Commenti ai vangeli della settimana

Pubblicato giorno 15 Novembre 2023 - ARTICOLI DEL BLOG, Il Vangelo di oggi

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Carissimi amici… grazie per la pazienza con cui avete atteso la ripresa degli articoli con il commento al vangelo del giorno. Per praticità (e guadagnare un po’ di tempo…)  li pubblicheremo una volta in settimana, raccogliendo in un unico articolo, i testi che vanno dalla domenica al sabato successivo. Buona lettura e buona preghiera!

 

Domenica 12 Novembre

Le stolte presero le loro lampade,

ma non presero con sé l’olio;

le sagge invece, insieme alle loro lampade,

presero anche l’olio in piccoli vasi

 

La vita è questione di olio.

Per i Padri questo olio rappresenta lo Spirito santo, del quale siamo chiamati ad ardere e che dice la nostra identità di figli. Se la nostra vita non è abitata dallo Spirito e non è da lui fecondata, allora ciò che facciamo, comprese le nostre osservanze più sante, rimane sterile. Ciò che dà continuità tra la vita presente e quella futura è l’amore: solo chi avrà imparato ad amare qui potrà entrare attraverso la porta del paradiso.

È significativo poi che questo olio sia messo in piccoli vasi: si tratta dell’accoglienza quotidiana dello Spirito e del dono quotidiano della propria vita che alimentano la lampada della nostra esistenza, lampada che nemmeno la morte potrà spegnere, perché intrisa dell’olio dell’amore di Dio.

 

Lunedì 13 Novembre

Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».

Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape,

potreste dire a questo gelso:

Sradicati e vai a piantarti nel mare,

ed esso vi obbedirebbe»

 

Di fronte alla richiesta di Gesù di non essere pietra d’inciampo per il fratello e di perdonare sempre, gli apostoli riconoscono l’impossibilità per l’uomo di farlo con le sole proprie forze.

Solo con il dono della fede possiamo testimoniare il vangelo e donare il perdono. La vita del cristiano non è quella di una persona eroica che con la propria volontà e sforzo opera ciò che umanamente è impossibile. Il cristiano è colui che rinuncia ad agire secondo il proprio istinto per lasciare che sia la grazia ad operare in lui, obbedendo alla parola del Signore.

La fede non è qualcosa che si può accumulare, che uno può dire di avere o non avere, in abbondanza o meno. La fede è dono da richiedere sempre e di nuovo: esiste solo nel momento in cui la agisco.

 

Martedì 14 novembre

Così anche voi, quando avrete fatto

tutto quello che vi è stato ordinato, dite:

«Siamo servi inutili.

Abbiamo fatto quanto dovevamo fare»

 

La parabola che oggi il vangelo ci consegna può risultare dura agli orecchi di chi si aspetta almeno un grazie per quello che fa, per la sua fatica, ma la logica del regno eccede la logica del mondo.

La nostra relazione con il Signore non appartiene infatti all’ambito dell’utile, ma a quello della gratuità dell’amore. Quando agiamo secondo il vangelo e mettiamo a servizio i doni che abbiamo ricevuto per la crescita del regno, siamo chiamati a farlo non per un tornaconto, ma perché desideriamo partecipare della stessa vita di colui che si è fatto servo per amore.

Allora troveremo la gioia nel vivere i comandamenti: proprio nel viverli potremo sperimentare la comunione con lui, e in lui con tutti i fratelli e sorelle in umanità.

 

Mercoledì 15 novembre

«E gli altri nove dove sono?

Non si è trovato nessuno che tornasse indietro

a rendere gloria a Dio,

all’infuori di questo straniero?».

E gli disse: «Àlzati e va’;

la tua fede ti ha salvato!»

 

Dieci uomini sono stati guariti ma uno solo è definito salvato.

Il Signore dona la sua grazia a tutti e dieci i lebbrosi, non fa preferenze; tuttavia lo sperimentare la guarigione del Signore non è sufficiente. C’è il rischio di appropriarci della grazia senza accorgerci che ciò che salva veramente la nostra vita non è una condizione fisica o sociale particolare, ma una relazione vitale con il Signore. Il lebbroso che torna indietro per rendere gloria a Dio riconosce nella propria guarigione qualcosa di più dell’essere riammesso alla vita sociale e religiosa.

Non ritorna semplicemente alla vita di prima, ma entra in una relazione con Dio che esce dallo schema della legge e diventa sorgente di vita nuova.

 

Giovedì 16 novembre

Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione,

e nessuno dirà: «Eccolo qui»,

oppure: «Eccolo là».

Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!

 

Che cos’è il regno di Dio? Per noi uomini e donne del xxi secolo questa espressione ha ancora significato? Chi di noi può dire di cercare il regno di Dio?

Forse non lo chiameremmo più in questo modo, ma, adesso come allora, l’uomo è alla ricerca di pace, di amore, di gioia, di vita. Per l’uomo biblico questo è possibile solo dove Dio regna. Spesso abbiamo relegato l’espressione regno di Dio a qualcosa che verrà in un oscuro futuro, ma oggi il vangelo ci dice che non dobbiamo guardare il futuro, dobbiamo aprire gli occhi e scrutare la realtà dove viviamo. È lì dentro che possiamo scoprire la presenza del Signore, il suo operare spesso nascosto e ai nostri occhi perdente.

Il Signore però non smette di venire e di aprire il nostro oggi all’esperienza della sua salvezza. Il regno di Dio è qui: apri occhi e cuore!

 

Venerdì 17 Novembre

E il re risponderà loro: «In verità io vi dico:

tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli,

l’avete fatto a me»

 

Il brano del vangelo di Matteo che oggi la liturgia ci propone per la festa di santa Elisabetta di Ungheria ci aiuta a guardare alla storia con gli occhi di Dio.

Le realtà della povertà, della malattia, della prigionia, della sete e della fame assumono un nuovo aspetto: da luoghi di maledizione diventano luoghi dove è possibile incontrare il Signore. Elisabetta ha compreso che non si trattava solo di compiere opere di bene, per le quali avrebbe potuto semplicemente dare dei finanziamenti. Ha capito che la carne sofferente di tanti uomini e donne è la carne di Cristo e solo toccando quella carne era possibile incontrare Dio.

Non siamo noi a salvare i poveri, sono i poveri che ci donano di conoscere il volto di Dio e fare esperienza della sua prossimità.

 

Sabato 18 Novembre

Quando il Figlio dell’uomo verrà,

troverà la fede sulla terra?

 

Perseverare nella fede è la sfida che il credente è chiamato ad affrontare.

Abramo, padre nella fede si mise in cammino guidato da una promessa: come lui e come tutti gli antichi patriarchi, anche noi siamo invitati a percorrere la medesima strada, illuminati da quella luce che orienta le nostre scelte, sostenendo gli sguardi del cuore e della mente. La fede è dono da custodire, difendere e alimentare così che non soccomba nello scorrere delle avversità, oppure schiacciata dalla mediocrità della vita. Sappiamo che Dio è per noi, perciò nessuno è contro di noi, nemmeno il più grande nemico dell’uomo che è la morte.

Quando questa verrà, il Figlio dell’uomo troverà la nostra lucerna ancora accesa, capace di irradiare vita e fiducia.

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