Commenti ai vangeli della settimana – I settimana di Avvento 3-9 dicembre 2023

Pubblicato giorno 1 Dicembre 2023 - ARTICOLI DEL BLOG, Il Vangelo di oggi

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Domenica 3 dicembre 2023

Vegliate!

Voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà;

fate in modo che, giungendo all’improvviso,

non vi trovi addormentati.

Quello che dico a voi, lo dico a tutti:

vegliate!

 

Il tempo di avvento si apre con una scansione assai tesa del verbo vegliare: quattro volte nelle poche righe del vangelo di oggi: vegliate! vegliate! vegliate!

E perché dovremmo vegliare? Chi aspettiamo? Il ritorno del padrone di casa, annunciato da Gesù. Ma per noi è questo il punto debole: non ci manca l’energia per vegliare, ci manca il desiderio della sua venuta. Se vuol tornare, faccia pure, ma non interferisca con i nostri impegni: stiamo instaurando il suo regno, siamo al lavoro, insonni, per questo. La pagina del vangelo di oggi è così destabilizzante che ci imbarazza, anche se il padrone di casa lo amiamo davvero.

Cosa dunque vuole da noi? Forse un po’ di senso dell’umorismo in tanto impegno. O la preghiera assidua: venga il tuo regno! O vedere i nostri volti accesi di desiderio.

 

Lunedì 4 dicembre

Signore, io non sono degno

che tu entri sotto il mio tetto,

ma di’ soltanto una parola

e il mio servo sarà guarito

Sono sempre toccanti le pagine del vangelo in cui qualcuno chiede a Gesù la salvezza per un altro.

Questo caso è ancora più toccante, perché colui che prega Gesù è un pagano, un rude soldato, e lo prega per la salute del proprio servo sottolineandone la sofferenza. A modo suo questo centurione ha elaborato una propria teologia, applicando immagini militari a lui note: c’è chi comanda e chi obbedisce, e lui si pone di fronte a Gesù come colui che obbedisce. Obbedisce con fiducia, perché anche lui, quando comanda, sa cosa significa prendersi cura e lo fa con il servo.

Gesù chiama l’attitudine del centurione fede e suggerisce sia sulla stessa linea di quella di Abramo, Isacco e Giacobbe. Non entrerà dunque nella casa del centurione, ma accoglierà lui nella propria casa, alla mensa del suo regno.

 

Martedì 5 dicembre

Gesù esultò di gioia nello Spirito santo e disse:

«Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra,

perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti

e le hai rivelate ai piccoli

 

Gesù nella sua vita non ha solo lavorato, predicato e sofferto, ha anche gioito. Questo passo di vangelo lo mette in evidenza: Gesù esultò di gioia nello Spirito santo.

Esulta perché c’è chi accoglie la rivelazione del Padre suo ed esulta perché per i suoi discepoli lui stesso è beatitudine. Esulta perché vede il Padre conquistare il cuore dei piccoli; esulta aprendo gli occhi dei discepoli e rivelando di essere il Figlio amato. È lui l’atteso da secoli, colui la cui parola viene dal Padre, colui che rende felici e la cui vittoria sarà la nostra eredità nel regno di Dio.

Beati, dunque, noi, che oggi lo possiamo incontrare, ascoltare, conoscere.

Beati noi che respiriamo nella gioia del suo Spirito e speriamo in lui ogni mattino della nostra vita.

 

Mercoledì 6 dicembre

Ecco, viene il Signore a salvare il suo popolo:

beati coloro

che sono preparati all’incontro

 

Un banchetto per tutti i popoli preparerà il Signore su questo monte: eliminerà la morte per sempre e asciugherà le lacrime su ogni volto.

Profezia realizzata da Gesù, secondo il vangelo di oggi. Gesù arriva presso il mare di Galilea, sale sul monte, si siede, circondato dalla folla con zoppi, storpi, ciechi e sordi e molti altri malati. Gesù guarisce tutti. Per tre giorni stupore e canti di gioia. La folla è saziata dalla sua presenza e dalla sua parola, ma Gesù sa che devono anche mangiare per non venir meno lungo la strada. Gesù sente compassione. I discepoli hanno solo sette pani e pochi pesciolini. Il maestro non si scompone: prende i sette pani e i pesci, rende grazie a Dio, li spezza e li offre alla folla.

Tutti mangiarono a sazietà. Ne avanzarono perfino tanti pezzi: sette sporte piene.

 

Giovedì 7 dicembre

Chi ascolta le mie parole e le mette in pratica,

sarà un uomo saggio.

Non chiunque mi dice: Signore, Signore

 

Anche in questo tempo di secolarizzazione e di neopaganesimo ci può accadere di sentire nominare il Signore, non solo da persone che si dicono credenti, ma pure da chi si dice non credente.

Viene in mente l’antico monito: Non pronuncerai invano il nome del Signore tuo Dio. Quando il nome santo è pronunciato invano? Certo in svariate situazioni, sicuramente quando lo si invoca senza attendere alcuna risposta. Dio si fa ben volentieri nostro interlocutore ma lo fa sul serio, attendendosi ascolto e dialogo. Per questo Gesù ammonisce: Entrerà nel regno dei cieli chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.

Bussare ad una porta pretendendo di entrare, incuranti di colui che vi abita, sarebbe grande stoltezza oltre che maleducazione!

 

Venerdì 8 dicembre

Rallegrati, piena di grazia,

il Signore è con te,

tu sei benedetta fra tutte le donne

 

Chi è Maria? È l’Immacolata: «vergine madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d’eterno consiglio», come ha scritto Dante Alighieri.

Anche noi così la invochiamo: «Tu se’ colei che l’umana natura nobilitasti sì, che ‘l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura». Quando nel divino consiglio la Trinità si prese a cuore l’umana sorte, il Figlio si offrì; allora il Padre e lo Spirito santo pensarono alla donna affinché il Figlio fosse in tutto simile a noi, fuorché nel peccato.

I francescani hanno investigato con sapienza questo mistero sublime, che la madre Chiesa ha presentato al popolo di Dio come atto di fede. Immacolata per la sua missione di madre del salvatore, Maria non fu esentata dalla fatica del credere e dell’affidarsi alla volontà del Padre.

 

Sabato 9 dicembre

Chiamati a sé i dodici discepoli,

diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi

e di guarire ogni sorta di malattie e d’infermità

 

La parola di oggi ci rivela Gesù che nel percorrere le città, insegna, annuncia il vangelo del regno, guarisce dalle malattie.

Gesù ha a cuore di far conoscere la novità di questo regno inedito, il regno di suo Padre; e il segno di questo regno è la compassione. Gesù nel vedere le folle stanche e smarrite prova compassione; e per loro chiede dei buoni pastori. Per questo istruisce i suoi discepoli all’atteggiamento della gratuità; sì, perché la compassione è gratuità, è vedere il bisogno, la fatica, la sofferenza dell’altro e farsene carico. Questo per noi non è facile, anzi a volte cerchiamo di guardare dall’altra parte per non vedere. Gesù è venuto e ha vissuto questo.

Gesù, donaci di accogliere la tua grazia per essere a nostra volta fratelli e sorelle nella compassione.

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