giovedì
Gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli
e si prostrò per chiedergli:
«Di’ che questi miei due figli siedano
uno alla tua destra e uno alla tua sinistra
nel tuo regno»
Non per niente Gesù ci chiamava figli del tuono: Giovanni voleva impedire a uno che non era dei nostri di far del bene, insieme avevamo proposto di far scendere fuoco dal cielo a chi non ci aveva accolto…
Poi avevamo accompagnato Gesù, insieme a Pietro, alla casa di Giairo dove la fanciulla morta era tornata in vita. Sempre noi soli eravamo stati testimoni della trasfigurazione. Così ci siamo sentiti i migliori, e abbiamo coinvolto nostra madre, che non si è tirata indietro, a farsi paladina della nostra promozione…
Abbiamo iniziato al Getsemani a capire cosa significasse regnare con Gesù: non una carriera da dominatori, ma un prendersi a cuore i fratelli fino a donare la vita per loro. Mi sono perso per un po’ nella notte della paura, ma ora che Gesù è risorto berrò il suo calice. Per primo.
26 Luglio, Venerdì
Molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere
ciò che voi guardate,
ma non lo videro,
e ascoltare ciò che voi ascoltate,
ma non lo ascoltarono!
Sì, siamo veramente beati per quello che abbiamo potuto vedere e udire! Nulla di clamoroso, umili vicende quotidiane, ma comprendevamo che stavano realizzandosi antiche e meravigliose promesse.
La nostra benedetta figlia parte un giorno per andare dalla cugina anziana: quando dopo tre mesi torna, dice che è nato Giovanni, e aggiunge che anche lei è in attesa di un figlio. Altri sei mesi ed è di nuovo in viaggio, questa volta con Giuseppe, e quando tornano da Betlemme ci presentano quel bimbo che hanno chiamato Gesù, affermando che è figlio di Dio. Sembra incredibile, ma se lo dicono loro, che ben conosciamo, ci fidiamo della loro parola.
Hanno deciso di restare a Nazaret dove Giuseppe ha la falegnameria e probabilmente il nostro nipote divino imparerà quel mestiere: che messia originale!
27 luglio, Sabato
I servi gli dissero: «Vuoi che andiamo a raccoglierla?».
«No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania,
con essa sradichiate anche il grano»
È andata male al mio padrone! Sono spuntata in mezzo al grano perché quel perfido progettava di farmi crescere assieme alle altre piantine, non solo perché dessi fastidio con la mia presenza, ma anche perché qualche impaziente, volendo far piazza pulita alla svelta, sradicasse anche quelle buone.
Il suo piano maligno stava quasi riuscendo, ma il lungimirante agricoltore l’ha sventato: ha fatto capire che il troppo zelo combina danni, soprattutto dove ci sono fragilità in crescita, e inoltre che ci vuole un occhio esperto e un cuore grande per giudicare rettamente. Così posso continuare a crescere e campare qualche settimana in più.
E se il mio malvagio seminatore verrà da queste parti, gli dirò che la sua è tutta fatica sprecata: potrà vincere qualche battaglia, ma la guerra ormai l’ha persa!