
Domenica 17 marzo
Se il chicco di grano, caduto in terra,
non muore,
rimane solo;
se invece muore,
produce molto frutto
La liturgia di questa domenica ci regala una parola di comunione e di fecondità, quelle che il nostro cuore desidera, mentre fugge isolamento e sterilità.
Dio risponde a questo desiderio indicandoci una strada che passa paradossalmente per la morte. Sceglierla e imboccarla chiede un atto di fiducia enorme, un abbandono cieco, cieco di quella cecità che solo l’amore conosce. Nessuno ne sarebbe capace se Dio stesso, nel suo Figlio, non avesse compiuto questo gesto di abbandono per noi.
È una logica impossibile da comprendere, non risponde ad alcun calcolo che offra garanzie di riuscita e di successo. Solo chi si lascia afferrare dall’amore del Figlio di Dio, chicco di grano piantato in terra sull’albero della croce, può rimanerne persuaso. E osare un amore che sia simile al suo.
Lunedì 18 marzo
Quelli, udito ciò,
se ne andarono uno per uno
La forza mite della parola di Gesù rovescia una situazione di violenza, ammantata di giustizia e di sacralità, e invita anche noi a smascherare tutto ciò che al nostro sguardo appare legittimo e doveroso, e in realtà è frutto di giudizi sommari, di condanne inappellabili.
La forza mite della verità che è Gesù allenta la presa di mani che brandiscono armi, svelando la menzogna che le muove: sono innocente, io che giudico la colpa del mio fratello? La forza mite dello sguardo di Gesù ridona dignità a chi è caduto, lo rialza e lo riabilita, e insieme restituisce libertà a chi è schiavo di un legalismo omicida, che rende vuoto e arido il cuore.
Nessuno è escluso dalla sua misericordia: vittima e carnefice si alternano sulla scena della storia, entrambi, in modo sorprendente, amati e redenti.
Martedì 19 marzo
Non temere
di prendere con te Maria,
tua sposa
Giuseppe, insegnaci il realismo e l’umiltà, quando vorremmo comprendere ciò che nella nostra vita rimane dolorosamente inspiegabile e oscuro.
Giuseppe, insegnaci il coraggio di iniziare il cammino, quando intuiamo soltanto da che parte andare, mentre vorremmo conoscere con certezza il sentiero e la meta.
Giuseppe, insegnaci l’amore gratuito e maturo, quando abbiamo paura di perdere, di lasciare la presa, affinché altri abbiano la vita.
Giuseppe, insegnaci la premura di una custodia fedele e discreta, quando temiamo la tenerezza come fosse debolezza e ci vergogniamo del nostro desiderio di accarezzare delicatamente la vita.
Mercoledì 20 marzo
Se il Figlio vi farà liberi,
sarete liberi davvero
Libertà è parola cara all’uomo di ogni tempo, è l’anelito che muove processi personali e comunitari, nei frammenti di singoli istanti e nello scorrere lento di epoche intere. Ma libertà è anche parola controversa, spesso piegata alle misure piccole e anguste di stretti orizzonti.
Libertà è parola cara anche a Gesù; in fondo, è la sostanza della sua missione, è il tesoro incommensurabile che egli è venuto a dischiudere per noi. Gesù ci offre la libertà che appartiene solo ai figli; ci trascina fuori da una relazione servile con Dio e ci introduce in una relazione filiale e confidente con lui.
Ci apre le porte della sua casa, che è anche nostra, ambiente vitale in cui poterci muovere con sicurezza, certi di un amore incondizionato e preveniente che spalanca davanti a noi promesse di vita.
21 Marzo Giovedì
In verità, in verità io vi dico:
se uno osserva la mia parola,
non vedrà la morte in eterno
Tutta la storia è guidata da una grande promessa che Dio affida, come dice la scrittura, ad Abramo e alla sua discendenza per sempre.
È promessa di vita vera ed eterna che matura di fede in fede, attraverso l’esistenza credente di uomini e donne che hanno riconosciuto il volto di Dio nella storia e che trova il suo compimento nell’uomo Gesù, Figlio di Dio.
Anche noi siamo discendenza di Abramo e più ancora siamo figli nel Figlio Gesù, custodi, con la nostra fede, della medesima promessa. Se ascoltiamo la sua parola, non vedremo mai la morte: Gesù in noi è il giorno senza tempo, la vita senza morte.
Credere in lui, ascoltare la parola, affidarsi al suo amore eterno, ci mantiene nella speranza certa di vedere il suo giorno e di rallegrarcene già da ora, oltre ogni paura.
22 Marzo Venerdì
Non ti lapidiamo per un’opera buona,
ma per una bestemmia:
perché tu, che sei uomo,
ti fai Dio
Gesù è venuto «per servire e dare la vita per tutti» e l’ha fatto in quelle opere buone con le quali ha avvicinato, guarito, consolato, riportato in vita.
Come mai attorno a lui tramano di ucciderlo e la sua morte si profila con chiarezza e determinazione? Ciò che scandalizza è che Gesù si dichiara Figlio di Dio, e, di conseguenza, ciò che si tace è il riconoscere che le sue sono opere buone, perché si renderebbe inequivocabile l’attestazione che Gesù è Dio. È più comodo e conveniente eliminare Gesù che riconoscere la sua opera. Dove il buono e il bene danno fastidio perché minano gli interessi e sovvertono la solidità di abitudini e tradizioni, lì abita la morte.
Quale responsabilità nella nostra vita di credenti chiamati a vedere l’opera di Dio ovunque e in chiunque opera il bene!
23 Marzo Sabato
È conveniente per voi
che un solo uomo muoia per il popolo,
e non vada in rovina la nazione intera!
Gesù è un personaggio scomodo. I capi dei sacerdoti e i farisei lo considerano uno che porta disordine, che rovescia l’impalcatura della loro religiosità, quindi ne decretano l’eliminazione. Mettono a tacere la loro coscienza con la motivazione che i Romani possano intervenire contro tutto il popolo; decidono così che l’uccisione di uno solo possa salvare l’intera nazione.
In realtà è così: la morte di Cristo è salvezza per l’intera umanità. Dentro le trame oscure degli uomini che pretendono di farsi padroni della vita e della morte, oggi come ieri, il mistero della fedeltà di Dio si inserisce come balsamo di speranza, luce di vita nuova.
Le nostre contraddizioni, i rifiuti, le infedeltà sono il terreno nel quale Dio semina il corpo di Gesù, perché nasca un popolo nuovo.