
Domenica 27 ottobre
Io sono la luce del mondo,
dice il Signore; chi segue me
avrà la luce della vita
Cieco, ma non sordo e neppure muto. Tanto meno paralizzato dalla rassegnazione.
Nell’animo di Bartimeo scorre la voglia di vivere, di non arrendersi a una condizione limitata. L’udito è attento e non si lascia sfuggire la notizia che Gesù sta passando per la strada: urla per farsi notare e per consegnare al Figlio di Davide la sua implorazione. Vince ogni resistenza, non solo fisica, ma anche sociale, e usa le parole giuste: abbi pietà di me. Si appella alla compassione del Cristo: non lo vede ma sa cogliere ciò che abita il suo cuore.
Per essere guariti occorre osare, esplicitare senza paura il proprio bisogno, mossi da un’autentica fiducia. Gesù questo chiede: fede e coraggio, vitalità e verità.
La vista ridonata è il segno di un miracolo già avvenuto prima: credere ciecamente in lui.
Lunedì 28 ottobre
Noi ti lodiamo, o Dio,
e ti benediciamo;
a te dà lode
il coro degli apostoli
Simone e Giuda sono tra i dodici apostoli scelti dal Signore Gesù per stare a fondamento della Chiesa e della Gerusalemme celeste. L’esperienza di questi uomini, seppur raccontata nei vangeli, resta perlopiù sconosciuta, possiamo solo intuire quale sia stato lo sconvolgimento delle loro vite.
Tre anni intensi di condivisione con il Cristo, di parole nuove ascoltate con stupore, di miracoli mai visti come ridare la vita ai morti, di attese messianiche a volte deluse, di dubbi, di slanci di fede, di paure.
Solo attraverso la loro testimonianza conosciamo Gesù, il Figlio di Dio; la nostra è e resta una fede apostolica. Rendiamo grazie a Dio per questi fratelli chiamati e inviati ad essere nel mondo annunciatori dell’unica salvezza possibile: quella donata dal risorto.
Martedì 29 ottobre
Accogliete docilmente
la parola che è stata seminata in voi:
parola che può salvare la vostra vita
Tempo di Dio e tempo dell’uomo.
Con l’incarnazione il tempo dell’uomo è diventato tempo di Dio e quello dell’uomo dovrebbe essere quello di Dio. Il regno portato da Gesù non si impone di colpo togliendo il respiro e la libertà, ma entra nella storia assumendone le dinamiche; corre il rischio di non essere preso in considerazione per la sua piccolezza iniziale. Ha bisogno di tempo per crescere: lascia il tempo all’uomo di comprendere e aderire con il cuore. Qui sta la misericordia di Dio. L’apparente lentezza con cui la presenza di Cristo si estende nel mondo è in verità offerta di corrispondenza amorevole e consapevole.
Così questo tempo di Dio dovrebbe essere l’orizzonte dentro il quale ci muoviamo, un tempo di fiducia dove la vita cresce, si sviluppa, si rinforza e diventa ospitale.
Mercoledì 30 ottobre
Tutti i popoli,
dall’oriente all’occidente,
siederanno a mensa
nel regno di Dio
La mensa del regno di Dio è aperta a tutti, ma non si entra automaticamente per questioni di appartenenze etniche e religiose, o per l’osservanza di tradizioni svuotate di senso.
Gesù restringe ancora la porta: non è sufficiente neppure aver ascoltato qualche suo insegnamento distrattamente o aver mangiato in sua presenza per curiosità o abitudine. A volte crediamo che le nostre buone frequentazioni e una certa vicinanza di sentimenti ci diano il lasciapassare. Gesù Cristo chiede il cuore, una fede sincera, un’accoglienza senza riserve. Siamo invitati a lasciarci nutrire ogni giorno dalla sua parola e dal suo cibo: il suo stesso corpo. Non mangiare in sua presenza, ma con lui e di lui.
Comunione profonda, questa è la conoscenza che richiede il Signore. Solo così si fa parte del regno.
Giovedì 31 ottobre
Ho generato e fatto crescere figli,
dice il Signore,
ma essi non mi conoscono;
il mio popolo non comprende
L’incomprensione dei compatrioti cresce, ormai è diventata ostilità. Gesù è inviso alle autorità religiose e politiche, e anche gran parte del popolo lo rifiuta.
Si manifesta sempre più chiaramente l’esito dell’esistenza di Cristo, e lui lo sa: la sua morte non sarà un infortunio imprevisto. Ha una missione da eseguire: portate a compimento la volontà del Padre, affrontando la sorte dei profeti.
L’appello di Gesù a Gerusalemme e ai suoi abitanti è accorato: quanto desidera raccoglie tutti i figli per condurli nella via della salvezza. Il suo amore è capace di tutto, di versare persino il proprio sangue, ma non di costringere l’uomo ad accoglierlo.
Mistero di libertà. Mistero d’amore.
Venerdì 1 novembre
Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Dio sta in alto, non si scappa. Per quanto sia dappertutto, in cielo, in terra, in ogni luogo, è indubbio che per trovarlo si debba cercare di elevarci al di sopra della nostra mediocrità quotidiana.
Nella bibbia salire un monte vuole dire procedere verso un piano superiore. Si fa fatica, sicuramente. Le strade in salita ci fanno venire il fiatone e stancano le gambe. Ma l’aria diventa più pura e siamo ripagati dello sforzo fatto: ci sentiamo capaci di andare oltre. E a un certo punto ci rendiamo conto della bellezza che ci circonda e siamo grati di non esserci scoraggiati prima di essere giunti alla vetta.
Dio ci aspetta lì, per tergere il nostro sudore e apprezzare il nostro impegno per raggiungerlo. Nessuno è escluso da questo richiamo. Anche oggi è un buon giorno per partire.
Sabato 2 novembre
Io so che il mio redentore è vivo
e che ultimo
si ergerà sulla polvere
Questa parola è detta con forza da Giobbe.
Nonostante la devastazione della sua vita, lui non demorde; sa che Dio, se è il Dio in cui crede, non lo abbandonerà e si farà avanti per mettere giustizia dove c’è disperazione e sopruso.
Vale anche per noi: non va tutto bene. Non è tutta volontà di Dio. Quando le cose precipitano, quando si sta naufragando in un mare di dolore, il vero credente grida perché Dio, il suo liberatore, si erga dalla polvere, dai luoghi più inimmaginabili e mostri la sua potenza trasformando le spade in vomeri e le lance in falci. Subire il male non è da cristiani. Aspettarsi che Dio compia il bene per noi, vuol dire non perdere mai la fiducia che abbiamo riposto in lui.
Accadrà, siamo certi, anche se a volte non bisogna smettere di invocare il suo aiuto.